REGGIO CALABRIA Sceglie ancora una volta il silenzio Chiara Rizzo, la moglie dell’ex politico armatore Amedeo Matacena, destinataria di un’ordinanza di custodia cautelare l’8 maggio scorso e per la quale la Procura ha di recente avanzato istanza di giudizio immediato. Cinque giorni non sembrano dunque essere stati sufficienti al collegio difensivo di Lady Matacena – formato dagli avvocati Bonaventura Candido e Carlo Biondi – per elaborare una strategia difensiva diversa dal silenzio dietro cui la Rizzo si è trincerata dal giorno dell’interrogatorio di garanzia. Di fronte al pm Giuseppe Lombardo, la donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere, «ed è questo il dato che rileva», filtra dalla procura, nonostante i legali abbiano cercato di trincerare una precisa scelta difensiva dietro una nuova salva di eccezioni, puntualmente respinte al mittente dal pm.
Una scelta difensiva, che – per alcuni – non stupisce. Stando a quanto emerge dall’analisi dei capi di imputazione per come precisati dal pm Lombardo di fronte al Tribunale del riesame, la posizione di Lady Matacena si sarebbe aggravata anche alla luce dei nuovi elementi investigativi emersi in seguito all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare.
Per la Procura – anche all’esito dell’analisi delle carte sequestrate nel corso delle perquisizioni – la Rizzo avrebbe un ruolo tutto fuorché ancillare nel progetto di salvaguardare l’operatività del marito in fuga dall’esecuzione di una condanna definitiva per mafia, nonché il suo ingente patrimonio occulto. Secondo i magistrati, sarebbe infatti proprio Lady Matacena la reale dominus dell’operazione di intestazione fittizia che avrebbe permesso all’armatore di spostare la titolarità di diverse società, con sede nei più diversi paradisi fiscali. Un’operazione a orologeria, ricostruita in dettaglio dalla Procura, e che secondo i pm sarebbe stata scadenzata sulla base del complicato e lungo iter dei procedimenti a carico di Matacena.
Ma non solo. Alla luce dei nuovi elementi, tanto a carico della Rizzo, come della madre di Matacena, del suo factotum Martino Politi, come del presidente e legale rappresentante di una delle società, Antonio Chillemi, e «altri soggetti in corso di compiuta ricostruzione» gli inquirenti, pur senza arrivare ad una contestazione formale, arrivano a prefigurare anche un’ipotesi di favoreggiamento reale perché «fornivano il proprio contributo causale al complessivo programma delittuoso diretto ad eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali ovvero di agevolare la commissione di uno dei delitti di cui agli articoli 648, 648 bis e 648 ter ideato e attuato da Matacena Amedeo Gennaro».
a. c.
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