«La `ndrangheta si sente minacciata e potrebbe alzare il tiro»
REGGIO CALABRIA Il sequestro è stato del tutto casuale, ma di una certa entità. Dieci kalashnikov, due fucili mitragliatori, cinque pistole con la matricola abrasa, relativo munizionamento. I finanzi…

REGGIO CALABRIA Il sequestro è stato del tutto casuale, ma di una certa entità. Dieci kalashnikov, due fucili mitragliatori, cinque pistole con la matricola abrasa, relativo munizionamento. I finanzieri le hanno scovate nel corso di un controllo stradale a Rizziconi, nascoste nel cofano della macchina di un incensurato, Marino Belfiore, uomo sconosciuto alle forze dell’ordine, ma che – stando a quanto filtra – non ha saputo dare spiegazione alcuna all’arsenale illegale che stava trasportando.
Un segnale inquietante per il procuratore Federico Cafiero De Raho, che non va e non può essere letto come fatto isolato ma si aggiunge ad una lunga lista di attentati e di intimidazioni. Gli ordigni esplosivi piazzati anche in pieno centro a Reggio Calabria, le sventagliate di mitra contro le aziende del noto imprenditore antimafia Nino De Masi, i proiettili lasciati di fronte al Comando della Finanza e di fronte alla dogana di Gioia Tauro, come il vero e proprio blitz subito da un imprenditore della jonica, che ha visto uno dei suoi camion bruciato da un manipolo di uomini con il volto travisato, che prima lo hanno accerchiato, quindi lo hanno dato alle fiamme: l’elenco che il procuratore capo della Dda è in grado di fare, solo in riferimento agli ultimi mesi, è lungo. E proprio per questo non può esimere da una visione di sistema. «La `ndrangheta si sente minacciata per questo adesso ha bisogno di dimostrare che esiste e che è ancora in grado di colpire» – spiega il procuratore, certo che i colpi messi a segno dalla sua Dda hanno fatto male ai clan che adesso per Cafiero De Raho potrebbero avere la necessità di alzare il tiro, compiere azioni eclatanti per dimostrare che sono ancora loro a dettare legge sul territorio.
«Le condanne ottenute nei procedimenti contro tutti i clan, le numerose operazioni, ma anche la condanna del governatore ottenuta nel processo a suo carico dimostrano quello che avevo promesso all’atto del mio insediamento, cioè che lo Stato va avanti indistintamente, che non esistono intoccabili e che si procede senza guardare in faccia nessuno. Questo è un messaggio che anche alla `ndrangheta fa paura». È questo per il procuratore il quadro in cui va inserito questo sequestro, che non sembra legato a conflitti fra clan, per questo non può che richiamare l’attenzione della Procura. «Non registriamo guerre fra clan al momento, mentre la lunga serie di attentati e intimidazioni non può che essere letta come un momento di fibrillazione delle ‘ndrine, che hanno bisogno di dimostrare che ci sono ancora», ripete Cafiero De Raho, che proprio per questo – chiarisce – non esclude che la `ndrangheta possa ulteriormente alzare il tiro, anche con attentati o azioni eclatanti contro lo Stato o i suoi uomini. Un’ipotesi inquietante, su cui «per adesso non ci sono evidenze» – sottolinea – ma potrebbe diventare necessaria per i clan che sono oggi sotto scacco.
È per questo che anche il casuale sequestro fatto dagli uomini della Finanza non deve essere sottovalutato – sottolinea ancora – ma al contrario calibrato con attenzione anche dagli uomini del ministero dell’Interno sul territorio. A breve, il comitato per l’ordine e la sicurezza potrebbe essere riunito in Prefettura proprio per discutere della lunga serie di segnali d’allarme, che i magistrati reggini non hanno alcuna intenzione di sottovalutare. (0020)