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Avrebbe favorito Lo Giudice, il poliziotto si difende

REGGIO CALABRIA «Io sono certo che quell’informativa non sia stata mai fatta. Non riesco a capire come si possa credere all’ispettore Nicosia che prima dice di aver redatto l’informativa prima del 15…

Pubblicato il: 04/11/2014 – 19:03
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Avrebbe favorito Lo Giudice, il poliziotto si difende

REGGIO CALABRIA «Io sono certo che quell’informativa non sia stata mai fatta. Non riesco a capire come si possa credere all’ispettore Nicosia che prima dice di aver redatto l’informativa prima del 15 gennaio e di averla salvata su due dischi di back up del contenuto del suo pc, poi torna in procura dalla dottoressa Ronchi e dice che su quel cd non la trova dunque deve averla redatta dopo il 15 gennaio, poi dice che il disco su cui doveva essere contenuta lo ha trovato rotto nel borsone in cui lo conservava». Arriva quasi al termine del suo controesame lo sfogo con cui il dirigente della questura, Castrenze Militello ha ribadito la sua totale innocenza nel processo che lo vede accusato, assieme a Matteo Periti, di aver agevolato Luciano Lo Giudice, omettendo di trasmettere in Procura un’informativa redatta dalla squadra amministrativa, in seguito al controllo del bar “Peccati di gola”, ritenuto oggi il cuore dell’impero commerciale e criminale di Lo Giudice. Per lui, quell’informativa probabilmente non è mai stata redatta e di certo non è transitata dalla sua scrivania, ma soprattutto – sostiene – «il signor Luciano Lo Giudice non solo non lo conosco, ma non l’ho mai visto».

 

LE ISPEZIONI A TAPPETO DEL 2007 Incalzato prima dalle domande del pm Antonella Crisafulli, quindi dei suoi legali – gli avvocati Francesco Albanese e Andrea Alvaro – Militello ha ripercorso quei mesi del 2007 in cui era stata disposta l’ispezione a tappeto dei bar presenti sul corso Garibaldi «per verificare se ci fossero fra i proprietari soggetti di interesse investigativo». È proprio nell’ambito di quest’attività, ha ricordato il dirigente della Questura, che gli agenti avrebbero scoperto che le licenze di uno dei bar sottoposti a ispezione – il caffè Garibaldi – sarebbero state intestate a Luciano Lo Giudice. Nonostante l’esercizio commerciale risultasse di proprietà di una società controllata da un sostituto commissario della Polizia, Giuseppe Pusante, una donna di nazionalità rumena, Beatrice Enacopol e un cittadino di nazionalità indiana, Parkash. Una circostanza che avrebbe indotto Militello a fare diverse segnalazioni tanto al questore «perché ritenevo inappropriato che il dirigente della sezione immigrazione risultasse in società con due cittadini stranieri», come al Comune «perché formalmente le licenze erano intestate a un soggetto diverso dai proprietari del bar». Ma soprattutto avrebbe portato la squadra della polizia amministrativa a bussare al bar “Peccati di gola”. Ed è in quello che gli inquirenti arriveranno a considerare il cuore imprenditoriale dell’impero di Luciano Lo Giudice che gli agenti avrebbero registrato una serie di irregolarità – dai dipendenti senza il necessario copricapo, all’assenza della tabella d’avvertenza dei giochi proibiti per le slot machine – che a Lo Giudice sarebbero costate una segnalazione e una multa da quattromila euro.

 

QUELL’INFORMATIVA CHE NON SI TROVA E LE ACCUSE DELLA STALTARI Ma l’informativa relativa a quel controllo non è mai arrivata in Procura. Per l’ispettore Nicosia – grande accusatore di Militello e Periti – quel documento sarebbe stato fatto sparire per fare una “cortesia” a Lo Giudice in ragione dei cordiali rapporti intrattenuti con il dirigente della Questura, Militello. Una tesi abbracciata dalla pubblica accusa anche sulla base delle dichiarazioni della commercialista di Lo Giudice, Enrica Staltari, che in aula ha affermato non solo di aver incontrato Militello «due o tre volte» dopo quel controllo, ma anche di aver saputo da Luciano dell’esistenza di un rapporto di conoscenza formale fra lui e il dirigente della questura. Affermazioni oggi radicalmente smentite in aula da Militello, che ha sostenuto di aver incontrato la Staltari solo una volta «perché si è presentata nel mio ufficio e ci è rimasta per non più di due- tre minuti», negando rotondamente di aver fornito alla donna spiegazioni sui motivi dell’ispezione al bar Peccati di gola o rassicurazioni sull’esito di quel controllo.

 

LA SMENTITA DI MILITELLO «Non so perché la Staltari abbia fatto certe affermazioni – ha detto, rispondendo alle domande del pm Crisafulli, che gli ha contestato il contenuto di un’intercettazione in cui si ascolta la donna riferire a Luciano l’esito del colloquio con il dirigente– probabilmente per ingraziarsi un datore di lavoro munifico, non lo so». Di certo, attacca Militello, «risulta che la Staltari e Nicosia abbiano rapporti con la Enacopol, Nicosia conosce Spataro Tracuzzi e Spataro Tracuzzi ha rapporti con Luciano Lo Giudice. Si conoscono tutti, sono tutti una cosa».

 

UNA VENDETTA DI NICOSIA? E proprio contro Nicosia – grande accusatore del dirigente– Militello punta il dito, ricostruendo i pessimi rapporti all’epoca esistenti, ulteriormente degenerati quando a capo della squadra sarebbe arrivato Matteo Periti, trasferito a Reggio dopo 31 anni di servizio a Torino. Stando a quanto riferito prima dallo stesso Periti, quindi da Militello, Nicosia non avrebbe per nulla gradito l’arrivo del collega, che grazie al grado più alto sarebbe passato direttamente a capo della squadra amministrativa, “spodestando” lo stesso Nicosia, che fino ad allora aveva ricoperto quell’incarico. Per entrambi, nonostante i tentativi di conciliazione, quello sarebbe stato l’inizio di un’escalation di sgarbi, tensioni e scontri, prima gestiti all’interno della squadra, quindi segnalati al questore, che avrebbe disposto l’immediato trasferimento di Nicosia al reparto operativo. Un demansionamento che l’ispettore – stando a quanto riferito dai due – non avrebbe tollerato tanto da meditare vendetta.

 

CUI PRODEST? «Mi fece sapere che l’avrebbe fatta pagare a me come a Militello», ha affermato al riguardo Periti, rispondendo alle domande dei legali, che nel corso del controesame dei due imputati ci hanno tenuto a far emergere come proprio grazie a Militello e Periti nel 2011, quando la Squadra Mobile ha iniziato ad indagare sulla vicenda, sia stato possibile ricostituire – almeno parzialmente – il fascicolo relativo a quel controllo, riesumando una copia del verbale, firmato da Nicosia, che dava atto di quell’ispezione. Un particolare su cui l’avvocato Alvaro ha insistito a lungo, tentando di far emergere un tema forse non ancora affrontato nel corso della lunga istruttoria dibattimentale: ad indagine avviata, chi avrebbe beneficiato della mancanza di quei documenti? Elementi che a breve toccherà al giudice valutare. Il prossimo 13 novembre toccherà agli ultimi testimoni della difesa, quindi saranno pm e legali a dover tentare di tirare le fila della lunghissima istruttoria dibattimentale, cui toccherà al giudice mettere la parola fine con la sentenza. A meno che non intervenga prima l’ormai prossima prescrizione a chiudere in anticipo tutti i giochi.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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