REGGIO CALABRIA È la claque delle grandi occasioni ad accogliere lo sconfitto ex governatore Giuseppe Scopelliti nella sala Giuditta Levato che ha riservato per dare la sua personalissima analisi del voto. Un voto che non lo ha premiato neanche nella sua storica roccaforte anche se – dopo i ringraziamenti di prammatica – ci tiene a sottolineare: «Quello che abbiamo ottenuto è stato un risultato elettorale importante, è stata una grande affermazione. È un risultato importante rapportato a un partito del 4%. Quarantaduemila preferenze non sono poche se pensate che si sono scomodate le penne più prestigiose per chiedere conto ad Alfano della candidatura di Scopelliti. Nessuno si occupa però degli esponenti del Pd candidati e condannati per peculato». Esordisce così l’ex governatore, che sgravato da cariche istituzionali, ne ha per tutti. Gli avversari politici. La stampa. L’ancora non definita borghesia mafiosa. Ma anche i colleghi di partito, primi fra tutti i potentissimi fratelli Gentile, che nella “loro” Cosenza hanno fatto mancare diverse migliaia di voti a sostegno dell’ex governatore che sognava – o meglio ripiegava, dopo la condanna a sei anni di reclusione per falso in atto pubblico e abuso d’ufficio che gli è costata la sospensione dalla carica – Bruxelles. Ma non solo per loro. «La verità – è costretto ad ammettere Scopelliti – è che non abbiamo tenuto a Cosenza e Catanzaro. Ognuno risponde della propria coscienza. Quando non ero candidato io mi sono speso per gli altri. Perché se perdono gli altri prima o poi tocca anche a me. Oggi a 47 anni ho perso ma posso tornare a vincere. Gli altri non possono dire lo stesso».
Un riferimento neanche troppo velato alla carriera politica dei potentissimi fratelli cosentini, il cui nome verrà pronunciato solo di sfuggita da Scopelliti in oltre due ore di conferenza stampa. Assolto invece – almeno pubblicamente – «l’amico» Filippo Piccone, il candidato aquilano curiosamente diventato campione di preferenze nell’alta Calabria: «Io devo essere sincero, non avevo alcun accordo con Piccone. Qui ho fatto stampare io i facsimile con su i nomi di Scopelliti e Piccone per gli amici che volevano votare anche Piccone, ma evidentemente lo stampatore si è dimenticato di scrivere Scopelliti», glissa l’ex governatore che prova anche a enumerare i fattori che avrebbero contribuito alla sua sconfitta. Ha pesato – dice l’ex presidente di Regione Calabria – «stare troppo fuori regione. Ma in tanti hanno pensato che tanto il nome di Scopelliti avrebbe tirato comunque». Ha influito – in particolare su Reggio – il deterioramento della città che la stampa nemica gli avrebbe attribuito. Hanno contato – aggiunge – «errori di valutazione di cui mi assumo tutta la responsabilità. È inutile cercare giustificazioni che creano solo disgregazione. Quando si vince si vice tutti, quando si perde, si perde soli», proclama Scopelliti, che però alla fine non ce la fa. Perché i risultati parlano chiaro e i voti che mancano all’appello hanno una firma chiara. È forse anche per questo che – nonostante i buoni propositi – alla fine Scopelliti sbotta. «La mia scelta di dimettermi da governatore ovviamente ha influito. Qualcuno si sarà sentito meno coinvolto. Ma c’è stato un impegno corale e diffuso, non qualcuno in particolare».
E forse questo qualcuno un ruolo ce l’ha – e ben chiaro anche all’ex governatore – se è vero che Scopelliti dice senza mezzi termini: «Non sono stupito del risultato di Cosenza», e liquida le domande dirette sul suo potentissimo assessore – vistosamente assente – con un quasi stizzito «non l’ho sentito».
Ma di certo non è in pubblico che si consumerà quella che ormai sembra essere guerra aperta all’interno del Nuovo centrodestra calabrese. Tanto meno sarà il più o meno ricco bacino elettorale a decidere lo scontro. Toccherà ad Angelino Alfano – definito da Scopelliti «l’unico vero grande leader che esiste nel centrodestra italiano» – fare da arbitro. Ed è proprio al suo leader che l’ex governatore presenta il conto, appropriandosi del 12% di consensi – una percentuale da capogiro, rapportata al risicato 4% nazionale di Ncd – ottenuti in Calabria e chiedendo la testa – in maniera neanche troppo velata – di una serie di alti papaveri di partito. «Non eleggere un deputato nella regione in cui il partito è più forte è una responsabilità di cui dovranno farsi carico i vertici del Nuovo centrodestra. Devono spiegare la contraddizione della scelta fatta. Spero che venga a beve convocata l’assemblea nazionale e vengano date spiegazioni al riguardo. Quagliariello risponderà di questo». Un nome che non salta fuori a caso. Mentore politico di Piccone e vicinissimo ai Gentile, Quagliariello non più tardi di venerdì scorso ha fatto la sua comparsa a Reggio – in assenza dell’ex governatore – per fare un suo personalissimo bilancio della campagna elettorale ormai agli sgoccioli. Uno schiaffo che Scopelliti non ha dimenticato e adesso sembra pronto a far pesare proprio all’interno del partito dove ha intenzione di proseguire la propria carriera politica, in attesa di essere in condizioni di riproporsi per le urne. «Spero di continuare ad essere parte integrante di questa comunità – lascia cadere l’ex governatore –. La differenza sostanziale è che io nella mia vita non ho mai ottenuto nulla senza conquistarmelo. Nessuno mi ha mai regalato nulla. Non sono mai andato in nessun listino. Ad oggi non ho pensato ad una nuova candidatura. Non ci sono elezioni ravvicinate, né competizioni elettorali con cui misurarsi. Farò l’uomo di partito, continuerò a costruire il Nuovo centrodestra. Fra cinque anni avrò 52 anni, quindi potrò ancora candidarmi per qualsiasi carica». Traccia dunque il suo cammino tutto all’interno del partito di Angelino Alfano, l’ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, che smentisce anche che i suoi assessori abbiano chiesto per lui una carica a sottosegretario. «Non mi interessa», afferma l’ex governatore, secondo il quale la nota del sottosegretario regionale Alberto Sarra e del consigliere regionale Parente, oltre alle dichiarazioni degli assessori regionali di Ncd (Gentile escluso), non avrebbero contenuto alcuna indicazione di nome. «È stata semplicemente ribadita una questione politica. In base al risultato elettorale, alla Calabria, dove Ncd ha preso il 12% spetta un sottosegretario», ribadisce Scopelliti, che sul punto vuole essere chiaro, anzi cristallino. Ma non a Reggio o in Calabria, o meglio non solo. Ma a via Arenula, a Roma, dove la partita per la supremazia nel centrodestra calabrese – spera l’ex governatore – potrebbe essere ancora tutta da giocare.
Alessia Candito
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