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Padre violento, consulente: lesioni gravi e causate da un adulto

COSENZA Gesti violenti finalizzati a ucciderlo. Non hanno dubbi gli inquirenti nel definire l’intenzione del cittadino serbo Kemo Haziri, il 35enne arrestato, a Quattromiglia di Rende, giovedì mattin…

Pubblicato il: 03/04/2015 – 15:26
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Padre violento, consulente: lesioni gravi e causate da un adulto

COSENZA Gesti violenti finalizzati a ucciderlo. Non hanno dubbi gli inquirenti nel definire l’intenzione del cittadino serbo Kemo Haziri, il 35enne arrestato, a Quattromiglia di Rende, giovedì mattina dalla seconda sezione della polizia, guidata dall’ispettore Giuseppe Mirabelli, per il reato di tentato omicidio pluriaggravato nei confronti del figlio e per maltrattamenti in famiglia. L’uomo conviveva da tempo con la compagna, originaria di un paesino dell’hinterland bruzio, ma secondo le indagini il serbo non avrebbe accettato la gravidanza della donna, che ha già un’altra bimba da una precedente relazione.

Haziri, durante la gravidanza, avrebbe anche preso la donna a pallonate per farla abortire. E, poi, in diverse occasioni avrebbe usato violenza sul piccolo facendolo finire più volte in ospedale. Lo mette nero su bianco il medico legale Berardo Silvio Cavalcanti, chiamato dalla Procura come consulente. Cavalcanti ha visitato il piccolo e analizzato i referti rilasciati dall’ospedale. «Un trauma toracico compressivo-fratturativo e un trauma encefalico»: così il medico legale definisce le condizioni del piccolo nel provvedimento di fermo, firmato dal pm Antonio Bruno Tridico, titolare delle indagini. E aggiunge: «La produzione delle lesioni è da porre in rapporto casuale con un meccanismo di afferramento». Lo stesso per quanto riguarda i danni epatici riportati. «Le lesioni – è scritto nel provvedimento – a distanza di 26 giorni non sono ancora guarite e certamente andranno rivalutati gli esiti di quelle encefaliche». Infatti, come riferito ieri in conferenza stampa dal questore di Cosenza, Luigi Liquori, il neonato è stato appena dimesso dall’ospedale ma le sue condizioni ancora destano preoccupazione. Il consulente ha spiegato che le fratture multiple costali non possano ricondursi a una caduta accidentale poiché se il «neonato fosse caduto e avesse urtato contro il pavimento o altro corpo contundente con violenza tale da determinare la frattura delle costole, si sarebbero certamente prodotte gravi contusioni apprezzabili sulla cute del bambino. Al contrario, il piccolo presentava solo una piccola ecchimosi nella regione mammaria. La mancanza di altre contusioni o ferite esterne era segno che le fratture multiple delle costole erano state determinate da compressione operata simmetricamente dalle mani di un adulto, che aveva afferrato il piccino a livello del torace e aveva stretto fino a determinare la rottura delle costole». E inoltre: «Le lesioni interne venivano provocate dall’azione umana di un adulto che, afferrato il bambino, eseguiva uno scuotimento così energico da determinare lacerazioni vascolari e traumi encefalici interni, con versamento emorragico». Il consulente va oltre: «Al momento dell’accertamento le lesioni personali devono ritenersi gravi, avendo superato il decorso di oltre quaranta giorni per la guarigione. Tuttavia non sono al momento diagnosticabili gli esiti delle lesioni encefaliche, poiché da tale trauma potrebbe residuare una condizione patologica di tipo neurologico insanabile, così determinandosi la qualificazione della lesione come gravissima». Il dottore Cavalcanti ha concluso: «La condotta che ha cagionato le lesioni era certamente idonea a mettere in pericolo di vita il neonato».

 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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