«Nessuna fuga in avanti per quanto concerne il dibattito politico regionale»: se alcuni settori del centrodestra – vedi Forza Italia – accelerano sulla strada che porta al voto regionale passando o meno per le primarie e intanto bruciando investiture, i centristi frenano. «In questa fase occorre discutere della progettualità di sviluppo più adeguata per una regione del Mezzogiorno come la Calabria, piuttosto che di organigrammi e di candidati alla presidenza della Regione, è stato infatti ribadito nella riunione del Comitato regionale dell’Udc svoltasi l’altro giorno a Lamezia Terme e alla quale hanno preso parte tutti i dirigenti del partito, inclusi i suoi esponenti di primo piano nelle istituzioni».
Per l’Udc, che, come noto, alle elezioni di due settimane fa faceva cartello proprio con quell’Ncd oggi “tirato per la giacchetta” da Nino Foti (FI), «soprattutto occorre un confronto politico, da intensificare ancora di più ed in tutte le sedi con il Ncd, al fine di discutere dei prossimi scenari che si prefigurano anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali e con un’impostazione che possa essere quella più congeniale per i tanti bisogni dell’economia e della società civile calabrese. L’Udc calabrese – ha sintetizzato l’ampio dibattito svoltosi il segretario regionale Gino Trematerra – è soddisfatto del risultato elettorale conseguito nel voto per l’Europa che rappresenta la migliore performance d’Italia ed ha garantito all’on Cesa un risultato brillante che gli ha spianato la strada per Bruxelles».
Nel corso del dibattito del Comitato regionale dell’Udc, si è espressa «una forte perplessità circa il “botta e risposta” del momento concernente la scelta del candidato alla presidenza della Regione. L’esito e l’amplificazione mediatica di questo dibattito incentrato sui personalismi – è stato detto – non ci pare né utile né convincente, anzi rischia di non far comprendere quali sono stati le luci (tante) e le ombre (che pure ci sono state) dell’esperienza di governo della Regione in questi ultimi anni e peggio ancora rischia di non entusiasmare l’elettorato moderato che rifugge sia dai richiami del centrosinistra che dalle semplificazioni populistiche del momento».
L’Udc ritiene che la politica «sia prima di tutto assunzione di responsabilità e risoluzione pragmatica dei problemi dei calabresi, perciò occorre prestare attenzione agli errori che potrebbero ridurre lo spazio elettorale dei moderati e concentrarsi con l’urgenza che la situazione esige sulla costruzione di una proposta politica che, valorizzando quanto di buono finora è stato portato a compimento, sappia guardare alle sfide dei nuovi tempi».
Nel prosieguo del confronto lametino è stato ricordato che «l’Udc ha accettato di rinnovare la Regione stringendo, nel 2010, un “patto” col presidente Scopelliti che, anche grazie al nostro apporto istituzionale e di governo, ha funzionato proprio perché alla sua base c’era un’idea di Calabria da concretizzare e che, nonostante le difficoltà economiche divenute più acute dal 2010 in avanti al punto da colpire in particolare le aree più svantaggiate del Paese, ci ha consentito di produrre importanti provvedimenti legislativi ed amministrativi. Ora, osservando il dibattito che si è aperto in Calabria sia nel centrodestra che nel centrosinistra, riteniamo che sia fondamentale non dare priorità alle scelte personali o ai nomi da indicare alla guida della prossima coalizione che dovrà assumersi l’onere di guidare la Regione, ma al progetto e alla squadra con cui proseguire l’azione di rinnovamento di cui la Calabria ha assoluto bisogno».
Il segretario del partito Trematerra, nel trarre le conclusioni, ha affermato che «è semplicemente disorientante dare enfasi a “primarie sì primarie no” o a nomi e cognomi di politici quando non vi è ancora una piattaforma di proposte da elaborare in comune fra gli alleati e da sottoporre in un secondo momento al mondo associazionistico, alle forze economiche, sociali e culturali della Calabria. Una strategia simile, come già mi è capitato di dire – ha concluso Gino Trematerra – non solo a noi non sarebbe gradita, ma dimostrerebbe che chi la fomenta non ha contezza della gravità della sfida che i populismi hanno lanciato al sistema democratico in sé, sia in Europa che in Italia e quindi anche in Calabria». Infine, sempre nel corso del Comitato regionale dell’Udc, i tanti interventi hanno ribadito «l’urgenza di riaffermare valori e istanze della cultura democratica cattolica e riformista di cui noi moderati siamo erediti ed interpreti. L’essenza stessa di quella cultura, che poggia sul dialogo e il confronto, ci carica di responsabilità, soprattutto in questa fase in cui i radicalismi possono accentuare il disagio che la gente esprime e raccogliere consensi, cosi come è avvenuto per il rinnovo del Parlamento europeo».
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