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Un piano ospedaliero e territoriale non condiviso

Ciò che fa “sorridere” è l’abitudine comune di dare importanza alle futilità della politica e non alle cose che contano per il corretto vivere civile. Dominano il gossip e il chiacchiericcio. È irres…

Pubblicato il: 22/12/2014 – 9:01
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Un piano ospedaliero e territoriale non condiviso

Ciò che fa “sorridere” è l’abitudine comune di dare importanza alle futilità della politica e non alle cose che contano per il corretto vivere civile. Dominano il gossip e il chiacchiericcio. È irresistibile il desiderio comune di tentare il pronostico su chi saranno gli assessori e giù di lì. Questo è quanto occupa, prevalentemente, l’informazione cartacea, costretta ad inseguire e ad assecondare la domanda dell’utenza, altrimenti difficile da intercettare, perché dissuefatta al fascino della vecchia edicola. Un vero peccato, considerata la sua storica funzione di tempestiva vetrina degli accaduti e sede del confronto più estemporaneo, organici a formare lo status di cittadino cosciente.

Dunque, a proposito della prossima legislatura regionale, incombe la notizia che i cittadini vogliono. Prevalgono gli spetteguless a tal punto da rendere noto a tutti persino il tasso di colesterolo e di uricemia dei trenta candidati eletti a consigliere.

Si dice, invece, poco o nulla su ciò che conta per la migliore convivenza sociale. Scarso l’interesse per gli atti che ipotecano il futuro dei figli e nipoti, ma anche dei nonni. Ignoto lo sviluppo dei programmi indispensabili alla rinascita della Calabria, a secco di diritti goduti, primo fra tutti quello al lavoro dei giovani costretti all’emigrazione, così come fecero i loro bisnonni nel primo dopoguerra.

Il sintomo di come non ci si confronta nella nostra regione lo si individua nella gestione della sanità e sul suo futuro. Sono pochissimi quelli che affrontano l’argomento con dovizia dei particolari che occorrono per produrre salute. La quasi totalità dei cittadini è ferma sulle scelte del governo in relazione a chi dovrebbe essere il nuovo commissario ad acta. Su questo “dilemma” è, tra l’altro, venuta fuori una inconcepibile bagarre. Al riguardo, la curiosità (quasi) generale è riconducibile alla formula viziosa: scoprire il quarto asso quando si è in possesso del tris! Sul contenuto, no! Tutto tace, come se i poveri “utenti senza utenza” trovassero soddisfazione alle loro angosce con la mera nomina del nuovo commissario.

Pochi sono a pretendere con forza il progetto assistenziale, ad oggi del tutto inesistente. D’altronde, i protagonisti dell’assistenza – gli operatori sanitari con a capo i poveri medici, soprattutto gli ospedalieri – sono inascoltati e lasciati sempre di più da soli a garantire ciò che appare sempre più impossibile: i Lea.

In questi giorni si è appreso dell’ultimo provvedimento commissariale: il piano triennale di riorganizzazione della rete ospedaliera e del territorio (dicunt). Un’altra beffa alla tutela della salute reale che il cittadino comune pretende. Uno schiaffo alla democrazia partecipata, ma anche al diritto stricto sensu e al merito, segnatamente maltrattato. Esso rappresenta un mero goffo tentativo difensivo di posizione. Una carta da giocare per la conferma!

Ma davvero si può pensare di riorganizzare in zona Cesarini quanto si è distrutto in cinque anni?

Peraltro, senza avere operato alcuna rilevazione del fabbisogno epidemiologico. Senza avere affrontato il confronto con i medici, residuali difensori della salute, e con i Comuni, veri termometri della “temperatura” della periferia sofferente. E ancora. Questo maldestro tentativo costituisce un atto irriguardoso nei confronti di tutto il consiglio regionale eletto. Esclusivamente al medesimo spetta, infatti, la competenza di programmare e, nel caso di specie calabrese, di approvare con legge la pianificazione salutare, a modifica e implementazione di quella licenziata dall’assemblea legislativa regionale del 2004. Le leggi nell’ordinamento si modificano esclusivamente con leggi, prescindendo dalle improprie diciture e dalle altrettante improprie interpretazioni (per non dire sciocchezze), rispettivamente, recate ed effettuate al riguardo nella lettura dell’intesa governo-Regione (leggasi in proposito orientamento consolidato della Consulta, a partire dalla sentenza n. 2/2010, sulla incompetenza del commissario a svolgere funzioni legislative).

A buoni (trenta) intenditori, poche parole!

*Docente Unical

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