Spaccio nella capitale, la Corte d'appello "grazia" cinque reggini
REGGIO CALABRIA Sono tutti reggini doc, ma avevano scelto Roma come principale piazza di spaccio per piazzare le forniture di hashish e cocaina. Nella capitale sono stati processati incassando in pri…

REGGIO CALABRIA Sono tutti reggini doc, ma avevano scelto Roma come principale piazza di spaccio per piazzare le forniture di hashish e cocaina. Nella capitale sono stati processati incassando in primo grado pesanti condanne. Una sentenza riformata ieri dalla Corte d’appello di Roma che ha più che dimezzato le pene in precedenza comminate dal gup Domenico Antonio Laurendi, Domenico Varano, Giovanni Praticò, Massimiliano Dattilo e Cosimo Pennestrì, tutti reggini di età compresa tra i 30 e i 40 anni, ritenuti responsabili di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione.
Passa dunque da 8 anni e 40 mila euro di multa a 3 anni e 10 mesi, più 1200 euro di multa la pena inflitta a Laurendi, difeso dagli avvocati Giuseppe Nardo e Francesco Floccari, medesima pena comminata a Varano, assistito dall’avvocato Nardo, in precedenza condannato a 10 anni di carcere e 44mila euro di multa, mentre è di 3 anni e 8 mesi la condanna incassata da Dattilo, assistito dall’avvocato Polimeni, in passato condannato a 6 anni e 8 mesi. Ma una riduzione di pena arriva anche per Praticò, difeso dall’avvocato Scarpati, che passa da 7 anni e 4 mesi di carcere a “soli” 3 anni e 8 mesi, mentre più sostanzioso sembra lo “sconto” incassato da Pennestrì, difeso dall’avvocato Basilio Pitasi, che vede scendere la pena rimediata da 6 anni e 2 mesi a 1 anno e 8 mesi di carcere.
Stando a quanto emerso dalle indagini, i cinque partivano da Reggio Calabria per consegnare hashish e cocaina a Roma al geometra romano Romeo Onori, incaricato poi di piazzarla sul mercato. Ma nel luglio del 2011, qualcosa nell’organizzazione salta e iniziano i problemi. Dopo la consegna di un pacco di “roba”, Onori, trovando difficoltà a venderla, tergiversa, ritarda, non si presenta agli appuntamenti. Scuse che fanno imbestialire i calabresi, che arrivano a minacciare di morte il geometra, “salvato” dall’empasse dalle forze dell’ordine che nel luglio del 2011 gli stringono le manette ai polsi perché beccato nei pressi di via Palmiro Togliatti a Roma con poco meno di un chilo di hashish.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it