LAMEZIA TERME È un refrain piuttosto liso, che ricompare sempre alle vigilia degli appuntamenti elettorali. «Sbloccheremo il turnover sanitario», «faremo nuove assunzioni». Solo che poi, di norma, non succede nulla. Oggi è la Lorenzin a promettere, con un tweet, i cambiamenti tanto attesi. Ecco il cinguettio: «Calabria verso lo sblocco del turnover. Dopo tanti sacrifici i calabresi hanno diritto a una buona sanità». Bello, il film già visto. Nel recente passato un annuncio simile era stato fatto dal sub-commissario Andrea Urbani, arrivato in Calabria su input dello stesso ministro della Sanità. La data della sua dichiarazione è importante: 4 maggio, a 20 giorni dalle elezioni europee in cui era candidato Peppe Scopelliti, governatore sospeso e pezzo forte di Ncd, lo stesso partito della Lorenzin. «Ci sono tutte le condizioni per lo sblocco del turnover», chiariva Urbani. Ma l’eventuale parere positivo del Tavolo Massicci non era sufficiente, perché serviva una «legge ad hoc per la cui stesura siamo in contatto con i ministeri vigilanti». Una norma il cui varo sembrava imminente: «Siamo fiduciosi e convinti che possa essere emanata quanto prima». Le elezioni si sono poi celebrate, Scopelliti è rimasto comunque fuori dal Parlamento comunitario e di quella legge – così come del tanto agognato “sblocco” – si sono perse le tracce.
Adesso, però, le nuove assunzioni sono in dirittura d’arrivo, almeno a sentire la Lorenzin, ai cui proclami sono immediatamente seguite le note di giubilo dei colleghi di partito, in particolare del candidato a presidente della Regione di Alternativa Popolare, Nico D’Ascola, e del capolista di Ncd a Cosenza, Pino Gentile. Entrambi hanno rivendicato il merito del paventato superamento del turnover e messo in circolo le prime cifre: «Grazie alle nostre legittime pressioni e alla trasmissione ufficiale della richiesta, il ministro Lorenzin ha sbloccato le prime 300 postazioni per medici e infermieri dell’emergenza e del comparto».
LA POSIZIONE DEL “MASSICCI”
Il punto è che il Tavolo ex Massicci (l’organo che vigila sul Piano di rientro), guidato da Angela Adduce del Mef, dice altro. E stabilisce una conditio sine qua non per lo sblocco del turnover: la mobilità del personale. Il principio è piuttosto semplice: prima di procedere con le nuove assunzioni, la Regione deve smistare medici e infermieri nei reparti più scoperti. In Calabria, dal 2010, sono stati chiusi 17 ospedali; e dunque di personale in esubero da trasferire nei reparti più in crisi ce ne sarebbe a iosa. Eppure la mobilità pretesa dal Massicci è stata una predica affidata al vento. Tutto è rimasto come prima.
Alcuni esempi. A Melito Porto Salvo il punto nascita è stato chiuso, ma rimangono ancora “operativi” medici e infermieri, mentre al Riuniti di Reggio il reparto di ostetricia deve fare i conti con una drammatica carenza di personale. Stessa anomalia ad Acri: punto nascita inattivo e personale non trasferito. E nella struttura omologa dell’Annunziata di Cosenza la situazione è di piena emergenza. A Palmi ci sono ancora i radiologi, malgrado l’ospedale, formalmente, non esista più. C’è pure il caso di un bando fantasma. L’aveva emanato l’Asp di Reggio ad aprile e riguardava proprio la mobilità dei dipendenti: scomparso.
COME STANNO LE COSE
Il blocco del turnover (che vieta la sostituzione del personale andato in pensione) sarà in vigore per tutta la durata del Piano di rientro. Sono possibili però le deroghe, per non mettere a repentaglio i Lea (livelli essenziali di assistenza). A stabilire i confini di queste “eccezioni” è il decreto Balduzzi, che prevede uno sblocco del 15% per i “cessati in servizio” negli anni 2012 e 2013. I pensionati sono stati in media mille all’anno, dunque la deroga relativa al biennio di riferimento dovrebbe riguardare circa 300 persone. Quindi 300 nuovi posti disponibili? Non proprio, dato che il decreto 101 sul pubblico impiego chiarisce che il 50% di questi debba essere riservato ai precari, che in Calabria sono circa 1.500. Ecco: nel caso di una legge nazionale che sblocchi il turnover (il tweet della Lorenzin non basta), su parere positivo dell’ex Massicci, sarebbe possibile contrattualizzare solo 150 sanitari. E senza la possibilità di effettuare nuove assunzioni, visto che lo stesso decreto 101 dice che i concorsi si possono fare solo dopo aver espletato le procedure di mobilità.
LA STORIA SI RIPETE
L’ex Massicci, durante l’ultima riunione, ha richiesto al commissario ad acta calabrese, Luciano Pezzi, l’invio dei dati relativi al “fabbisogno di personale”, in vista di un eventuale sblocco del turnover. Richiesta già avanzata nei mesi scorsi e prontamente girata ai direttori generali delle Aziende sanitarie regionali. Ma le risposte attese da parte di Asp e Ao non sono mai arrivate. Forse perché la mobilità non è mai stata presa in considerazione?
In una nota dello scorso 15 gennaio – firmata dall’allora sub-commissario Pezzi e dal suo omologo Andrea Urbani – veniva infatti specificato che «prima di procedere alle assunzioni sulla base delle concessioni delle deroghe, occorrerà espletare le procedure di mobilità, dando evidenza dei risultati conseguiti». Che non si sono ancora visti. A dispetto dei proclami elettorali.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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