«Le soluzioni della Regione sui rifiuti? Sono pessime»
LAMEZIA TERME Il 10 maggio non sarà un giorno qualunque. Quel giorno la Calabria scoprirà se le sue discariche saranno ancora autorizzate a ricevere i rifiuti “tal quali” – cioè senza che abbiano sub…

LAMEZIA TERME Il 10 maggio non sarà un giorno qualunque. Quel giorno la Calabria scoprirà se le sue discariche saranno ancora autorizzate a ricevere i rifiuti “tal quali” – cioè senza che abbiano subìto alcun trattamento – e, allo stesso tempo, marcerà a Cosenza (il concentramento è previsto alle 16 in piazza Cappello) per chiedere una gestione pubblica e partecipata di un sistema, quello della raccolta, che negli ultimi diciassette ha arricchito i privati e mostrato inefficienze. Una marea di soldi per pochi, disagi per tutti. E adesso? Adesso la rete “Difendiamo la Calabria” dice basta e aspetta i prossimi passi della politica. Per questo, i comitati che si battono per l’ambiente hanno convocato una conferenza stampa a Lamezia Terme. Immaginando e spiegando quali sono le idee che il dipartimento Ambiente «pensa di tirare fuori dal cappello».
Il leitmotiv lo offre Francesco Noto, attivista del Cosentino: «La strategia che gli uffici regionali hanno in mente è il contrario di quanto, secondo noi, si dovrebbe fare per uscire dall’emergenza. Uno dei progetti è quello di aumentare del 50% la capacità di trattamento degli impianti di Tmb (Trattamento meccanico-biologico)». E qui entra in campo il primo paradosso: in Calabria, alcune delle società chiamate a gestire la raccolta differenziata si occupano anche dell’indifferenziato, molto più redditizio. «Perché, dunque – si chiedono gli attivisti –, dovrebbero avere a cuore il sistema che dà loro meno benefici economici». Quello che «uscirà dal cilindro andrà verso una riduzione della capacità di trattamento dell’organico, per aumentare la raccolta indifferenziata». E si parla anche di «un impianto da realizzare nel Lametino per lo stoccaggio delle ecoballe. Un sistema di cui si sono già visti gli effetti drammatici in Campania».
Davide Iuliano, che lotta contro la discarica di Pianopoli, ne profetizza un ulteriore ampliamento: «Pianopoli è il fulcro della malagestione. Viviamo quel mostro tutti i giorni sulla nostra pelle. È importante chiamare i calabresi alla mobilitazione, perché la discarica di Pianopoli è lo sfregio più grande fatto ai cittadini calabresi dopo i veleni della Pertusola». A Bisignano, invece, l’impianto non c’è ancora ma la lotta è già iniziata: «Vogliono imporci un impianto che tratterà rifiuti solidi urbani – dice Daniela Serrago –. L’idea, come al solito, non è quella di incentivare la differenziata. Vogliono continuare a trattare i rifiuti come un bene da spartirsi». Mentre, nel Cosentino, oltre ai problemi legati agli impianti, spuntano fuori ritardi nella bonifica dei siti. È Maria Fortino a sollevare il caso della discarica di Sant’Ippolito, a Cosenza: «Quello, per la Regione, non è più un sito da bonificare, mentre fino a poco tempo fa, era considerato tale. Vorremmo sapere cos’è cambiato». (0020)