LAMEZIA TERME C’è un’Italia che tenta di ripartire e una Calabria ferma al palo. A Roma uno tsunami travolge la classe politica dando vita a un ricambio generazionale senza precedenti e qui un manipolo di addetti ai lavori si arrabatta per mantenere le sue posizioni di privilegio. E anche se non c’è un governatore, se il consiglio regionale dovrebbe solo sciogliersi e i calabresi tornare alle urne ecco che Franco Talarico ne inventa un’altra delle sue.
Il presidente del consiglio regionale ha fretta di procedere a una nuova infornata di nomine. Sono gli ultimi giorni dell’Impero e ogni occasione potrebbe essere l’ultima. In fondo basta appellarsi ai poteri del Consiglio ed ecco che le porte per la nomina del presidente della Fondazione Terina onlus si aprono magicamente.
Ma, anche in questo caso, le procedure mostrano aspetti da chiarire, opacità preoccupanti. Quasi cinquanta i curriculum inviati dagli aspiranti presidenti. Nove quelli respinti e quaranta quelli risultati idonei al prestigioso incarico, anche se pare che alcuni di questi siano sprovvisti della laurea. Una voce fastidiosa che si accompagna a una singolare scelta degli uffici che hanno esaminato le pratiche.
Perché se è giusto respingere le domande prive dei requisiti necessari o quelle pervenute oltre il limite massimo, non si capisce perché debba essere ritenuta «non idonea» una domanda perché «il curriculum allegato all’istanza presentata è privo di data e firma». Una nota che è valsa la bocciatura di tre “pretendenti”, guarda caso fra i più titolati, e alla quale non ci si era mai appellati prima. La ragione è presto detta: data e firma devono essere ben leggibili sull’istanza, il curriculum è allegato alla stessa istanza e non necessita di ulteriori autografi.
Gli esclusi, naturalmente, non ci stanno e preparano il ricorso. Ma quando c’è da aumentare il contenzioso della Regione, per la verità, Franco Talarico non si è mai tirato indietro. Tanto a pagare per gli “errori” dei politici sono i calabresi. (0070)
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