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Tanta amarezza

Piazza dell’Immacolata o, come è anche chiamata dai catanzaresi, piazza Prefettura è il luogo della città da sempre deputato – per la sua centralità ma anche per l’ampiezza – come area nella quale si…

Pubblicato il: 08/11/2014 – 18:34
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Piazza dell’Immacolata o, come è anche chiamata dai catanzaresi, piazza Prefettura è il luogo della città da sempre deputato – per la sua centralità ma anche per l’ampiezza – come area nella quale si programmano i rari (ma molto rari) avvenimenti. Così nel tempo si sono alternati fiere espositive del cioccolato, rassegne teatrali, esibizioni di importanti bande musicali, raduni di automobili d’epoca, comizi elettorali. Non era mai accaduto che su quell’area si tenesse un incontro di pugilato. Ora che c’è stato anche quello, così si può davvero dire che il salotto buono della città ne ha viste di cotte e di crude.
A dare vita all’ultima “rappresentazione” si sono impegnati direttamente dal Comune: un’iniziativa personale del sindaco Sergio Abramo e del consigliere Massimo Lomonaco che, in un recente passato, è stato anche assessore. Chi vi ha assistito parla di botte da orbi tra i due che sono andati giù pesanti. D’altronde il referto medico è impietoso: 15 e 20 giorni; sconosciute, anche se intuibili, rimangono i motivi – quelli veri – quelli che nonostante l’emotività dei racconti rimangono ermeticamente chiusi nella sfera personale dei protagonisti. Tra le tante parole spese per cercare di ricostruire l’accaduto c’è stato anche chi avrebbe tentato di minimizzare, o forse anche ridicolizzare, il fatto lasciando intendere che i due abbiano dato vita a una farsa, un divertente fuori programma a margine dell’elezione del presidente della (nuova?) Provincia. Secondo il nostro buontempone si sarebbe trattato di una messinscena recitata così bene da farla apparire veritiera. E gli attori si sarebbero accapigliati così realisticamente rovinando anche il selciato: colpi alla mascella, pugni in faccia, testate, parole forti. Una “recita” senza sbavature tanto da far credere a chi si gustava la scena che se le stessero dando di santa ragione tanto che qualcuno, quando anche il sangue stava rigando il viso di entrambi, ha avvisato il 113 e sul posto è arrivata un’ambulanza, mentre l’agente di servizio al posto di guardia della prefettura si è preoccupato di allertare le pattuglie disponibili.
Come tocco finale della farsa, sindaco ed ex assessore, ormai calati nella parte, avrebbero deciso di farsi accompagnare al pronto soccorso e poi in questura per denunciarsi a vicenda. L’iniziativa, avviata dal sindaco, ha mandato su tutte le furie l’altro: «Ma come – avrebbe detto – prima mi dice che avremmo scherzato e ora mi querela?». Non essendo sicuro se il copione prevedesse anche la denuncia, il consigliere si è recato negli uffici della polizia per sporgere a sua volta querela e ha chiesto che venisse visionata la registrazione delle telecamere installate in zona perché si stabilisse chi avesse dato la stura al primo pugno. Adesso entrambi avranno modo di spiegare al giudice come sono andate le cose e convincerlo che si è trattato di uno scherzo. Immaginarsi cosa sarebbe potuto accadere se invece di una sceneggiata si fosse trattato di una di quelle scazzottate per rompersi la faccia.
La scintilla che ha appiccato il fuoco sarebbe stata una domanda, probabilmente considerata dal sindaco provocatoria, riguardante il risultato dello spoglio appena concluso. «Perché tu non sai niente?», gli sarebbe stato detto ponendo la domanda in relazione ai voti fatti mancare a Tommaso Brutto candidato del centrodestra. Una domanda che probabilmente ha evocato vecchi rancori e che, probabilmente, andava fatta a un’altra persona capace di manovrare voti e consensi. Comunque sia, dopo qualche spintone e una parola di troppo, entrambi si sono calati nei panni di quei soggetti che, secondo il comune buon senso, sono catalogati ai margini della società, pronti a usare le mani piuttosto che lasciarsi guidare dalla ragione. Dispiace dire che, a distanza di così tanti giorni e nonostante le sollecitazioni che gli sono state rivolte, più al sindaco per la verità, anche se dettate dagli schieramenti di opposizione, i due non abbiano ancora sentito il dovere di rassegnare le loro dimissioni e presentare le scuse alla città. È possibile che la legge possa prevedere che, in casi come questo, sia consentito continuare a svolgere comunque il proprio ruolo, anche se altamente rappresentativo; ma occorre distinguere se ciò che è previsto dalla legge è anche eticamente corretto. Perché un comportamento come quello tenuto dai due amministratori domenica 12 ottobre lascia tanta amarezza e ingenera disprezzo tra i cittadini i quali continuano a prendere le distanze dalla politica dalla quale per un verso si sentono traditi e per l’altro scarsamente rappresentati. Sarebbe opportuno capire che chi sbaglia è giusto che paghi. E a nulla vale la teoria dell’attesa secondo la quale il tempo cancella tutto compreso il ricordo. Quando si predica bene e si razzola male si determinano danni che possono diventare irreversibili. È fuor di dubbio che l’episodio merita un’analisi ponderata a cominciare dagli stessi protagonisti i quali riconosceranno che quella sera in loro non è prevalso il senso di responsabilità, tantomeno possono pensare di aver tenuto un comportamento corretto. Nella vicenda che ha visto protagonisti Abramo e Lomonaco c’è un’enorme questione etica. Norberto Bobbio nell’affrontare il rapporto tra etica e politica ha sostenuto che per un politico il problema della morale era un dovere verso gli altri. E ha sottolineato che non riguarda tanto ricercare quali siano le azioni moralmente lecite o illecite ma che, invece, ha senso porsi il problema della liceità o illiceità morale delle azioni. E conclude che non esiste un sistema morale che non contenga precetti che riguardano l’uso della violenza e della frode. O, forse, si vuol far credere davvero che quella notte fu solo una finzione?

 

*giornalista

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