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Campanella, prosegue la protesta dei lavoratori

CATANZARO Prosegue – e proseguirà – la protesta dei lavoratori della Fondazione Campanella che da questa mattina si sono incatenati dentro al dipartimento regionale per la Tutela della salute, in via…

Pubblicato il: 16/03/2015 – 18:02
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Campanella, prosegue la protesta dei lavoratori

CATANZARO Prosegue – e proseguirà – la protesta dei lavoratori della Fondazione Campanella che da questa mattina si sono incatenati dentro al dipartimento regionale per la Tutela della salute, in via Buccarelli a Catanzaro. Hanno acqua e generi di conforto, sono determinati ad avere risposte. Che sia il commissario Scura, il sub-commissario Urbani o il presidente Oliverio a dargliele, a loro poco interessa, purché si faccia chiarezza sul futuro, dopo che dal 12 marzo scorso i licenziamenti sono stati ufficializzati con una lettera.

Qualcuno va via dando appuntamento agli altri per domani, qualcun altro torna dopo una pausa nella protesta, ma sono tutti determinati a sapere cosa ne sarà del loro posto di lavoro. La preoccupazione di tanti è che gli impegni finanziari della famiglia, già difficili da sostenere dopo cinque mesi di stipendi saltati, non possano essere onorati: mutui, prestiti, sostegno scolastico per i figli. La domanda che serpeggia tra tanti è: «Come farò?»

La preoccupazione poi si sposta sui pazienti, 485 quelli della “Campanella”, molti dei quali costretti a emigrare per ricevere le cure necessarie. Il paradosso è che i costi che la Regione sosterrà per fronteggiare l’emigrazione passiva verso altre regioni italiane, saranno superiori alle somme necessarie per sistemare la situazione finanziaria della “Campanella”.

La nomina di Scura, almeno sulla carta, dovrebbe aver sbloccato la burocrazia: ora la politica ha la possibilità di utilizzare gli strumenti a disposizione. La domanda che però ricorre è: «La politica e l’Università hanno intenzione di risolvere il caso della “Campanella”?».

Se si trattasse di rispondere sulla scorta di quanto visto negli ultimi anni, si dovrebbe rispondere con un gigantesco e inappellabile «no». La speranza è che, chiusa la Fondazione, si trovi una via alternativa.

 

Alessandro Tarantino

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