LAMEZIA TERME Oliverio va come un treno, Magorno è fermo al palo. Metafore che non rendono appieno la complessità della situazione, ma che sono però utili a tracciare almeno un quadro di massima in quella macedonia che è oggi il Pd calabrese. Ieri lo staff di Oliverio ha ritirato tutto il materiale necessario per la raccolta del 35% delle firme dei componenti dell’assemblea regionale, segnando un punto fermo nello scenario democrat: il presidente della Provincia non si ritira e parteciperà alle primarie del centrosinistra. La previsione degli addetti ai lavori a lui vicini – ottimistica o meno – supera addirittura le 105 firme necessarie per ufficializzare la candidatura. I moduli per le sottoscrizioni sono stati già consegnati ai referenti di Cosenza, Vibo, Catanzaro e Crotone. «Abbiamo deciso di non includere Reggio, per una forma di rispetto nei confronti di Massimo Canale», dice uno dei responsabili della campagna dell’ex parlamentare, che aggiunge: «Anche senza i delegati di quella provincia ci siamo. Abbondantemente».
Già, la candidatura di Canale. Magorno, d’intesa con i vertici nazionali, aveva deciso di puntare forte su di lui anche per spingere Oliverio a farsi da parte. Il giovane avvocato reggino era stato individuato come la personalità giusta per garantire a un tempo l’unità e il rinnovamento del partito. Il mancato passo indietro del presidente provinciale, però, complica tutti i piani. E infatti l’ala renziana – una parte della quale non ha mai digerito la scelta di Canale – sarebbe pronta a fare dietrofront e a rimescolare tutte le carte. La nuova, possibile, strategia si basa sulla necessità di virare in fretta su un “candidato d’area”. Così, mentre calano le quotazioni di Canale (che potrebbe comunque decidere di condurre la battaglia da solo), salgono prepotentemente quelle di Gianluca Callipo, un renziano della prima ora. Ma anche questa soluzione non è esente da difficoltà. Una parte dei magorniani storce il naso ed è convinta che il giovane sindaco di Pizzo non avrebbe nessuna chance contro Oliverio. Sta sondando il terreno in vista di una candidatura anche Mario Maiolo, forte della sponsorizzazione di Ciccio Sulla e Antonio Scalzo, anche se una buona fetta della maggioranza Pd pare piuttosto tiepida di fronte a questa eventualità. Magorno potrebbe anche essere chiamato a fare i conti con i delusi reggini che, senza Canale in pista, non sembrano disposti ad appoggiare comunque il candidato renziano, in quanto più propensi a riabbracciare Oliverio e la sua campagna elettorale.
È, insomma, una girandola continua in cui nemmeno gli sherpa dell’una e dell’altra parte riescono sempre a capirci qualcosa. Quel che è certo è che Oliverio è già lanciatissimo verso la sfida, mentre il fronte opposto pare già in ritardo. Per presentare il 35% delle firme dell’assemblea – o, in alternativa, le 6mila raccolte tra gli iscritti – resta solo una settimana (i termini scadono il 28 luglio). Riuscirà il candidato renziano, anche di fronte al grande appeal che starebbe incontrando Oliverio, a coagulare tutti questi consensi in così poco tempo? Difficile fare pronostici.
Resta sempre in campo un’altra possibilità: che Renzi, stufo delle diatribe calabresi, intervenga direttamente e “imponga” il suo candidato, che sia Ernesto Carbone o l’attuale ministro degli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta. Senza dimenticare l’opzione “Papa nero”, cioè una personalità autorevole con il compito di pacificare una volta per tutte un partito uscito da pochi mesi dal commissariamento ma già finito in una nuova “guerra civile”. Anche se sono pochi quelli che credono alla svolta “autoritaria” di Renzi. «Il vicesegretario Guerini si è più volte detto favorevole alle primarie, mentre Bonaccini, responsabile degli enti locali del partito, ha addirittura partecipato alla riunione per l’approvazione del regolamento. Revocare le consultazioni all’ultimo minuto non avrebbe senso e per il partito sarebbe un grave passo falso, che diventerebbe presto un caso nazionale», riflette uno dei consiglieri regionali del Pd che sta seguendo da vicino le trattative.
Entro martedì i renziani potrebbero sciogliere la riserva e ufficializzare il loro nome. E dare così avvio a primarie che, ancor prima di iniziare, hanno già sfiancato il Pd.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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