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Le dimissioni di Scopelliti e la "melina" del Consiglio

REGGIO CALABRIA Scopelliti si è dimesso, ma il suo passo indietro non è ancora ufficiale. Il consiglio regionale, infatti, tuttora non ha ricevuto la notifica dell’atto firmato ieri dal governatore…

Pubblicato il: 30/04/2014 – 16:43
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Le dimissioni di Scopelliti e la "melina" del Consiglio

REGGIO CALABRIA Scopelliti si è dimesso, ma il suo passo indietro non è ancora ufficiale. Il consiglio regionale, infatti, tuttora non ha ricevuto la notifica dell’atto firmato ieri dal governatore. Le dimissioni sono state sì protocollate, ma solo nella segreteria della giunta, a Catanzaro. Per l’Ufficio di presidenza di Palazzo Campanella, insomma, Scopelliti è ancora a tutti gli effetti il presidente della Regione. La procedura prevede che l’assemblea calabrese “prenda atto” delle dimissioni. Solo dopo questo passaggio la legislatura è davvero finita. Ovvio che, senza la notifica nella segreteria dell’Astronave, questo step non possa essere assolto. Dunque, rimane tutto nell’indeterminatezza, con il dietrofront di Scopelliti non ancora formalizzato a tutti gli effetti.
Circostanza che ha mandato a carte quarantotto anche la Conferenza dei capigruppo di oggi. Doveva essere l’incontro risolutivo, utile a sciogliere le ultime riserve prima di mandare i calabresi alle urne, ma si è risolto con un nulla di fatto. E il sospetto che da più parti l’intenzione sia prendere tempo diventa sempre più forte. Al di là della presa d’atto delle dimissioni, l’assemblea è chiamata ad approvare alcuni interventi urgenti, tra cui la nuova legge elettorale e la modifica dello Statuto per la riduzione a 30 del numero dei consiglieri regionali. Ma nemmeno questi due importanti appuntamenti sono stati calendarizzati, così come era stato precedentemente annunciato. Tutto procrastinato, ancora una volta. Il presidente del Consiglio, Franco Talarico, ha infatti annunciato una nuova Conferenza dei capigruppo, che sarà convocata subito dopo l’“arrivo” delle dimissioni di Scopelliti.
Il centrosinistra, dal canto suo, ha deciso di abbandonare anzitempo la seduta, senza che alcun accordo sia stato raggiunto. In primis sulla legge elettorale. I partiti di maggioranza hanno presentato una propria bozza, che prevede la creazione di tre collegi elettorali (Cosenza, Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia, Reggio Calabria), il mantenimento delle preferenze, l’innalzamento della quota di sbarramento per le coalizioni (dall’8% attuale al 12% per come avviene a livello nazionale) e l’abolizione del voto disgiunto. I punti di contatto esistono (il Pd è d’accordo sul voto disgiunto ma ha intenzione di presentare un emendamento sulle preferenze di genere), ma non sono così consistenti da permettere di arrivare alla stesura di un testo unico. Il centrosinistra non intende infatti negoziare sul mantenimento delle cinque circoscrizioni già previste nella vecchia legge elettorale. Damiano Guagliardi, presidente del monogruppo della Federazione della sinistra, annuncia invece battaglia sulle soglie di sbarramento – dato che quelle presentate dalla maggioranza rischiano di tagliare fuori le formazioni più piccole – e su alcune disposizioni relative alle incompatibilità delle candidature.
Il flop della Conferenza fa quindi saltare anche la stesura del cronoprogramma dei lavori del Consiglio. Oltre alla modifica dello Statuto, l’altra priorità riguarda il varo dell’assestamento di bilancio, necessario per garantire il pagamento degli stipendi ai dipendenti regionali e agli operai forestali. Ma – denuncia l’opposizione – allo stato non esiste alcuna delibera della giunta. La manovra finanziaria, in sintesi, non è stata ancora predisposta ai piani alti di Palazzo Alemanni.
Le dimissioni di Scopelliti non hanno fatto altro che complicare trattative già difficili. Al punto da spingere il centrosinistra a convocare un incontro urgente con la stampa al termine della riunione dei capigruppo. «Ci chiediamo – ragiona Sandro Principe (Pd) – quanto durerà davvero questa legislatura. Quella a cui assistiamo è una manovra, hanno alzato una cortina fumogena per trarci in inganno. Per noi la legislatura è finita, ma ci sembra di assistere a escamotage pseudo-giuridici per arrivare fino al 2015». Per il presidente dei democrat finora si è assistito al «balletto delle dimissioni di Scopelliti, che noi aspettavamo già per il primo aprile, una data evidentemente infelice». Principe sottolinea ironicamente la «situazione surreale, con le dimissioni ancora in viaggio, affidate al servizio postale». Secondo Giuseppe Giordano (Idv), il “caso dimissioni” al momento non consente «di affrontare le urgenze calabresi, come l’assestamento di bilancio, del quale non c’è traccia, e la modifica allo Statuto». Tranchant Peppe Bova (Misto): «È buona creanza dare degna sepoltura ai morti. Il centrodestra ha perso i buoi e volevano renderci complici della gestione delle corna. Noi invece diciamo che non c’è intesa e non siamo complici. Scopelliti e la sua maggioranza devono rendere conto ai calabresi. E per farlo devono prima essere formalizzate le dimissioni. Non possiamo consentire che la modifica dello Statuto e legge elettorale siano gestite “aumma aumma”. Dissentiamo nel metodo oltre che nel merito». (0030)

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