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La Corte dei conti smaschera l’ultima figuraccia della Regione

È proprio vero che al bello e al brutto non c’è mai fine. La Regione Calabria sembra essere oramai specializzata nella seconda opzione, tanto da essere divenuta collezionista di primati negativi. Una…

Pubblicato il: 18/12/2014 – 11:06
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La Corte dei conti smaschera l’ultima figuraccia della Regione

È proprio vero che al bello e al brutto non c’è mai fine. La Regione Calabria sembra essere oramai specializzata nella seconda opzione, tanto da essere divenuta collezionista di primati negativi. Una somma di problemi consegnati (ahilui!) in mano al presidente Oliverio che, per risolverli, dovrà imparare a fare anche i miracoli.
Le ultime due delibere della Sezione regionale di controllo diplomano l’ente regionale come somaro doc. La prima (n. 45) riguarda il bilancio di previsione 2014. La seconda (n. 47) i controlli interni, che la Corte dei conti ritiene pressoché inesistenti e, di conseguenza, la Regione assolutamente inadempiente.
Per favorire una lettura più sobria, ci limitiamo all’esame della delibera n. 45 che rileva nel bilancio tante anomalie, sì da farlo ritenere inattendibile.
Niente di nuovo, direbbe qualcuno. In Calabria un tale vizio è da ritenersi storico, atteso che ivi vige la perenne incertezza dello strumento sul quale ogni ente pubblico (così come l’impresa privata) dovrebbe poggiare la sua esistenza. Il bilancio rappresenta, infatti, la muscolatura che regge la colonna vertebrale della Istituzione, a cominciare dalle sue performance fondamentali. Ebbene, gli addominali e i dorsali della Regione Calabria sono semplicemente disegnati, apparenti come quelli dei cartoni animati. Presenta un tono muscolare inventato sulla carta con la complicità della burocrazia, nei confronti della quale il magistrato contabile picchia forte. I rilievi vengono fatti risalire ai comportamenti della burocrazia regionale che «dimostrano da un lato, le inefficienze della stessa e, dall’altro, la grave carenza di capacità di intervento da parte degli organi istituzionali regionali competenti, siccome, peraltro, e a quanto pare inutilmente, la Sezione ha già più volte evidenziato». A ben vedere, un j’accuse diretto che tuttavia appare un po’ esagerato, solo che si tenga nella dovuta considerazione – che non affatto esclude una responsabilità di tipo dirigenziale – quell’assurda sudditanza della medesima ai voleri della politica che, troppo spesso, pretende i numeri a proprio compiacimento.

 

LA SINTESI DEI RILIEVI
Crediti (rectius, residui attivi) di annata mantenuti in cantina (rectius, in bilancio) come se fossero bottiglie di prezioso barolo per dimostrare ricchezze non posseduto (rectius, la povertà accumulata). Probabilmente la stessa caratteristica anagrafica avranno tanti dei residui passivi conservati in bilancio, sui quali occorrerebbe un accurato scrutinio anche allo scopo di verificare la legittimità dell’insorgenza dell’obbligazione relativa.
Dunque, un patrimonio virtuale che potrebbe celare disavanzi di amministrazioni inenarrabili, di quelli che rappresentano i chiari sintomi del crack. Il tutto in barba ai riaccertamenti dei residui da effettuare periodicamente che, invece, si evitano per non disturbare il manovratore. Gli improrogabili appuntamenti, peraltro sanzionati, imposti in tal senso dalla recente implementazione della disciplina (decreto legislativo 126/2014) dell’armonizzazione della contabilità e dei bilanci, a decorrere dal 2015 compreso, imporranno al Governatore un gran da farsi, sia in termini di emersione del “buco” che di ricerca delle soluzioni relative.
I giudici dei conti non si sono fermati qui. Hanno affondato il bisturi altrove e hanno accusato, senza tuttavia inveire così come invece si dovrebbe, sul problema delle società partecipate. L’altra vergogna alla quale la nuova governance dovrà riparare. Tante poltrone utili a sistemare i trombati e gli amici. Tanta occupazione strumentale a sistemare i clientes.

 

CIÒ CHE CI VORREBBE
La crisi, ma soprattutto l’onestà e la trasparenza che devono caratterizzare l’andamento della Pa, esigono politiche di bilancio accorte. Per poterle bene individuare occorre preliminarmente capire da dove si parte, dai saldi di bilancio economico e da quelli riguardanti lo stato di funzionalità dell’ente. Insomma, le stesse indicazioni sancite nella relazione di fine legislatura del governatore (impropriamente) espulsa dall’ordinamento dalla Corte costituzionale (sentenza n. 219/2013).
Un accorgimento tecnico-politico che varrebbe la pena introdurre in Calabria – novità assoluta nel panorama nazionale – come relazione di inizio legislatura. Un modo per il presidente Oliverio di non assumersi le responsabilità di chi l’ha preceduto e per rappresentare al “suo pubblico” (rectius, all’intera regione) le penose condizioni di partenza del suo mandato.
Un tale neo-evento costituirebbe l’occasione per misurarsi nel medio termine e a conclusione del suo lavoro, dimostrando alla collettività calabrese tutto ciò che ha fatto di buono o meno.

 

*Docente Unical

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