CATANZARO Il settore delle costruzioni continua a registrare una flessione costante sotto il profilo della tenuta occupazionale. È quanto sottolinea una nota dell’Ance Calabria sulla base dei dati dell’Istat, con le rilevazioni sulle forze lavoro, e degli studi dell’Osservatorio congiunturale Ance, «in cui viene evidenziata una perdita nel 2014 di ben 69mila posti di lavoro, anche a fronte della pur lieve ripresa che riguarda l’intero sistema economico del Paese».
«In uno scenario che vede il Mezzogiorno come l’area in cui è più evidente la contrazione – prosegue la nota – la Calabria deve fare i conti con un calo del 30,6% degli occupati (in particolare i dipendenti nelle costruzioni segnano un -32,1%, mentre il dato complessivo sui lavoratori dipendenti registra una riduzione del 26,6%».
«Si tratta, come ripetiamo ormai da tempo con crescente allarme – afferma il presidente di Ance Calabria, Francesco Berna – di una situazione insostenibile. Suscita forte preoccupazione quanto emerso dall’analisi della direzione Affari economici di Ance nazionale, laddove appare evidente che il nostro comparto è, di fatto, l’unico segmento del sistema produttivo a essere interessato da una costante emorragia di posti di lavoro. Gravissima è poi l’istantanea che riguarda la nostra regione, in cui l’edilizia ha visto andare in fumo quasi un terzo dei propri occupati. Una delle proposte in grado di aiutare il settore edile è quella dell’istituzione di una task force sui lavori pubblici, dai quali dipende in buona parte il nostro futuro. Sono troppe le opere da appaltare o già appaltate, con gare regolarmente aggiudicate, senza che i cantieri siano mai partiti. La task force a nostro avviso dovrebbe operare per arrivare a una riduzione dei tempi degli iter burocratici, semplificando procedure che continuano a essere farraginose e a tratti cervellotiche. Dalla pubblicazione dei bandi all’aggiudicazione delle gare si perde troppo tempo. E altrettanto ne passa dall’aggiudicazione alla consegna dei lavori: un’infinita tela di Penelope; nel frattempo rischia di consumarsi il ciclo vitale delle aziende, con imprenditori che aspettando la possibilità di fare business finiscono per portare i libri in tribunale. Per far ripartire l’economia bisogna materialmente aprire i cantieri perché solo nel momento in cui gli operai iniziano a lavorare l’economia reale si riattiva. In questo senso è indispensabile che ci siano un’assunzione di responsabilità e una presa di coscienza da parte dei dirigenti apicali delle pubbliche amministrazioni perché dal loro lavoro dipende il destino delle aziende, dei lavoratori e dell’intera economia calabrese».
Berna lancia poi un appello alla politica che «deve puntare immediatamente a ridurre la spesa corrente per incrementare la spesa per investimenti. Ingenti risorse pubbliche vengono drenate da centri di spreco e di illegalità. L’economia calabrese, che si fonda in parte consistente sull’edilizia, ha bisogno di rilanciarsi attraverso la realizzazione di opere di pubblica utilità. Opere in grado di migliorare la dotazione infrastrutturale di una regione che, tra l’altro, in questo settore può investire le rilevanti somme messe a disposizione dalla Comunità europea per mezzo del Por Fesr. Ecco perché – conclude il presidente di Ance Calabria – abbiamo bisogno di una forte accelerazione sul versante della capacità di impegno e di spesa dei finanziamenti disponibili. Ne beneficerebbero non solo l’edilizia, ma anche l’intero mondo produttivo calabrese e, in definitiva, tutta la nostra comunità regionale che ha un disperato bisogno di infrastrutture efficienti e utili».
x
x