Vitalizio a Sarra, le anomalie dell'inchiesta
REGGIO CALABRIA Ci sono diverse anomalie nell’inchiesta che vede indagati l’ex sottosegretario Alberto Sarra e i membri del collegio medico che ha riconosciuto la sua totale inabilità al lavoro. Lo s…

REGGIO CALABRIA Ci sono diverse anomalie nell’inchiesta che vede indagati l’ex sottosegretario Alberto Sarra e i membri del collegio medico che ha riconosciuto la sua totale inabilità al lavoro. Lo scorso 24 febbraio il gip ha autorizzato il sequestro di 20mila euro dai conti di Sarra, un’altra tranche dei 160mila euro ricevuti dal politico, arretrati inclusi, e in parte già restituiti. Secondo l’accusa, retta dal pm Leo Tenaglia, l’ex consigliere regionale, grazie a una commissione compiacente, avrebbe ottenuto il vitalizio – pari a quasi 7.500 euro e previsto dalla legge regionale 3 del ‘96 – in ragione di una «asserita riconducibilità eziologica» della patologia all’esercizio della carica di consigliere regionale. Che significa? Per la Procura, Sarra avrebbe ottenuto l’indennizzo per mezzo dell’introduzione nella pratica di un rapporto “causa-effetto” tra la sua attività politica e la malattia (aneurismi dei grossi vasi del collo e del tronco complicato da dissezioni dell’aorta torico-addominale). Un rapporto, però, mai realmente avanzato dall’ex sottosegretario.
LA LEGGE SUL VITALIZIO La legge 3 (articolo 15), infatti, non fa cenno alcuno alle cause che possono determinare una patologia. Si limita a stabilire che «hanno diritto all’assegno vitalizio, indipendentemente dall’età e dalla durata dell’effettivo mandato, i consiglieri i quali divengano totalmente e permanentemente inabili al lavoro nel corso dell’esercizio del mandato». Non importa cioè il nesso tra l’attività politica e la patologia: se un consigliere diventa inabile al lavoro mentre è in carica, ha diritto al vitalizio. Giusto, sbagliato? La legge dice questo.
IL COLLEGIO MEDICO Sarra, indagato per truffa aggravata e falso, a parere della Procura sarebbe riuscito a ottenere il vitalizio anche grazie a un collegio medico “disponibile”. I tre esperti ora sotto inchiesta – Bruno Logozzo, Francesca Amodeo e Vincenzo Amodeo – «fornivano un contributo causale al reato», riconoscendo Sarra permanentemente inabile al lavoro, «così attestando falsamente che l’inabilità derivasse da cause dipendenti dall’esercizio del mandato elettorale». Ma, anche in questo caso, non mancano le zone d’ombra. Nel verbale – stilato il 13 giugno del 2012 – con cui la commissione medica «si determina nel ritenere l’avvocato Alberto Sarra permanentemente inabile a proficuo lavoro», non ci sono riferimenti di sorta all’eziologia della malattia. I tre medici, così come stabilito dalla legge 3, si limitano ad accertare che Sarra è «permanentemente inabile», senza fare riferimento alle cause che hanno determinato l’insorgenza della malattia.
LA MALATTIA DI SARRA Né si può mettere in dubbio lo stato di salute dell’ex consigliere regionale. La stessa Procura, contestando il semplice rapporto causa-effetto, riconosce implicitamente la sussistenza di una grave patologia. Il 7 gennaio 2010, all’epoca in cui era consigliere regionale, Sarra viene trasportato in elicottero alla clinica Sant’Anna di Catanzaro, per essere sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza per dissezione aortica (malattia contemplata nella tabella A della legge 648 del 1950, che disciplina le lesioni e le infermità che fanno scattare la pensione vitalizia). L’operazione riesce e Sarra si salva.
«Nell’ipotesi della dissezione aortica – spiega Sarra al Corriere della Calabria –, non è necessario fornire alcuna dimostrazione della genesi della malattia, in quanto la prova si risolve nella stessa natura dell’evento: si tratta infatti di una sindrome imprevista e incontrollata». E avvenuta durante il suo mandato a Palazzo Campanella. «Nella domanda che ho presentato il 12 aprile 2012 – continua Sarra – non esiste alcuna dichiarazione di dipendenza della patologia da attività di lavoro. Nella nota si legge testualmente: “Chiede il riconoscimento della inabilità totale e permanente dal lavoro per effetto della malattia insorta nell’esercizio del mandato elettivo“. La circostanza dichiarata nell’istanza è oltremodo vera dal momento che, sia nel 2010 che nel 2012 il sottoscritto esercitava attività riconducibile al mandato politico».
ANCORA AVVOCATO? La legge del ’93 stabilisce anche che se il consigliere svolge un lavoro dipendente o autonomo, «l’assegno vitalizio per inabilità non spetta e, se già concesso, è revocato». E questo è un altro dei punti contestati dalla Procura, che accusa Sarra di aver attestato fraudolentemente, per mezzo di «artifici e raggiri», di non avere altre occupazioni, «mentre invece risultava svolgere attività di avvocato, risultando iscritto al Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Reggio Calabria ininterrottamente dal 27 febbraio 1996». Una contestazione respinta da Sarra: «Essere iscritti all’ordine professionale non significa svolgere un altro lavoro. Lo dimostrano le mie dichiarazioni dei redditi: negli anni della mia attività politica non ho mai esercitato la professione forense».
LE INDAGINI L’ipotesi del pm Tenaglia è che Sarra, assieme ai tre medici, avrebbero indotto l’Ufficio di presidenza del consiglio regionale, il segretario generale e il dirigente del settore Risorse umane (gli organi che poi hanno dato via libera al vitalizio) a credere erroneamente che la patologia «fosse eziologicamente riconducibile all’esercizio della carica di consigliere regionale, mentre invece non lo era». Per questa via, l’Ufficio di presidenza di Palazzo Campanella sarebbe “parte lesa”, ovvero vittima dei presunti raggiri di Sarra e soci.
Ma a condurre le indagini per conto della Procura è stata la polizia provinciale di Reggio, sotto la guida del comandante Domenico Crupi. Chi è? Il fratello di Pasquale, fino a pochi mesi fa capo di gabinetto del Consiglio e braccio destro del presidente dell’assemblea, Franco Talarico. Non c’è motivo per avanzare dubbi sull’operato della polizia provinciale, ma questo è di certo un altro dei punti deboli dell’inchiesta: è opportuno che un pubblico ufficiale indaghi su un caso che potrebbe riguardare anche atti firmati dal fratello o comunque un’amministrazione in cui il suo congiunto è uno dei principali protagonisti?
LA POSIZIONE DI SARRA «Non riesco a capire – commenta ancora Sarra – come una semplice istanza di riconoscimento della malattia possa contenere elementi di raggiro. L’indennizzo è stato riconosciuto non per effetto della mera domanda, ma in virtù di un giudizio tecnico espresso dal comitato di verifica, che mi ha ritenuto permanentemente inabile a proficuo lavoro, senza alcun riferimento al rapporto eziologico tra malattia e mandato elettorale. Dove sta l’artificio? La malattia rientra tra le tabelle e l’evento si è manifestato durante lo svolgimento della mia attività di consigliere regionale. Reclamare un proprio diritto non può diventare fraudolenza».