CASO SCAJOLA | «Associazione segreta collegata alla `ndrangheta»
REGGIO CALABRIA Sono pesantissime e inquietanti le accuse che emergono dagli atti dell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola, della moglie Chiara Rizzo e della madre…

REGGIO CALABRIA Sono pesantissime e inquietanti le accuse che emergono dagli atti dell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola, della moglie Chiara Rizzo e della madre, Raffaella De Carolis, dell’ex parlamentare di Forza Italia oggi latitante, Amedeo Matacena, anche lui destinatario di una misura, nonché dei suoi collaboratori.
Su di loro pendono a vario titolo le accuse di procurata inosservanza della pena e di intestazione fittizia dei beni, per aver permesso a Matacena di sottrarsi a una condanna definitiva a 5 anni e 6 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa, ma soprattutto di occultare il suo immenso patrimonio attraverso un elaborato meccanismo finanziario. Tutte contestazioni che la Procura avrebbe voluto aggravate dall’articolo 7 che indica il metodo mafioso – e come tali, ha annunciato il sostituto procuratore della Dna Francesco Curcio, che assieme al pm Giuseppe Lombardo ha coordinato l’indagine, verranno difese «al Riesame e se necessario in Cassazione» – ma che non sono state riconosciute tali dal gip Olga Tarzia. Ma i guai per l’ex ministro dell’Interno, il latitante Matacena e gli altri arrestati di oggi, potrebbero non essere finiti qui.
L’OMBRA DI UN’ASSOCIAZIONE SEGRETA CHE FAVORISCE LA `NDRANGHETA
Dal decreto di perquisizione con cui il Tribunale di Reggio, su richiesta della Procura, ha ordinato agli uomini della Dia di passare con il pettine fitto abitazioni, uffici e sedi aziendali riferibili agli odierni indagati, si evince infatti che a loro carico esiste anche un altro procedimento che li vede indagati perché «in concorso necessario con ulteriori soggetti il cui ruolo è in corso di compiuta ricostruzione, ciascuno nella sua qualità professionale, politica e imprenditoriale, prendono parte ad una associazione per delinquere segreta collegata all`associazione di tipo mafioso e armata denominata “`ndrangheta” da rapporto di interazione biunivoca al fine di estendere le potenzialità operative del sodalizio di tipo mafioso in campo nazionale ed internazionale».
L’ipotesi di reato – stando al capo A della rubrica – è sintetizzabile in associazione a delinquere e concorso esterno in associazione mafiosa, ma non si limita agli otto soggetti oggi colpiti da ordinanza di custodia cautelare. Assieme a loro c’è anche Vincenzo Speziali jr, nipote dell’ex senatore omonimo del Pdl e intimo amico di Scajola – dimostrano le intercettazioni – ma soprattutto in rapporti stretti con l`ex presidente libanese Amin Gemayel (dall`82 all`88 e di nuovo in corsa per le presidenziali del suo Paese), del quale ha sposato una nipote.
IL RUOLO CHIAVE DI MATACENA
Ipotesi investigative non ancora cristallizzate in una contestazione formale, ma che sembrano prefigurare un allargamento dei confini dell’inchiesta che oggi ha portato all’arresto di Scajola. Per i pm della Dda di Reggio Calabria, il tentativo di far fuggire Amedeo Matacena, braccato da una condanna passata in giudicato a 5 anni e 6 mesi di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, non è il favore di un “amico” o il progetto di un singolo cui altri abbiano in varia misura partecipato, ma il programma di un’organizzazione segreta, nascosta, che con la `ndrangheta è legata da rapporto mutuo e ombelicale, ma soprattutto è in grado di sviluppare contatti e relazioni di alto livello. È per questo motivo che, stando all’ipotesi accusatoria ancora oggetto di indagine, l’ex ministro Scajola come gli altri indagati «ponendo in essere, consentendo o, comunque, agevolando condotte delittuose diversificate – dirette ad interferire su funzioni sovrane quali la potestà di concedere l`estradizione – finalizzate a proteggere la perdurante latitanza di Matacena Amedeo Gennaro – già condannato in via definitiva quale decisivo concorrente esterno della `ndrangheta reggina, per il rilevantissimo ruolo politico ed imprenditoriale svolto a favore della predetta – forniscono un costante e qualificato contributo a favore del complesso sistema criminale, politico ed economico, riferibile alla predetta organizzazione di tipo mafioso».
INDAGATO ANCHE SPEZIALI
Matacena doveva restare pienamente operativo – dicono i pm – per volere, necessità e decisione dell’intera organizzazione, «interessata a mantenere inalterata la piena operatività del Matacena e della galassia imprenditoriale a lui riferibile, costituita da molteplici società ed aziende, utilizzata per schermare la vera natura delle relazioni politiche, istituzionali ed imprenditoriali dal predetto garantite a livello regionale, nazionale ed internazionale». Un progetto articolato, figlio di una «struttura criminale (connotata da segretezza) a carattere permanente», di cui farebbero parte a diverso titolo l’ex ministro Claudio Scajola, l’ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Matacena, la moglie di questo, Chiara Rizzo, e la madre Raffaella De Carolis, assieme ad altre quattro persone, Martino Politi, Antonio Chillemi e la segretaria di Scajola, Roberta Sacco, e quella di Matacena, Mariagrazia Fiordelisi, ma anche Vincenzo Speziali jr.
TUTTI AL LAVORO PER LA FUGA DI MATACENA, MA NON SOLO
E tutti avrebbero a vario titolo collaborato a un progetto che non mirava esclusivamente a permettere a Matacena di sfuggire alla condanna, ma soprattutto a tutelare l’operatività di una pedina fondamentale nei progetti e per i progetti dell’organizzazione. Per gli inquirenti infatti, l’associazione mirava a «mantenere inalterate le capacità operative in campo economico-imprenditoriale del Matacena, impegnato nel completamento del progetto di fusione inversa» delle società Solemar e Amadeus spa, ma anche a «costituire le provviste finanziarie al predetto per proseguire in territorio estero la intrapresa latitanza, operazione resa più agevole dai contatti privilegiati, garantiti dallo Scajola (che si avvale spesso della Sacco) alla Rizzo con altri soggetti operanti, in Italia ed all`estero, all`interno dei circuiti bancari e finanziari di riferimento del predetto Matacena (curati anche dalla Fiodelisi)». Per gli inquirenti inoltre, tutti avrebbero anche lavorato per rendere attuabile il «pianifìcato spostamento del Matacena dall’Emirato di Dubai alla Repubblica del Libano, individuato dallo Scajola per la possibilità di sfruttare le proprie relazioni personali (tra le quali quella con Vincenzo Speziali jr) al fine di fargli riconoscere il diritto di asilo politico».
OBIETTIVO: FAVORIRE UN «CONCORRENTE
ESTERNO DELLA `NDRANGHETA»
Un progetto ambizioso, giocato su fronti tanto nazionali come internazionali, su cui tutti i personaggi coinvolti nelle indagini sembrano muoversi con abilità. Un progetto – ipotizzano gli inquirenti – dall’obiettivo chiaro: «Proteggere economicamente uno dei più potenti e influenti concorrenti esterni della `ndrangheta reggina – visto il rilevantissimo ruolo politico ed imprenditoriale rivestito dal Matacena e per questa via, agevolare il complesso sistema criminale, politico ed economico, riferibile alla `ndrangheta reggina, interessata a mantenere inalterata la piena operatività del primo e della galassia imprenditoriale a lui riferibile, costituita da molteplici società ed aziende utilizzate per schermare la vera natura delle relazioni politiche, istituzionali ed imprenditoriali dal predetto, garantite a livello regionale e nazionale». Un’ipotesi inquietante, su cui la Procura di Reggio sembra decisa ad andare fino in fondo. (0050)