Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 22:32
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 6 minuti
Cambia colore:
 

Da Principato a laboratorio impazzito Il decennio che ha rivoluzionato Rende

RENDE Una birra tripartisan in uno dei 50 pub di Rende. «E tu che facevi il giorno degli spari?». «Boh, avevo 10 anni». «Pur io». Dialogo immaginario della campagna elettorale più strana di sempre, m…

Pubblicato il: 06/05/2014 – 13:06
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Da Principato a laboratorio impazzito Il decennio che ha rivoluzionato Rende

RENDE Una birra tripartisan in uno dei 50 pub di Rende. «E tu che facevi il giorno degli spari?». «Boh, avevo 10 anni». «Pur io». Dialogo immaginario della campagna elettorale più strana di sempre, muta com`è e senza santini né manifesti ma con qualche giovane in più del solito, nel feudo socialista che in un decennio s`è ridisegnato in laboratorio a rischio implosione. Dicono che le telefonate “votantonio” siano partite da giorni, perché la politica dei condomini più che delle famiglie deve comunque celebrare il suo rito, come succede coi Mondiali e le Olimpiadi. E una ricorrenza triste ma urgente, necessaria anzi, si accavalla in quel penultimo weekend di maggio di Rendiadi.

Nel 2014 c`è anzitutto il paradosso di un gonfalone che non può essere esposto proprio adesso che il nuovo Municipio disegna la rinascimentale Città Ideale fatta di prati, chiese che hanno il canone della Basilica ma il fascino sinistro di un`inaugurazione bagnata di sangue e una promenade intitolata al pater familias di tutti i rendesi del XX secolo. Chissà cosa avrebbe detto Cecchino Principe nel vedere il “principiano” di turno (Verre) lottare alla pari con il giovane grillino (Miceli), i navigati Pizzini e Cuzzocrea affrontarsi, il penalista di grido con formazione e audience di sinistra ma sostenuto da liste di destra (Manna) contro il delfino (De Rose) del delfino (Mimmo Talarico) poi liberatosi dal padre putativo ma mai da un rapporto di amore-odio politico che ha attraversato il passaggio stesso da una Repubblica a un`altra.
Lo statuario Francesco Principe, baffetto alla Clark Gable e abito impeccabile abbinato all`immancabile bastone, nel 2004 proprio in questi giorni presiedeva uno dei suoi ultimi consigli provinciali – riuniti allora a Palazzo dei Bruzi causa lavori nella sede attuale – e rivendicava gonfio di orgoglio: «Quando mi seppelliranno, nel taschino della mia giacca mia moglie dovrà mettere l`unica tessera della mia vita: quella socialista». Applauso e qualche lacrimuccia. Appunto: dove sono nel 2014 i socialisti a Rende? A iniziare da Sandro, che poco dopo quella doppia dichiarazione d`amore iniziava quella che con facile retorica da tv del dolore fu definita “la battaglia più difficile” (era un sabato assolato, 29 maggio 2004, la prima agenzia di stampa fu battuta alle ore 17,34), dopo lo sparo davanti alla Chiesa di San Carlo Borromeo in cui era in programma un suo comizio. Principe figlio le battaglie le vinse tutte, da quel momento: sia la più difficile, appunto, che tutte le altre. L`amore plebiscitario che Rende confermò al suo sindaco “in absentia” si propagò ed estese alle figure che, di volta in volta, furono messe in campo mentre Sandro – archiviata la militanza nel Psi che sapeva ancora di Prima Repubblica, quella dei Mundo e dei Frasca, dei Savastano e degli Iacino che facevano sembrare il segretario Genise un “homo novus” – confluiva nel Pd della celeberrima «vocazione maggioritaria» veltroniana. Una definizione che oggi qualcuno vorrebbe attualizzare e vomitare contro un partito che, per molti, sembra “maggioritario” anche a Reggio vista l`opposizione blanda in consiglio regionale…
 
La parabola politico-familiare dei Principe evolveva di pari passo con la geometrica potenza urbanistica che la città esprimeva, complice un consiglio di costruttori e la benedizione di un bacino immobiliare che aveva nella cittadella Unical un pozzo senza fondo. L`indotto crea ancora oggi condomini-alveare (benché spesso esteriormente ineccepibili), centri commerciali dall`impatto simile ai mall statunitensi (due sono sorti negli ultimi tre anni proprio in zona universitaria, un terzo era nato nel 1997 e oggi è in fase di potenziamento, più a sud), tre templi della grande distribuzione (Sidis, Despar, Conad) gemmati in un lustro, decine di locali per la movida, un lungofiume (Emoli) che ospita parade non politicizzate da capitale nordeuropea, e, appunto, il Viale eponimo (viale Cecchino e Carolina Principe) che nella sua perfezione strutturale ed estetica umilia il più anziano gemello d`oltre-Campagnano, già marchiato da un`inchiesta giudiziaria e non a caso isolato per colpa (merito?) di un ponticello che mai salderà le due opere del socialismo realizzato più che reale – a Cosenza, fu come noto Mancini senior a dare il proprio nome, essendo lui ancora in vita, al Viale Parco. Poco lontano dal ponte-che-non-c`è, sta per sorgere il villaggio che non più di 5 anni fa gli amministratori di Rende presentavano come una «Manhattan in versione calabrese».
Solo i teatri – e che teatri: in meno di 3 anni ne sono stati inaugurati 2, ma tutti nel perimetro Unical, mentre la stagione al Garden spirava – sono stati concepiti in posizione centrifuga, come se si volesse allontanare la cultura dal flusso colorato e rumoroso che movimenta i soldi ma anche le idee.

In ogni caso, benvenuti a Rende, dove il centro storico ricorda una bocca sempre più sdentata col passare degli anni: dopo la farmacia, addio alla banca e al ristorante, poi quella maledetta frana e il Municipio che trasloca lasciando il silenzio della piazza (degli Eroi, non a caso, e dei comizi di Cecchino in bianco e nero immortalati nell`archivio del mitico Alessandro Sicilia, e anche lì c`era una chiesa di fronte); dove le buche che squarciano l`asfalto fanno prendere una rivincita ai cosentini che alle loro voragini si sono arresi da parecchio. «Ma un tempo queste cose a Rende non succedevano», è il ritornello. Poi anche oltre-Campagnano l`ombra della mafia (seconda rivincita), e vuoi vedere che il “modello Rende” sta davvero scricchiolando come quell`altro ponte che è crollato e dopo 5 anni divide ancora in due la città della Torre?
Nel frattempo, Sandro ha piazzato due “principini” (Bernaudo nel 2006 e, doppia imposizione che seppe di schiaffo, il cosentino Cavalcanti nel 2011) e consolidato il ruolo da capogruppo in consiglio regionale.
Giovedì pomeriggio si farà vedere con Verre e il renziano Guerini all`Auditorium Giovanni Paolo II di Rende, in un comizio che per uno scherzo del destino si tiene in contemporanea con la visita di Massimo D`Alema alla Provincia (appuntamento sempre alle 17,30, ma nel centro storico di Cosenza). Quello stesso D`Alema che nei giorni dell`attentato di dieci anni fa visitò Principe (padre e figlio) all`ospedale dell`Annunziata regalando agli archivi uno scatto da romanticismo politico: la carezza a Cecchino seduto, allora più che mai sostenuto soprattutto dal bastone.
A Max qualcuno dovrà dire che alle Rendiadi 2014 l`agone politico nel secondo centro più importante della provincia in cima alle classifiche della disoccupazione giovanile si gioca anche, finora soprattutto, sugli scrutatori: da sorteggiare – secondo i grillini inseguiti ma non scavalcati dal cartello di sinistra-sinistra – e non da nominare, secondo quanto imposto dagli optimates del principismo conservatore. Come se la libertà dal bisogno si ottenesse solo nei giorni delle urne e non negli intervalli tra un “votantonio” e un altro. (0070)

Argomenti
Categorie collegate

x

x