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Il Pd fa pace con Oliverio

FALERNA Gli appassionati di western si aspettavano un duello con tanto di spargimento di sangue, ma l’assemblea regionale del Pd ha avuto la stessa truculenza di una telenovela sudamericana tutta b…

Pubblicato il: 31/03/2015 – 19:41
Il Pd fa pace con Oliverio

FALERNA Gli appassionati di western si aspettavano un duello con tanto di spargimento di sangue, ma l’assemblea regionale del Pd ha avuto la stessa truculenza di una telenovela sudamericana tutta baci e buoni sentimenti. Oliverio e Guerini, per farla breve, non se le sono dette di santa ragione. Anzi.
Chi anelava rese dei conti, è rimasto deluso. Il piatto forte che in molti prevedevano, cioè un intervento dell’ex ministro Maria Carmela Lanzetta, non c’è stato. Il suo “gran rifiuto” a entrare nella giunta composta da Mario Oliverio non ha avuto, allora, spiegazioni aggiuntive. Dal canto suo Nino De Gaetano – la cui presenza nell’esecutivo avrebbe spinto la farmacista di Monasterace a dire di no al governatore – se ne sta seduto in mezzo alla platea, tra l’annoiato e il pensoso.
L’unico che sembra avere sassolini nelle scarpe da togliere è Ernesto Magorno. È il segretario regionale, come da prammatica, ad aprire l’assise. «Scusate il ritardo, ma non siamo stati con le mani in mano», dice a mo’ di giustificazione per un’assemblea convocata a quattro mesi dalla vittoria alle regionali. Magorno rivendica i meriti della sua segreteria, dalla celebrazione delle primarie che hanno incoronato Oliverio alla sua personale opposizione al governo Scopelliti. Ma il discorso vira ben presto sull’oggi, e sul rapporto del segretario con il governatore. Nessuna mistificazione, «io sostengo con fedeltà Mario Oliverio», e basta con le polemiche, che sono «dannose per il Pd e per l’intera Calabria». Magorno si dice anche pronto a fare «un passo indietro», se gli sarà chiesto, «ma per il partito è il momento dell’unità». C’è spazio anche per la questione più calda delle ultime ore, il completamento della giunta regionale, a poche ore dal varo del nuovo Statuto della Regione. «So – dice Magorno rivolto a Oliverio – che non applicherai il manuale Cencelli». Rappresentanza nelle istituzioni ma anche dinamiche interne al partito. Il segretario, infatti, annuncia pure l’imminente creazione di commissioni di garanzia che avranno il compito di organizzare il prossimo congresso regionale del Pd e la nuova campagna di tesseramento.

 

OLIVERIO
«La gravità della situazione calabrese richiede uno sforzo corale, serve un “motore” che non può che essere il Pd». Oliverio, con somma diplomazia, centra il problema: la necessità di un rapporto quanto più possibile stretto con il governo di Matteo Renzi. Quello stesso esecutivo che, in questi pochi mesi, ha già riservato diverse delusioni al governatore, a partire dalla sua mancata nomina a commissario della Sanità. Oliverio non si nega una puntura di spillo: «Dal 10 al 31 dicembre il governo poteva benissimo nominarmi. Il commissariamento non è partito ora, ma dura da cinque anni. Non mi straccio le vesti per questa decisione, ma noi intendiamo entrare nel merito e non rinunceremo a mettere in campo un nostro progetto sulla sanità».
Oliverio non manca di ridefinire i contorni della sua road map, ovvero la sburocratizzazione generale, la riforma delle procedure della Regione e, infine, la creazione della Zes a Gioia Tauro. «Già avanzare la proposta alla commissione europea – spiega il presidente – sarebbe un grande segnale che attirerebbe un nuovo interesse verso i territori della Piana».
Poi, una nuova esortazione a un partito troppo spesso sentito distante dai vertici di Palazzo Alemanni. «Il Pd – sottolinea il governatore – deve assumere iniziative per collocare il Mezzogiorno in una strategia più ampia. Il new deal è possibile: la Calabria, come ha detto Renzi, è la madre di tutte le battaglie, una battaglia che riguarda il futuro del Paese».

 

IL PD E LA CALABRIA
Appello subito accolto da Lorenzo Guerini, che sgombra il campo da fraintendimenti: «La Calabria è una delle partite più importanti e non potrà che esserci collaborazione piena tra governo nazionale governo regionale». Il vicesegretario del Pd ribadisce insomma il sostegno di tutto il partito al lavoro del “lupo” di San Giovanni in Fiore, senza dimenticare il suo personale stigma alle ultime «ricostruzioni fantasiose» apparse sulla stampa. «Non c’è – aggiunge – un Pd nazionale che va da una parte e un Pd dei territori che va da un’altra».
La vittoria «di Mario», però, «comporta una grande responsabilità. È stato ricevuto un testimone che deve essere trasportato con l’obiettivo di colmare la distanza dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni». Un politichese che si attaglia perfettamente alla inaspettata “telenovelas” dem.

 

Pietro Bellantoni

p.bellantoni@corrierecal.it

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