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Gravidanza interrotta, sospetto caso di malasanità a Reggio

REGGIO CALABRIA Tutto sembrava andare per il verso giusto, dopo mesi di preparativi, in casa ci si preparava già ad accogliere il nuovo venuto. Ma nel giro di poche ore, il sogno di una coppia di r…

Pubblicato il: 08/06/2014 – 22:00
Gravidanza interrotta, sospetto caso di malasanità a Reggio

REGGIO CALABRIA Tutto sembrava andare per il verso giusto, dopo mesi di preparativi, in casa ci si preparava già ad accogliere il nuovo venuto. Ma nel giro di poche ore, il sogno di una coppia di reggini si è trasformato nell’incubo di una gravidanza interrotta quasi alla vigilia del parto. Un incubo – che stando a quando denunciato dai due – avrebbe dei responsabili: medici e ostetriche del reparto di Ginecologia, Ostetricia e Neonatologia del “Riuniti” di Reggio. È dunque con un’accusa pesante – omicidio colposo – che sono finiti sotto la lente della Procura reggina i medici Vincenzo Bognone, Mario Pavone e Alessandro Tripodi. Stando alle accuse i tre sanitari, insieme ad un’ostetrica, sarebbero responsabili di non aver fatto tutti gli accertamenti necessari per evitare l’interruzione della gravidanza. Qualche giorno fa infatti, la donna aveva iniziato ad avvertire malesseri e arrivata in ospedale, era stata ricoverata per una sospetta gestosi o epatogestosi. Per i profani, una complicanza epatica legata alla gestazione, abbastanza comune – dice la letteratura scientifica – da tenere sotto controllo in regime di ricovero. Ma ieri notte, la situazione è precipitata. Durante il controllo di routine, l’ostetrica avrebbe infatti riscontrato gravi segni di sofferenza fetale, anche il battito cardiaco del feto – hanno dichiarato i testimoni – sarebbe stato debolissimo, quasi impercettibile. Per la donna, non ci sarebbe stata dunque altra soluzione che procedere immediatamente ad un cesareo. Un intervento, eseguito con urgenza nella notte fra sabato e domenica, tecnicamente riuscito, ma che non è stato sufficiente per salvare il nascituro. Reciso il cordone, il feto – stando alle testimonianze – avrebbe resistito non più di qualche minuto prima di spirare. Un esito infausto che per la coppia sarebbe da attribuire al mancato espletamento di tutti gli esami clinici necessari per verificare lo stato di sofferenza fetale. Accuse respinte al mittente dai sanitari, secondo i quali il caso sarebbe stato trattato secondo i protocolli previsti. Adesso spetterà alla Procura dirimere la spinosa e dolorosa questione, attraverso gli esami di rito. Per ordine del pm Roberto Di Palma, alla presenza dei periti di parte – nominati in mattinata – è stata disposta l’autopsia, mentre nei prossimi giorni verrà passata al vaglio la cartella clinica della donna, per valutare se qualche segnale d’allarme sia stato ignorato, o la morte del feto non sia che il possibile, ma imprevedibile e infausto, esito di una gravidanza. (0090)

 

Alessia Candito

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