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Le bacchettate al clero calabrese

REGGIO CALABRIA «A fronte di tanti segni di falsa religiosità, chi doveva coglierli e contrastarli davanti allo stesso popolo non lo ha fatto; preti e Vescovi in Calabria, Sicilia e Campania sono sta…

Pubblicato il: 25/02/2015 – 14:22
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REGGIO CALABRIA «A fronte di tanti segni di falsa religiosità, chi doveva coglierli e contrastarli davanti allo stesso popolo non lo ha fatto; preti e Vescovi in Calabria, Sicilia e Campania sono stati, salvo rare e nobilissime eccezioni, silenti e hanno perfino ignorato messaggi forti che pur provenivano dall’alto: basti pensare a quelli di Giovanni Paolo II ad Agrigento e di Benedetto XVI a Palermo». Sono durissime le parole che i magistrati della Procura nazionale antimafia riservano al clero calabrese, in molte, troppe occasioni, cieco e sordo all’invito delle massime gerarchie ecclesiastiche a scacciare i boss da chiese e processioni.

L’inchino della statua della Madonna di fronte alla casa del boss di Oppido Mamertina nel luglio scorso, per la Dna è un episodio «non nuovo perché solo cronologicamente ultimo di tanti altri che nelle nostre Regioni meridionali hanno contraddistinto le celebrazioni di feste patronali in molti paesi», ma ugualmente preoccupante e grave perché, al pari di quelli che lo hanno preceduto, rappresenta «le manifestazioni esterne di una falsa religiosità riscontrabile perfino nei giuramenti mafiosi che fanno riferimento a Testi sacri, a Dio, ai Santi, o a riunioni mafiose all’ombra di Santuari (basti pensare a quelle al Santuario della Madonna di Polsi)». Circostanze cariche di messaggi subliminali – sottolineano  i magistrati – che permettono al mafioso di presentarsi «agli occhi del suo popolo come nutrito della sua stessa cultura e delle stesse tradizioni, quasi significando che tutte queste bene convivono con le azioni e i metodi da lui applicati». Occasioni fin troppo comuni in Calabria, ma duramente condannate da Papa Francesco nel corso della sua visita in Calabria.

«In questa occasione – si legge nella relazione della Dna – il Papa ha pronunciato parole di grande impegno, quasi un programma antimafia e dopo quella visita l’atteggiamento della chiesa locale è cambiato: sono così finalmente risuonate esplicite parole di condanna contro quella blasfema manifestazione di finta religiosità avvenuta a Oppido Mamertino e sono stati maggiormente sostenuti giovani preti che operano sull’esempio di due eroi dell’antimafia che sono don Peppino Diana e don Pino Puglisi, uccisi a causa dei valori che divulgavano». Un «mutato atteggiamento» sottolineano i magistrati antimafia  che «può essere determinante per una crescita di cultura e legalità fra quelle popolazioni».

a. c.

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