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Gli zingari felici

Caro Paolo, il tuo magnifico editoriale “Ho visto un re”, ingenera una serie di riflessioni. Quale, tra i peccati capitali, ci tocca scontare, stante la nostra condizione di osservatori dell’arcipela…

Pubblicato il: 19/06/2014 – 13:33
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Caro Paolo, il tuo magnifico editoriale “Ho visto un re”, ingenera una serie di riflessioni. Quale, tra i peccati capitali, ci tocca scontare, stante la nostra condizione di osservatori dell’arcipelago politico calabro, popolato non più da mezzecalzette, ma da trequarti di pedalini estivi sfoderati, ostaggi di vetuste ciabatte? Perché mai siamo costretti a narrare la minutaglia, nutrendo noi l’ardire di ben altri racconti? Quelli, per intenderci, più accattivanti, tessuti dai cronisti che, un tempo, si occupavano di visioni del mondo (Weltanschauung di tedesca derivazione). Non occorre un folgorante lampo d’intelligenza intiuitiva per cogliere l’esiguità del raggio d’azione che spetta a noi, malcapitati stroriografi delle periferiche carrierucce di uomini e donne, la cui massima aspirazione è quella di preservare le chiappe da eventuali impatti con la terraferma. E così si stagliano microcosmi abitati da bulimici del salarione istituzionale, della provvigione pubblica e del reddito massimo garantito, a fronte di anoressiche attitudini politiche, perlopiù parashampiste o parabarbieristiche.

Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, ognuno in fondo perso dentro i cazzi suoi…

Se non fosse che questa umanità di provincia, aborre la vita spericolata quale supremo premio per leader e condottieri. Di qui le modeste folgorazioni di quanti, sotto l’efetto di quella droga pesante che non è L’aurea mediocritas dell’Ariosto, intesa come esigenza di prendere le distanze dalle passioni ma come dopamina della mediocrità vera e propria, impattano in deliranti rivelazioni di re, più o meno tonnati, amarodigeriti, caffeinati o avvinazzati. Cosa vuoi, ciascuno sperimenta l’ebbrezza che più gli aggrada. Tu diresti: il godimento, più o meno indotto da onanismo, è cosa insindacabile. Resta il fatto che il giornalismo gioca di rimessa. Al di là di ogni lodevole intenzione, siamo costretti a ragguagliare la pubblica opinione che, peraltro, in Calabria non esiste, su fatterelli relativi alle miserabili imprese di altrettanti straccioni del precariato partitico. Siamo, oggettivamente, complici di un disegno di desertificazione cerebrale della società quando prestiamo le nostre penne o le sparlate parole televisive alla divulgazione dei pensierini depensati della Banda Bassotti?

Resisto, a stento, alla tentazione di oscurare i flebili starnuti politicanti. Dopo di che, rivendico, anch’io la mia piccola allucinazione, mutuata da una struggente canzone di Claudio Lolli: «Ho visto degli zingari felici, ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra».

 

*Conduttrice trasmissione Perfidia

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