Il paradosso del Tg3 Calabria che dice basta alle ingerenze
«Basta ingerenze della politica, basta assoggettamento ai partiti. La nostra unica bussola deve essere la domanda di informazione dei calabresi, che hanno diritto a trasparenza e obiettività»! E fu c…

«Basta ingerenze della politica, basta assoggettamento ai partiti. La nostra unica bussola deve essere la domanda di informazione dei calabresi, che hanno diritto a trasparenza e obiettività»! E fu così che, dopo 4 anni di peana e inni al Capo assoluto, tele Scopelliti rinsavì magicamente: adesso i giornalisti del Tg3 Calabria fanno quadrato e capiscono che è «necessario cambiare il rapporto dell`informazione con la politica». Lo mettono addirittura nero su bianco: «Basta con le ingerenze della politica sulla Rai. Le giornaliste e i giornalisti della Tgr Calabria chiedono di essere messi in condizione di lavorare con serenità e autonomia, rispondendo soltanto ai giudizi dei cittadini che pagano il canone». Il comunicato firmato dalla redazione del Tg Calabria della Rai procurerà di sicuro un certo senso di straniamento tra chi, quotidianamente, si vede propinare apparizioni del governatorissimo (dimissionario, almeno così sembra), tagli di nastro, sagre strapaesane ed eventi religiosi.
Ora l`intero corpo redazionale di viale Marconi – non il cdr, ma tutti i giornalisti – prende finalmente posizione: «Dopo le polemiche di questi giorni, partite con la pubblicazione della lettera del segretario regionale del Pd Magorno al premier Renzi (il riferimento è alle parole di elogio che il primo ha speso, su carta intestata pd, nei confronti della copertura del servizio pubblico all`evento di Scalea, ndr), la redazione del Tg Calabria, riunita in assemblea, ritiene che adesso più che mai sia necessario cambiare il rapporto dell`informazione con la politica. Il rinnovamento, per noi, deve puntare su una riforma che liberi il servizio pubblico da ogni assoggettamento ai partiti e lo restituisca interamente ai cittadini in linea con la campagna nazionale #Rai2016, lanciata dall`Usigrai in vista del rinnovo della concessione di servizio pubblico radiotelevisivo».
Se da un lato i più maliziosi possono pensare a una doppia concomitanza (il riposizionamento in chiave renziana sull`asse Roma-Calabria e il disarcionamento di Scopelliti dopo la condanna del 27 marzo), dall`altro può apparire paradossale che il polverone si alzi per colpa di chi – il Pd – ha avuto finora così poca voce da prendere più d`una volta posizione, sollevando il caso Calabria ai vertici nazionali Rai, anche pubblicamente (è il caso di Franco Laratta).
UN`AUTO-ANALISI QUANTOMENO TARDIVA
«Il primo passo da fare, cominciando dal basso – afferma ancora la redazione del Tg Rai della Calabria – riguarda il nostro prodotto: telegiornali, giornali radio e rubriche che mandiamo in onda quotidianamente. Le critiche di questi giorni ci hanno fatto male, ma ci hanno anche aiutato a riflettere sulla necessità di cambiare passo in alcuni casi. Vogliamo diventare noi, in prima persona, i garanti della libertà e della qualità della nostra informazione. Dai politici non vogliamo né lusinghe, né critiche di parte. Entrambe le respingiamo al mittente. Ci fa orrore l`idea di essere valutati solo per lo spazio concesso a questa o quell`altra sigla. La nostra unica bussola deve essere la domanda di informazione dei calabresi, che hanno diritto a trasparenza e obiettività. Per dare concretezza a questi propositi – conclude il comunicato – le giornaliste e i giornalisti della Rai Calabria hanno programmato un`assemblea di redazione interamente dedicata all`analisi del lavoro e alle proposte di miglioramento. La speranza è che da una pagina difficile della nostra storia possa nascere un`occasione di crescita».
La speranza aggiuntiva è che l`analisi del lavoro riguardi anche l`immediato periodo post-elezione di Peppe Scopelliti, nella primavera 2010. Per evitare di segnalare casi singoli e magari risultare monomaniacali, l`archivio podcast di tutte le edizioni sul portale Rai può essere d`aiuto anche a chi ha la memoria corta.
GLI SPONSOR POLITICI, SCOPERTA DELL`ACQUA CALDA
Sarà il voto che si avvicina, sarà che la Calabria negli ultimi mesi ha fatto notizia più per i rapporti giornalismo-potere (declinati in chiave cinghiali-editori) che per tutto il resto – `ndrangheta in primis –, ma dopo la narcosi dell`era Terremoto (arrivata al capolinea?) l`affacciarsi della questione indipendenza della testata regionale Rai suona già stantia. Quantomeno falsata: due voci su tutte vanno riportate per illuminare meglio l`intera faccenda. Annarosa Macrì, valida ex giornalista del Tg3 Calabria che ha lavorato anche con Enzo Biagi, ha scoperchiato da ultimo – forse con qualche ritardo, e i maliziosi di prima potrebbero obiettare che è facile farlo ora, da pensionata – l`anomalia di una redazione china al potentato di turno, non solo politico, e nella quale i vertici applicavano forme di censura; sempre di recente Santino Trimboli, in un arrabbiato pezzo su L`Ora della Calabria e sul Quotidiano, non rinnegava la sua appartenenza politica («prima Dc, poi Popolari, Margherita e Pd»), ma faceva notare come le carriere al tg3 della Calabria fossero comunque direttamente collegate alle fortune del partito di riferimento. La sua sfortuna, a quanto pare, sarebbe stata quella di avere una chance di diventare caporedattore dopo Pino Nano (posto che gli competeva per qualifica ed anzianità di servizio), ma di essere stato “bruciato” dalla concomitante vittoria del centrodestra, che lanciava la Terremoto al suo posto. Scontro fra quote piuttosto che tra meriti e competenze.
Così fan tutti, insomma, e se tutti hanno colpe nessuno ha colpe. Il paradosso aggiuntivo è che il Pd, dopo il vergognoso autogol della lettera di Magorno, oggi sembra pesare quanto il Pus, il Partito unico scopellitiano. L`unico soggetto che, anche avvicinandosi il tramonto del Capo, ha dettato legge assoluta sulla nostra Tgr. (0070)