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Expo, un calabrese "scomodo" rappresenta la Lombardia

Arriva nel cuore di Expo, con l’incarico di rappresentare Regione Lombardia, il calabrese Domenico Aiello, da tempo nome e volto noto sotto la Madonnina per essere diventato l’avvocato personale del…

Pubblicato il: 22/04/2015 – 17:38
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Expo, un calabrese "scomodo" rappresenta la Lombardia

Arriva nel cuore di Expo, con l’incarico di rappresentare Regione Lombardia, il calabrese Domenico Aiello, da tempo nome e volto noto sotto la Madonnina per essere diventato l’avvocato personale del governatore Roberto Maroni. Ed è proprio grazie a un decreto del suo assistito, che Aiello rimpiazza il formigoniano Fabio Marazzi. Un avvicendamento tutto politico – dicono negli ambienti ben informati – che da la misura della volontà di Maroni di mettere le mani su Expo, ma che ha suscitato non poche polemiche. Aiello infatti non solo ha difeso Maroni nell’inchiesta della Procura di Busto Arsizio che lo vede coinvolto insieme al suo capo di gabinetto Giacomo Ciriello, con l’accusa di aver esercitato “pressioni” per far ottenere indebitamente contratti a tempo determinato in Expo 2015 in Europolis a due persone ritenute a lui vicine – Mara Carluccio, in passato sua collaboratrice al ministero dell’Interno, e Maria Grazia Paturzo – ma è finito al centro delle cronache per la torbida vicenda che ha portato al trasferimento da Milano a Torino del pm Alfredo Robledo.

 

L’INTERESSE DELLA PROCURA
Il procuratore è stato infatti sorpreso a chiacchierare troppo e di cose troppo riservate con Domenico Aiello, da tempo ascoltato dalla Procura di Reggio Calabria perché ritenuto soggetto «di interesse investigativo». Proprio ascoltando l’avvocato, gli inquirenti reggini scoprono le strane chiacchierate fra il difensore di Maroni e quello che ai tempi era noto come il pm anti-lega, dunque decidono di stralciare tutto e spedirlo alla procura competente, che ha in seguito archiviato la vicenda, pur non risparmiando a Robledo un procedimento disciplinare.
Ma, stando a fonti investigative, quelle conversazioni non sono che una ridottissima parte delle chiacchierate del noto legale finite agli atti dell’inchiesta Breakfast. Se per i leghisti della vecchia guardia Aiello è la personificazione della svolta – non a tutti gradita – voluta dall’ex ministro dell’Interno, oggi presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, per la Dda reggina, Aiello da tempo è «soggetto di interesse investigativo», per questo intercettato e monitorato da vicino dagli uomini della Dia, coordinati dal quel pm Giuseppe Lombardo che ha messo a soqquadro il Carroccio con l’inchiesta Breakfast. È lui che ai segugi del corpo pensato e voluto da Giovanni Falcone ha chiesto di seguire da vicino le mosse di quell’avvocato calabrese di nascita e di formazione britannica, che sembra aver improvvisamente trovato fortuna a Milano e all’interno del Carroccio.

 

LE RIVELAZIONI DI BELSITO
Avvocato di Roberto Maroni, nel tempo diventato uomo ombra dell’ex ministro dell’Interno, Aiello è soggetto qualificato dell’area larga tutta interna al Carroccio che stava cercando di fare le scarpe alla vecchia guardia legata al Senatur, ben prima che la Dda reggina scoperchiasse lo scandalo dei fondi neri transitati sui canali tracciati dagli uomini del clan De Stefano. Tutte manovre che era stato l’ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, a rivelare il 14 marzo del 2013, quando il sostituto procuratore Giuseppe Lombardo lo ascolta e mette le sue dichiarazioni a verbale. Un interrogatorio lungo, frammentato – Belsito, si nota anche dalla trascrizione, è terrorizzato – ma sufficiente all’ex tesoriere leghista per chiarire punti, rivelare nomi, connessioni, manovre, ma soprattutto per puntare il dito contro una persona e il suo entourage: l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni.
È a lui che ricollega la «regia interna della strategia di defenestrazione di Belsito». In quei mesi, anche le cronache raccontano come l’attuale presidente di Regione Lombardia faccia di tutto per prendere le redini del Carroccio. Ma, per Belsito, quella strategia era iniziata molto tempo prima. E Maroni non sarebbe stato da solo.

 

LA GUERRA NEL CARROCCIO
«Ci sono state indubbiamente delle persone che l’hanno aiutato, tra virgolette nel… nell’andare ad attaccare quella che era la Lega diretta, quindi il Bossi della situazione. C’era una guerra interna tra… quel soggetto che apparteneva al… alla zona di Varese… che si chiama avvocato Mascetti, dove io non sapevo chi era, ma Bossi diceva che era un massone… massone, cioè una della massoneria. A me mi fanno schifo quelli della massoneria. E oggi ce lo ritroviamo seduto nel consiglio federale della Lega». Appartenenza smentita urbi et orbi dal diretto interessato, che stando però alle parole dell’ex tesoriere non era il solo ad animare la fronda interna. Accanto a lui c’è un altro soggetto cui Belsito, in maniera confusa, fa riferimento: Domenico Aiello. Belsito non arriva mai a pronunciarne il nome, ma i riferimenti sono molto precisi e permettono di identificarlo. «Questo è calabrese e vive a Milano» si lascia scappare l’ex tesoriere, che poco dopo dà un’indicazione inequivocabile: «Le voci che sono girate in Lega… è che la moglie era… il direttore, della Regione Calabria, di un dipartimento… non so dirle… lo prenda con il beneficio dell’inventario, magari ho capito male io, legato alla Comunità europea, non lo so». Il regno delle casualità è grande e variegato, ma – guarda caso – proprio Domenico Aiello risulta sposato con Anna Tavano, ex dirigente della Regione Calabria, a Palazzo Alemanni signora dei fondi comunitari.

 

LA COPPIA D’ORO DEL CARROCCIO
Di lei, o meglio di loro, Belsito dice: «Quando Maroni andava a fare i comizi, si portava in giro a volte, questo avvocato e poi l’avvocato si presentava con la moglie». Protetti dall’ala maroniana, la carriera dei due decolla. Lui, da avvocato personale di Maroni, si impone progressivamente come legale di tutto il Carroccio. Lei, quasi a scadenza di contratto in Calabria, viene catapultata prima in Regione Lombardia come direttore generale del dipartimento Infrastrutture e mobilità, quindi – quando Maroni si impone come governatore – alla testa di Infrastrutture lombarde in qualità di direttore generale, carica che ricopre fino al settembre scorso, quando si dimette per tornare in Citigroup, lasciando l’incarico a uno dei suoi fedelissimi, Aldo Colombo, già suo vice. Nei mesi in cui ha gestito con pugno di ferro quell’incarico – assolutamente ambito soprattutto oggi che la Regione danza a pieno ritmo il gran ballo dell’Expo, con Infrastrutture Lombarde a fare da capofila – le polemiche non sono mancate per un posto di massimo livello, finito in mano a una catanzarese da poco arrivata, o meglio chiamata, in Lombardia.

 

NOMINE AMBITE
Medesime polemiche – allo stesso modo tacitate da Maroni – che hanno investito il marito, quando ha spodestato lo storico avvocato della Lega, Matteo Brigandì. Con lui Belsito, o meglio il suo avvocato, sembra aver avuto a che fare direttamente. È infatti lo stesso legale che in sede di interrogatorio, racconta al pm Lombardo di essere stato contattato dall’avvocato nei primi giorni infuocati seguiti alle perquisizioni disposte nell’ambito dell’inchiesta Breakfast. In ballo c’era la duplice ipotesi di consegnare alla magistratura o alla nuova dirigenza leghista i conti che Belsito aveva gestito. «Ed io poi, a un certo punto, quando seppi che il dottor Robledo lo voleva sentire, feci una email dicendo, caro avvocato, il nostro incontro – ci doveva essere un incontro tra Belsito, io lui e Stefani per la consegna… ho detto blocchiamo il (inc) perché il pm vuole sentire Belsito e gli ho detto che finchè non sento il pm non facciamo più niente».

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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