ROMA Sorriso largo, di quelli che infondono speranza, zainetto rosso in spalla e tanta voglia di spiegare che la “sua” Reggio è una città che merita di essere aiutata e che il “modello Reggio” è un marchio immeritato imposto dalla malapolitica, ma assolutamente lontano dalla stragrande maggioranza dei reggini che restano persone perbene e che sono pronti a fare la loro parte per una “nuova primavera”.
Così si è presentato ieri nei Palazzi romani della politica e delle istituzioni Giuseppe Falcomatà, indicato dalle primarie del Partito democratico come candidato a sindaco quando Reggio tornerà alla normalità democratica dopo la dura parentesi dello scioglimento di un’amministrazione comunale giudicata «contigua alla ‘ndrangheta».
Prima a Montecitorio, dove a tanti parlamentari ha avuto modo di spiegare le ragioni della sua decisione di spendersi in una battaglia difficile e, per molti versi, subdola. Poi a Palazzo Chigi per un lungo colloquio con Marco Minniti, dove il ricordo delle battaglie combattute nella trincea reggina insieme a Italo è stato inevitabile e commovente.
Infine a via del Nazareno, sede della direzione nazionale del Pd per incontrare Lorenzo Guerini che non nasconde il suo entusiasmo per la scelta venuta fuori dalla primarie reggine. Non che i problemi interni siano risolti definitivamente, ma c’è lo spazio e il tempo per ricostruire compattezza e per prepararsi al vero confronto elettorale del novembre prossimo.
Non si è andati, in questa prima fase, oltre alla presa di contatto, altri appuntamenti sono stati già calendarizzati per scendere nel concreto di un programma da offrire alle stremate e sfiduciate famiglie reggine. Tuttavia piace la determinazione con la quale Giuseppe Falcomatà mette in campo due princìpi basilari: chi è stato con “loro” non potrà stare con noi. La città conosce le storie di tutti e tutti hanno una storia, non perdonerebbe posizioni equivoche sulla linea del cambiamento. Poi l’ingombrante eredità: Giuseppe Falcomatà vuole camminare sulle sue gambe e non intende ridurre l’enorme patrimonio umano che gli ha lasciato il compianto Italo a una rendita politica.
E già questo è un modo altissimo di onorare la figura di un genitore tanto illustre da parte di un figlio che intende non tanto perpetuarne il ricordo, quanto incarnarne i principi di pulizia, moralità, amore disinteressato per Reggio.
Pa. Po.
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