COSENZA Tutti in piazza per dire no alla meno amata delle riforme di Renzi e per compattare il fronte politico-sindacale: stamattina i docenti di ruolo e i docenti precari calabresi si sono ritrovati in piazza 11 Settembre per una pubblica assemblea per discutere di quella che chiamano la «sedicente “riforma” Renzi sulla Scuola, che non ha nulla di pedagogico e altro non è che un ennesimo modo per effettuare ulteriori tagli e privatizzazioni».
All’assemblea erano stati invitati i deputati calabresi, forze sindacali, associazionismo e chiunque avesse a cuore le sorti dell’educazione in questo paese. Numerosi i docenti auto organizzati mobilitati in piazza, pur ostacolati dalla calura estiva, mentre fra gli invitati politici, solo in pochi sono intervenuti (Pd scuola, Movimento 5stelle e Rifondazione), presenti il deputato grillino Sebastiano Barbanti di 5 stelle e le sigle sindacali Usb, Gilda, Cgil, Anief, Asi e Sab, con cui i docenti, che ormai da anni conducono battaglie in difesa della Scuola pubblica italiana, hanno interloquito, manifestando «preoccupazione per queste riforme calate dall’alto che, secondo Reggi, candidato alla poltrona di ministro dell’Istruzione, dovrebbero apportare 1,5 miliardi e mezzo di euro col taglio di un anno delle superiori e la scomparsa di mezzo milione di precari».
L’obiettivo che accomuna i docenti «non è solo la difesa del “posto di lavoro” ma soprattutto quello di una istituzione come la Scuola, la sola a possedere peculiarità tali da liberare le menti dei giovani e renderli cittadini consapevoli e, soprattutto, liberi. Pertanto – hanno spiegato – la Scuola che propone Renzi, fatta di privatizzazioni, premi elargiti dai Dirigenti solo in base al loro arbitrio personale, di prove Invalsi incapaci di restituire analisi critica, fatta da sempre meno docenti che lavoreranno sempre di più, una Scuola che mortifica il lavoro di anni svolto dai precari non può essere accettata. Una scuola – aggiungono – vissuta nel ricatto del refrain “o lavorate così o chiudiamo” non è accettabile. Una scuola in cui si opera come in una qualsiasi azienda, non risponde alle precipue esigenze che, invece deve avere un ente educativo che deve, necessariamente, porre al centro del proprio interesse lo studente». A seguito dell’assemblea si è deciso di fare visita alla sede del partito che, attualmente, rimane il principale responsabile di questo stato di cose, ossia il Pd. Tuttavia, giunti in viale Trieste, i “prof” hanno trovato chiuse le porte della sede del partito: «Nessuno all’interno – raccontano, tra sorpreso e sdegno – per poter consegnare il nostro documento propositivo». Raggiunti telefonicamente, i democrat cosentini «si sono dimostrati disponibili ad incontrarci lunedì».
Ma i gruppi “Insegnanti calabresi”, “Precari della Conoscenza” e “Docenti contro la Legge Aprea” incalzano e desiderano «tuttavia portare a conoscenza l’opinione pubblica che questo partito, che parla di ascolto dei docenti, che sostiene di essere a favore del mondo della Scuola e di voler valorizzare gli insegnanti, attualmente, soprattutto con questo nuovo piano, è il principale artefice dello suo sfascio. Un piano che porterebbe migliaia e migliaia di esuberi a catena tra i docenti di ruolo e precarizza il lavoro. Continueremo la nostra lotta- concludono –, con varie iniziative di sensibilizzazione sul territorio calabrese e ci recheremo, infine, a Roma il 15 luglio per essere insieme a tutti gli altri docenti italiani in mobilitazione a Montecitorio in contemporanea con la presentazione del Piano Scuola». (0070)
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