Uffici stampa Regione, il caso arriva in Parlamento
LAMEZIA TERME Adesso sarà Matteo Renzi a stabilire se le “assunzioni” dei giornalisti degli uffici stampa della Regione sono legittime o meno. Il caso relativo ai professionisti in forze alla giunta…

LAMEZIA TERME Adesso sarà Matteo Renzi a stabilire se le “assunzioni” dei giornalisti degli uffici stampa della Regione sono legittime o meno. Il caso relativo ai professionisti in forze alla giunta e al Consiglio, confermati nell’incarico dal governatore Mario Oliverio, è al centro di un’interrogazione firmata dal senatore calabrese del Movimento 5 Stelle Nicola Morra e dai colleghi Buccarella, Petrocelli, Fucksia, Santangelo, Moronese, Puglia, Cappelletti e Paglini. Il quesito a risposta scritta è stato presentato al presidente del Consiglio Renzi e al ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia.
«Gli uffici stampa della giunta e del consiglio regionale della Calabria – è scritto nell’interrogazione – hanno attualmente nel loro organico 6 unità di personale definite a tempo indeterminato». Si tratta di Oldani Rocco Mesoraca per l’esecutivo e di Romano Pitaro, Gianfranco Manfredi, Cristina Cortese, Luisa Lombardo e Filippo Diano per il Consiglio. È soprattutto su Mesoraca, storico capo ufficio stampa della giunta (assunto ai sensi della legge 285 del 1977 e poi dimissionario dalla pubblica amministrazione a partire dal 31 marzo 1995), che si concentrano le attenzioni del Movimento 5 Stelle. «Mesoraca, dal 1° aprile 1995, in violazione dell’articolo 97 della Costituzione e delle leggi che disciplinano l’accesso alla pubblica amministrazione – spiegano i senatori pentastellati –, è stato assunto a tempo indeterminato, con deliberazione del consiglio regionale della Calabria (numero 484 del 95), quale vice capo ufficio stampa; lo stesso funzionario con la nuova assunzione è transitato dalla categoria C riservata agli impiegati all’incarico di giornalista retribuito come vicecaporedattore prima e caporedattore poi, pur non essendo di ruolo; con decreto del 27 gennaio 2015 il dipartimento del personale della Regione Calabria ha trasferito il dottor Mesoraca all’ufficio stampa considerandolo dipendente di ruolo, pur essendosi dimesso, come risulta dagli atti probanti dell’ispezione citata, il 31 marzo 1995».
Un focus è riservato anche agli altri cinque giornalisti dell’ufficio stampa del Consiglio, che «risultano tutti di ruolo pur non avendo mai superato una selezione pubblica o un concorso, nemmeno riservato, dalla data della loro assunzione».
La loro retribuzione media netta annuale – aggiungono i parlamentari – «supera gli 80mila euro, in pratica molto di più di quanto non guadagni un dirigente medico di secondo livello, con un costo complessivo per l’erario di oltre un milione di euro annui».
Una situazione che, secondo i senatori, «viola palesemente gli articoli 3 e 97 della Costituzione e sancisce atto di prepotenza verso tutti gli altri giornalisti calabresi e italiani in possesso dei requisiti per poter accedere alle funzioni di addetto stampa».
La relazione del ministero dell’Economia, inoltre, «ha evidenziato l’illegittimità di queste posizioni a cui vanno aggiunte quelle di altri collaboratori assunti a tempo determinato, sia durante la gestione del dottor Giuseppe Scopelliti, sia in quella attuale, in palese violazione dell’articolo 6 del decreto legislativo numero 165 del 2001 e cioè senza alcuna evidenza pubblica preventiva, senza definizione degli incarichi e della loro durata la cui natura, per genesi giuridica, è eccezionale e non immanente».
Morra e soci si rivolgono al governo per conoscere le iniziative che intende prendere «per intervenire sulle palesi illegittimità costitutive dei due uffici stampa della giunta e del consiglio regionale della Calabria, al fine di rivedere l’assunzione degli attuali componenti e di valutare il recupero delle somme percepite nonché per adottare le opportune verifiche presso il dipartimento del personale della Regione e l’ufficio di Presidenza del Consiglio regionale della Calabria». C’è di più: i pentastellati ritengono che sussistano i presupposti, «in presenza di danno erariale», per l’attivazione «delle azioni risarcitorie dinanzi alla magistratura contabile nei confronti di quanti, nel potere politico e burocratico delle giunte regionali e degli uffici di presidenza del Consiglio regionale della Calabria, hanno avallato eventuali illegittimità».
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it