Reggio Nord-Lancio, il pg: confermare tutte le condanne
REGGIO CALABRIA È accogliendo in pieno l’impianto accusatorio sostenuto in primo grado che il pg Adriana Fimiani ha chiesto la conferma di tutte le condanne per gli imputati del processo d’appello ab…

REGGIO CALABRIA È accogliendo in pieno l’impianto accusatorio sostenuto in primo grado che il pg Adriana Fimiani ha chiesto la conferma di tutte le condanne per gli imputati del processo d’appello abbreviato scaturito dall’operazione Reggio Nord-Lancio, che ha permesso di ricostruire sia gli interessi economici del clan Condello e la rete di professionisti e imprenditori che per anni hanno consentito alla cosca di continuare a macinare profitti, sia la rete di protezione di cui avrebbe goduto Domenico Condello, cugino del superboss Pasquale, arrestato dopo una ultradecennale latitanza.
In primo grado, otto anni di reclusione, erano andati a Domenico Viglianisi, secondo l’ipotesi accusatoria affiliato al clan e autore di una lettera dai contenuti estorsivi inviata ai gestori del “Limoneto”, la discoteca che l`imprenditore Pasquale Rappoccio – a giudizio nel filone che si svolge con rito ordinario – avrebbe acquisito in nome e per conto di Mico Condello e del cognato Bruno Tegano. Quattro anni e otto mesi era stata invece la pena disposta dal gup per Massimiliano Rechichi, mentre Giuseppe Barillà era stato punito con una condanna a quattro anni e quattro mesi. Tre anni erano andati anche a Pasquale Richichi e Vittorio Pedullà. E dure condanne erano state inflitte dal gup Minniti anche alle due donne imputate. Per Margherita Tegano, compagna di Domenico Condello, e Mariangela Amato, ritenuta dagli inquirenti una delle fondamentali pedine che avrebbero consentito al cugino del “Supremo” di sottrarsi per lungo tempo alla cattura, la pena era di 4 anni.
Nella rete tessuta prima con l’operazione Reggio Nord, quindi con Lancio, che ne è la naturale prosecuzione, sono caduti la moglie, gli zii, i cognati, il nipote, il padre e le sorelle dell’allora superlatitante Domenico Condello, così come gli uomini e le donne che per la Dda lo hanno per anni nascosto. Tra loro c`era anche c`era anche Giuseppa Cotroneo – “commare Pina” per Micu u Pacciu – suocera del fratello Pasquale (omonimo del boss detto il “Supremo” arrestato nel febbraio del 2008) che ne ha sposato la figlia Bruna Nocera. Un arresto che avrà effetti a cascata anche sull`allora giunta comunale. Una delle figlie di “commare Pina” è la compagna di Luigi Tuccio, ex assessore all’Urbanistica del Comune di Reggio Calabria, che proprio a causa delle polemiche seguite all`esplosione del caso nei mesi scorsi è stato costretto a rassegnare le dimissioni ed è stato anche bollato come incandidabile dai giudici di primo e secondo grado del Tribunale di Reggio Calabria.