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Il pensiero di Berlinguer è sempre attuale

Rigore morale e serietà della politica sono il filo conduttore del pensiero e dell’azione di Enrico Berlinguer. Nel 30° anniversario della sua scomparsa e di fronte ad una crisi drammatica del Paese…

Pubblicato il: 10/06/2014 – 22:00
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Rigore morale e serietà della politica sono il filo conduttore del pensiero e dell’azione di Enrico Berlinguer.
Nel 30° anniversario della sua scomparsa e di fronte ad una crisi drammatica del Paese che assume le dimensioni di un passaggio epocale per la natura dei suoi effetti strutturali, la stagione berlingueriana con le sue suggestioni, con le sue intuizioni e conquiste ed anche con i suoi fallimenti, rappresenta una stagione di grande significato politico-storico-culturale e un patrimonio di idee e di valori per affrontare i processi della modernizzazione dell’oggi.
L’approccio alla riflessione politica non deve essere né nostalgica né di autocompiacimento per un passato del quale ci portiamo orgogliosamente l’appartenenza, ma deve diventare l’occasione per discutere su di noi e sulle nostre prospettive politiche senza essere prigionieri del passato.
Berlinguer era una grande figura, stimato da tutti e che, più di ogni altra, riflette la maturità di un pensiero politico che vedeva nell’antagonismo con le forze della conservazione la consapevolezza del compromesso ma, nello stesso tempo, l’esigenza di legittimare il cambiamento: affermare il concetto di democrazia progressiva come base costituente dello sviluppo, della pace e del progresso sociale.
In questa realtà la sua figura riveste un’importanza ancora più significativa, non tanto per avere anticipato temi come la “questione morale” come fondamento dello stato democratico; l’austerità come opportunità e non come depressione, come grande tema della compatibilità ambientale e come pilastro del principio di uguaglianza; ma collocando nell’alveo del grande pensiero politico occidentale: la persona, l’individuo sociale come finalità principe dell’azione di governo.
Il suo modo di essere e di interpretare la politica lo ponevano al di fuori degli schemi tradizionali di quella fase storico-politica che impattava su un sistema di autoriproduzione del ceto dominante che, via via, perdeva la propria funzione dirigente. Le risposte non poteva darle e non ne avrebbe avuto l’opportunità ma, le domande, impressionano per la loro attualità. C’è un aspetto che traccia la sua iniziativa e la tenacia del suo discorso del quale, nell’oggi, si avverte ancora l’urgenza: la capacità di mettere alla prova il suo pensiero, di tradurlo in azione.
Nel sistema politico attuale che vive molto sull’informazione del giorno, sul presente mutevole e mai verificabile, nel quale si possono dire cose diverse da un giorno all’altro senza doverne rispondere. Prevale, in sostanza, lo schema informativo che si adegua agli umori di una società frammentata e disillusa in cui i partiti diventano sempre più stagionali, personali e territoriali perché è venuto a mancare quell’ anello fondamentale della passione politica e della comunicazione che trasmettono lo stimolo alla partecipazione.
In questo senso Berlinguer rimane attuale perché le frontiere da lui aperte interrogano ancora oggi il partito. Che, se vuole essere tale, non può essere solo una macchina elettorale ma deve essere una comunità e uno strumento che raccoglie il consenso e lo modella per rinverdire quel principio, quel circolo virtuoso della democrazia rappresentativa.
E per farlo occorrono quei pensieri lunghi di cui Berlinguer ci lascia testimonianza. E non è vero che quei pensieri scavalcano il presente. Anzi, sono quelli che consentono di governare meglio il presente perché ne capiscono le dinamiche, i bisogni, le domande di sicurezza, di lavoro, di dignità e ne individuano meglio le risposte, i cambiamenti necessari e tengono sempre conto che non basta testimoniare te stesso ma come tu metti a disposizione te stesso per una missione più alta che comprende il bene comune.

 

*Dirigente Pd Calabria

 

 

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