CATANZARO Uno spettro si aggira per Palazzo Alemanni. Non è il comunismo marxiano e neppure il nichilismo nietzscheano, ma ad ogni modo il senso di questa vicenda si perde nei meandri della storia regionale. Il “fantasma” ha un nome: Oldani Rocco Mesoraca, ma non un passato certo. Paradossalmente, è più sicuro il suo futuro prossimo. Il governatore Mario Oliverio lo ha nominato, lo scorso 27 gennaio, capo ufficio stampa della giunta. Quindi Mesoraca dovrebbe rimanere a capo dello staff comunicativo della Regione per tutta la durata della legislatura. Per lui si tratta di una sorta di rinnovo, dal momento che ha esercitato lo stesso ruolo anche durante i governi Scopelliti e Loiero. Il punto è però un altro: come ha fatto Mesoraca ad attraversare indenne le lame rotanti dello spoils system regionale?
IL DECRETO
La sua nomina arriva a mezzo decreto firmato da Oliverio, a seguito della manifestazione d’interessi destinata al personale dipendente “di ruolo” in servizio nell’amministrazione regionale. Consecutio logica: Mesoraca è dipendente di ruolo della Regione. Sì, forse, no: quasi impossibile dirlo con buona dose di certezza. Il neo (ma non troppo) capo dell’ufficio stampa, infatti, non risulterebbe tra il personale di ruolo in servizio della giunta, né tra i dirigenti che ruotano nell’orbita di Palazzo Alemanni. Anche in questo caso, c’è quanto basta per alimentare un mistero burocratico che nasce circa un ventennio fa.
SALTO NEL ’95
L’arcano, forse, trova linfa a partire dal 1995. Il 3 marzo di quell’anno l’allora presidente della giunta regionale, Donato Veraldi, firma una nota nella quale riferisce che il consiglio regionale «ha deciso di conferire» a Mesoraca «l’incarico a tempo indeterminato, con decorrenza 1 aprile 1995, di vice capo dell’ufficio stampa e pubbliche relazioni della giunta regionale, equiparato a vice capo redattore ai fini dell’applicazione del contratto nazionale dei giornalisti». Un provvedimento già di per sé anomalo, almeno secondo il ministero dell’Economia. E qui bisogna fare un salto in avanti fino al 2014, quando il dirigente dei servizi ispettivi del Mef, Gaetano Mosella, dedica un passaggio della sua relazione sulla Regione Calabria proprio a Mesoraca. A partire proprio dal documento vergato da Veraldi: «Su questo specifico argomento appare palesemente illegittima tale assunzione, effettuata in violazione della norma fondamentale in tema di accesso al pubblico impiego prevista dall’articolo 97 della Costituzione». Che significa? Che Mesoraca, per ottenere quell’incarico a tempo indeterminato affidatogli con un semplice tratto di penna, avrebbe dovuto partecipare e vincere un concorso, come stabiliscono le norme di accesso alle postazioni pubbliche. Invece, pare proprio che non sia andata così.
LE DIMISSIONI
Nel ’95 Mesoraca inizia la sua avventura come vice capo dell’ufficio stampa. Un conferimento che, come ribadisce Veraldi, è però «subordinato alla condizione che, alla stessa data dell’1 aprile 1995», il futuro giornalista della giunta «avrà sospeso il rapporto di pubblico impiego trattenuto con questa Regione». Ricapitolando: Mesoraca, quando scrive Veraldi, è già un dipendente della Regione, ma deve dimettersi per esercitare il nuovo incarico – conferito “d’imperio” – che lo porta a prestare la sua opera professionale a Palazzo Alemanni. Se ne deduce che, al di là delle modalità con cui vent’anni fa è stato “trasferito” negli uffici della giunta, Mesoraca sia a tutti gli effetti un dipendente di ruolo. Ed è proprio in virtù di questo presunto status che ha potuto iscriversi alla manifestazione d’interessi destinata ai dipendenti in servizio, in seguito alla quale Oliverio lo ha poi rinominato capo dell’ufficio stampa. Eppure il nome di Mesoraca non figurerebbe né tra il personale interno dello staff comunicativo della giunta – che “di ruolo” ha solo due dipendenti – né tra gli impiegati e i funzionari degli altri settori della Regione. Ma se Mesoraca non è “di ruolo”, come ha fatto allora a rispondere alla “chiamata” di Oliverio?
DI NUOVO IN SELLA
Il decreto del governatore lo ha riportato in sella, con il placet del dipartimento Personale della Regione. E questo nonostante Mesoraca sia uno “spettro”. Con un passato strano e un futuro rassicurante.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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