REGGIO CALABRIA Sei appartamenti di pregio, un locale ad uso commerciale, un motoscafo di dodici metri, più conti correnti, depositi valori, buoni postali per un valore di circa due milioni di euro: è questo il patrimonio sequestrato oggi dagli uomini della Dia a Vitaliano Grillo Brancati, cinquantacinquenne di Villa San Giovanni, condannato in primo e secondo grado nel processo Meta, ma che ha ottenuto in Cassazione il rinvio al secondo grado. Grazie a lui, individuato come braccio finanziario dei Buda – Imerti nel settore delle vendite all’incanto conseguenti a procedure fallimentari, il clan sarebbe riuscito a partecipare a due aste fallimentari celebratesi, negli anni 2005 e 2007, turbandone l’esito ed accaparrandosi la quasi totalità dei lotti all’incanto senza incontrare alcun rilancio e con esborsi relativi molto prossimi ai prezzi base dell’asta. Un’attività finita anche al vaglio della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, che sulla base degli accertamenti della Dia ha giudicato che Grillo è «ampiamente idoneo a sostenere un giudizio di pericolosità qualificata» perché «indiziato di appartenenza alla ‘ndrangheta, nell’accezione valida nell’ambito del giudizio di prevenzione, con un ruolo determinante nella gestione concreta degli interessi della cosca legati al settore delle aste immobiliari attraverso l’attività professionale della moglie e l’apporto di un contributo determinante alla realizzazione del programma criminoso della cosca Imerti».
Un’attività confermata dalla Dia nel corso delle indagini che hanno permesso di acquisire l’ingente patrimonio accumulato nel tempo da Grillo, oltre ad una vistosa sproporzione tra i redditi dichiarati dal proposto e la consistenza di buona parte dei beni di cui il cinquantacinquenne aveva la disponibilità, direttamente o attraverso familiari e oggi finiti sotto sequestro.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
x
x