CASO SCAJOLA | Le amicizie pericolose dell'ex ministro
REGGIO CALABRIA Amedeo Matacena non è l’unico personaggio chiacchierato e in odor di ‘ndrangheta che l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola abbia sostenuto o frequentato. Al contrario, stando agl…

REGGIO CALABRIA Amedeo Matacena non è l’unico personaggio chiacchierato e in odor di ‘ndrangheta che l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola abbia sostenuto o frequentato. Al contrario, stando agli approfondimenti investigativi ordinati alla Dia dal pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, sono diverse e tutte da spiegare le frequentazioni ambigue che Scajola potrebbe vantare. È quanto emerge da una delle informative depositate di fronte al Tribunale del Riesame, che fra tre giorni dovrà decidere se l’ex ministro, come gli altri otto soggetti indagati per aver aiutato l’ex parlamentare Amedeo Matacena a sottrarsi all’esecuzione di una condanna definitiva per mafia, come ad occultare il suo immenso patrimonio – lo stesso Matacena, la moglie, Chiara Rizzo, la madre Raffaella De Carolis, i collaboratori Antonio Chillemi e Martino Politi, e le segretarie dei due politici, Roberta Sacco e Maria Grazia Fiordelisi – dovranno rispondere dell’aggravante mafiosa.
Un’accusa che per gli uomini della Dia – che sulla rete tessuta dai due politici non hanno mai smesso di indagare – ci sono tutti gli elementi per sostenere. E non solo per il presunto ruolo giocato da Scajola, nelle vesti di ministro dello Sviluppo economico, nel finanziamento di aziende chiacchierate e sponsorizzate dallo stesso Matacena. Ma anche – se non soprattutto – per le ambigue frequentazioni liguri dell’ex ministro, a partire da quella con l’ex sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino per il quale la Procura in quei giorni aveva appena chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nel giugno 2011 – ricorda la Dia nell’informativa –, Scullino aveva rassegnato le dimissioni verosimilmente al fine di evitare che fosse inviata una commissione di accesso, come era già successo per quello di Bordighera. Una misura che arriverà comunque per il parlamentino della città ligure per decisione dell’allora ministro Annamaria Cancellieri e cui seguirà l’incriminazione dell’allora sindaco Scullino, oggi imputato al processo La Svolta, con l’accusa di aver riservato un trattamento di favore alla Marvon, cooperativa grande mattatrice di appalti in realtà in mano ai massimi esponenti del locale di Ventimiglia.
Inoltre – annota la Dia nell’informativa agli atti dell’inchiesta Breakfast – «alle elezioni amministrative del 2007, il locale di Ventimiglia aveva sostenuto a Moio Vincenzo e quindi la lista di Scullino Gaetano che, grazie anche a quei voti, era stato poi eletto sindaco». Eppure proprio nei giorni neri della bufera giudiziaria, l’ex ministro Scajola si preoccupa di rincuorare Scullino – suo vecchio discepolo – promettendogli addirittura una futura candidatura. Sintetizzano infatti gli uomini della Dia: «Scullino chiama Claudio che gli dice di tenersi pronto per la prossima avventura di settembre… Scullino dice che sta impostando la sua difesa, Claudio si lamenta con Scullino che è circondato da vermi (i politici del Pdl che hanno scaricato Scajola e i suoi, ndr) e che lui (Claudio) l’ha sempre difeso… Scullino vuol parlare con Claudio e si mettono d’accordo per domani mattina».
Ma l’ex sindaco di Ventimiglia non è l’unico politico chiacchierato, indagato o imputato con cui Scajola fosse in rapporti. Al contrario, dice la Dia passando in rassegna le indagini La Svolta e Maglio della Dda di Genova, sono numerosi gli amministratori che secondo i magistrati la ‘ndrangheta avrebbe utilizzato per condizionare gli enti locali– Giovanni Bosio, Maurizio Zoccarato, Armando Biasi– con cui Scajola sarebbe stato in varia misura in contatto.
Di Biasi, la Dia ricorda ad esempio che sarebbe stato lo stesso Giuseppe Marcianò – ritenuto il capo dell’omonimo clan di Ventimiglia, considerato espressione dei Piromalli di Gioia Tauro – a presentarlo a Scajola, definendolo un ragazzo d’oro.
Di certo era in contatto con Marcianò anche Maurizio Zoccarato, ex sindaco di Sanremo e uomo di fiducia di Scajola, su cui si legge negli atti: «Nelle conversazioni intercettate, emerge che Marcianò Giuseppe ha una grande stima arrivando a definirlo “questo è della nostra famiglia” e lo consideri una persona avvicinabile e disponibile». Vicino all’ex ministro era anche Gianni Bosio, ex sindaco dell’amministrazione di Bordighera sciolta per infiltrazioni mafiose e indagato per voto di scambio, a difesa del quale Scajola è anche intervenuto pubblicamente affermando: «Il signor Gaetano Scullino e Giovanni Bosio sono due galantuomini non raggiunti da nessun provvedimento. I cittadini di Ventimiglia e di Bordighera sono cittadini perbene e Bordighera è una delle più belle città e Ventimiglia si stava preparando al cambiamento. La legge dice che quando un’amministrazione comunale è dominata da presenze esterne e condizionata nelle sue scelte deve essere sciolta. Il prefetto nella sua relazione su Bordighera, dopo un approfondimento di 6 mesi su indagine sul Comune, ha relazionato al ministro che non aveva ravvisato condizionamenti di carattere mafioso, ma nonostante questo è stato sciolto. Dopo di chè è andata a processo in primo grado dall’accusa di ‘ndrangheta. A Ventimiglia nessuno è stato oggetto di provvedimenti e si vedrà. Vi pare normale che nel Centro Nord Italia siano state sciolte sono due città per infiltrazione mafiose sono Bordighera e Ventimiglia? Quanto meno mi fa venire dei dubbi».
La Dia sta passando al setaccio tutti i rapporti e potrebbe rivalorizzarli nell’ambito dell’inchiesta Breakfast, alla luce di un quadro in cui Scajola non sia da considerare un semplice terminale politico, ma la pedina di un gioco criminale molto più ampio, giocato su una scacchiera in cui sono le ‘ndrine a dettare le regole. Anche elettorali. (0020)