Cosca Lanzino, arrestato Gatto
COSENZA I carabinieri del Reparto operativo del comando provinciale di Cosenza – guidati dal tenente colonnello Vincenzo Franzese – hanno arrestato, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cau…

COSENZA I carabinieri del Reparto operativo del comando provinciale di Cosenza – guidati dal tenente colonnello Vincenzo Franzese – hanno arrestato, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, Mario Gatto, 45 anni, sottoposto alla sorveglianza speciale di polizia e ritenuto l’attuale “reggente” della cosca di ‘ndrangheta Lanzino-Ruà, egemone nella provincia di Cosenza. L’uomo, secondo l’accusa, stava preparando la sua fuga per non scontare una condanna a 30 anni per duplice omicidio. Il provvedimento è stato emesso dalla Corte d’assise d’appello di Catanzaro sulla scorta delle indagini coordinate dal procuratore Vincenzo Antonio Lombardo, dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal pm della Dda Pierpaolo Bruni e condotte dal nucleo investigativo del reparto operativo.
L’indagine, condotta nell’ambito dell’attività che la Dda di Catanzaro e i carabinieri stanno conducendo per limitare l’autonomia decisionale e sottrarre i beni illecitamente accumulati attraverso l’applicazione di provvedimenti cautelari personali e patrimoniali, ha permesso di accertare che Gatto, dopo la sua scarcerazione avvenuta il 23 dicembre 2013 per decorrenza dei termini di custodia cautelare, aveva ripreso i contatti con persone contigue alla cosca Lanzino-Ruà, nonostante la libertà vigilata e la sorveglianza speciale. Inoltre è stato accertato che l’uomo, dopo la sentenza d’appello di condanna a 30 anni di reclusione, per duplice omicidio e porto d’arma clandestina, emessa il 25 ottobre scorso, stava pianificando la fuga per sottrarsi all’esecuzione della pena, favorito dalla rete di copertura di affiliati alla cosca che avevano già reperito un idoneo immobile da utilizzare per il periodo di latitanza.
COME UNO STUDENTE
«Lo sai che mi devi trovare? Però lo devi sapere solo tu. Devi trovare una casetta da fittare, non grande, una stanza e un bagno, che quando è il momento… arredata… cioè arredata tipo studenti, non è chissà che vado trovando… mò, se mi danno per dire… e con i cazzi…». Così Mario Gatto chiedeva a una persona vicina alla cosca Lanzino-Ruà di Cosenza un posto dove trascorrere la latitanza. Sulla base di questa conversazione, che ha allarmato i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, si è capito che il reggente della cosca stava cercando di darsi alla macchia, preoccupato dalla condanna a trent’anni di carcere per l’omicidio di Vittorio Marchio ed Enzo Pelazza già passata al vaglio dei giudici di secondo grado. È stata proprio la Corte d’assise d’appello di Catanzaro a emettere la nuova misura cautelare che ha riportato Gatto in galera. Il suo interlocutore lo tranquillizzava poiché aveva già trovato un immobile potenzialmente utile al suo scopo che era quello di sfuggire alla cattura.
«Qua è buono. Lo so già, lo sai dov’è proprio il top? Là! Ha cinque ingressi, entri da qua ed esci da dietro con la macchina, capito? Cioè allora, guarda, entri da qua, guarda, e si esce dall’altra parte ancora. Guarda, entri da qua e con la macchina esci dall’altra parte. Entri dal portone ed esci di là, li porto sfiniti. Entri da una parte, esci dall’altra… esci da un’altra… immonitorabile».
E l’imputato, a sua volta, ha risposto – è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare – ponendosi il problema» dell’intestazione del contratto di locazione: «E a chi la intestiamo mò, lo troviamo qualche ragazzo tranquillo?…Eh? Però lo sai che…? Non ci parlare tu, facci parlare qualcun altro pulito?». «Appare evidente – mettono nero su bianco gli inquirenti – la ricerca del Gatto di un rifugio da individuare grazie a un prestanome pulito dove riparare e sottrarsi a eventualii ricerche dell’Autorità giudiziaria in relazione alla condanna subita. Il contenuto delle conversazioni intercettate attesta la concretezza e l’attualità del pericolo di fuga di Gatto. La concretezza del pericolo di fuga emerge, inoltre, dallo stabile inserimento di Gatto nei circuiti della criminalità organizzata cosentina e in specie nell’ambito della cosca Ruà-Lanzino per come accertato con sentenze passate in giudicato e confermato
da recenti fonti collaborative che attestano la permanenza di tale inserimento anche in periodo successivo alla recente scarcerazione dell’imputato nel presente procedimento per decorrenza dei termini di custodia cautelare». Fondamentali si sono rivelate le dichiarazioni dei collaboratori Mattia Pulicanò e Silvio Gioia, nonché altri elementi quali i contatti con la convivente di Ettore Lanzino o altre persone vicino alla cosca Lanzino.
Mario Gatto il 28 novembre deve salire sul banco dei testimoni nella prossima udienza del processo “Terminator IV”, che si sta svolgendo nel tribunale di Cosenza, il procedimento scaturito dall’operazione che ha cercato di fare luce sulla guerra di mafia a Cosenza. Si tratta degli agguati in cui sono morti alla fine degli anni Novanta Enzo Pelazza a Carolei, Antonio Sena a Castrolibero, Antonio Sassone trucidato a Terranova da Sibari e Vittorio Marchio ammazzato a Cosenza. In questo processo sono imputati Vincenzo Dedato, Franco Presta e Francesco Amodio. Gatto e Walter Gianluca Marsico sono stati già condannati nell’ambito della stessa inchiesta ma non erano stati sottoposti a regime restrittivo. Ma per Gatto la situazione adesso è cambiata. Non è escluso che Gatto il prossimo 28 novembre sarà comunque nell’aula della Corte d’assise del Tribunale di Cosenza. Non è escluso che per Gatto possa essere disposto il 41 bis.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it