Il pm Ronchi: «Spadaro Tracuzzi è un ufficiale corrotto»
È tutta concentrata sulla posizione del capitano dei carabinieri Saverio Spadaro Tracuzzi la nona udienza di requisitoria del pm Beatrice Ronchi al processo contro il clan Lo Giudice. E per l’ufficia…

È tutta concentrata sulla posizione del capitano dei carabinieri Saverio Spadaro Tracuzzi la nona udienza di requisitoria del pm Beatrice Ronchi al processo contro il clan Lo Giudice. E per l’ufficiale, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, il sostituto procuratore non ha risparmiato parole dure. Spadaro Tracuzzi – dice la Ronchi – è un «ufficiale corrotto» che con le sue azioni, nel corso del tempo avrebbe «agevolato e rafforzato la cosca Lo Giudice». Un’accusa pesante che il pm ha sostenuto elencando – episodio per episodio, conversazione per conversazione – le diverse occasioni in cui il capitano avrebbe coperto e agevolato Luciano Lo Giudice.
È infatti proprio con quella che viene considerata la mente imprenditoriale del clan che Spadaro Tracuzzi era in contatto ed è da lui che avrebbe ricevuto favori, regali e prebende. Un rapporto nato – ha sempre ammesso lo stesso capitano – all’interno del cantiere nautico di Antonino Spanò, dove entrambi avevano una barca, cresciuto nel tempo fino a trasformarsi nel rapporto fra un ufficiale e la sua fonte confidenziale. Ma questi confini – sostiene il pm non solo sulle basi delle dichiarazioni dell’ex collaboratore Nino Lo Giudice, ma anche sull’enorme mole di intercettazioni – sarebbero stati più volte nel tempo trascesi, fino a snaturare totalmente i rapporti fra i due. Per Luciano Lo Giudice, il capitano sarebbe dunque diventato – afferma il pm – la persona cui ricorrere in caso di perquisizioni e controlli, per accedere a informazioni o file riservati o ancora per comprendere cosa la Procura avesse in serbo per lui.
È il caso – spiega in dettaglio la Ronchi – dell’avviso di garanzia ricevuto contestualmente al decreto di perquisizione nell’ambito dell’inchiesta per usura che nel 2009 porterà all’arresto di Luciano. Quando gli uomini della Mobile si presenteranno alla sua porta, Luciano inizierà a tempestare il capitano di telefonate, che – dice il pm, ripercorrendo le intercettazioni – non sembrano disturbare l’ufficiale. Al contrario – ricorda la Ronchi, riportando quanto dichiarato in udienza dall’allora superiore del capitano, Nando Papaleo – nei giorni successivi alle perquisizioni dell’abitazione e degli uffici di Luciano, Spadaro Tracuzzi avrebbe tentato di ottenere informazioni sulle indagini in corso. Allo stesso modo, note, relazioni di servizio, rapporti – stando alla ricostruzione del pm Ronchi – sarebbero diventate per Spadaro Tracuzzi solo un modo per giustificare i propri continui contatti con Lo Giudice, ma anche per permettere alla sua “fonte” o a chi per lui, di passarla liscia.
È quanto secondo la Procura è successo nel 2004, quando il Noe, dove Spadaro Tracuzzi era stato distaccato, in seguito a un esposto anonimo si è dovuto occupare del cantiere nautico di Antonino Spanò, per i pm solo una testa di legno di Luciano Lo Giudice, dove stando ad un’anonima manina sarebbero stati visibili quattro pilastri abusivi. Quei controlli avrebbero avuto un esito negativo e il pm incaricato avrebbe disposto l’archiviazione di quella anonima denuncia, conformandosi con la spiegazione fornita da Spanò. Ma all’indomani dell’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare a carico dell’ufficiale, i suoi ex colleghi avrebbero passato al setaccio tutte le pratiche da lui gestite quando era in servizio al Noe e proprio su quella di Calamizzi qualche elemento strano lo avrebbero trovato. Stando alla rivalutazione di quelle carte, quei quattro pilastri oggetto di denuncia non sarebbero state prove geognostiche – come affermato da Spanò – ma veri e propri pilastri abusivi.
«La situazione riscontrata nel 2009 – afferma il pm – era rimasta immutata rispetto ai controlli eseguiti dal Noe nel 2004, ma l’esito è stato totalmente differente». Un esito non casuale per la Ronchi, che non a caso ha chiamato a testimoniare chi – come il maresciallo Ivan Giordano, che insieme al collega Campanella – per ordine del capitano Spadaro Tracuzzi, ha effettuato quell’accesso al cantiere. Una testimonianza che non ha convinto per nulla il pm Ronchi. «Siamo di fronte all’ennesima testimonianza che lascia esterrefatti – sostiene il pm – valuti il Tribunale se trasmettere gli atti in Procura per ulteriori approfondimenti». (0080)