«Una bomba alla caserma dei carabinieri di Cosenza»
COSENZA Un «potere carismatico». E’ quello che avrebbe esercitato Antonio Intrieri, l’imprenditore cosentino fermato questa mattina nel blitz “Doomsday”, condotto dai carabinieri di Cosenza e coordin…

COSENZA Un «potere carismatico». E’ quello che avrebbe esercitato Antonio Intrieri, l’imprenditore cosentino fermato questa mattina nel blitz “Doomsday”, condotto dai carabinieri di Cosenza e coordinato dalla Dda di Catanzaro. Ma – come ha precisato in conferenza stampa il colonnello Giuseppe Brancati – sempre sotto l’egida di Maurizio Rango, ritenuto il reggente dell’omonimo clan prima del suo arresto. Ed è lui che – secondo quanto emerso dalle intercettazioni – si sarebbe sentito perseguitato dai carabinieri tanto da paventare un attentato contro una caserma. A tale proposito, sono emblematici alcuni passaggi del provvedimento di fermo che sono anche indicativi dei rapporti tra i due. Per quanto attiene – è scritto nel provvedimento – alla frequentazione Rango-Intrieri, dalle conversazioni si evinceva, sostanzialmente, che Maurizio Rango si fosse attivato per prenotare una camera d’albergo a Roma in favore di Antonio Intrieri ove questi avrebbe dovuto pernottare di lì a qualche giorno, conferendo inoltre Rango l’onere del pagamento a un suo amico residente nella capitale («Venerdì, sabato e domenica. Ha pure pagato. Ha pagato trecentoottant…»). Peraltro si apprendeva che lo stesso Intrieri, per onorare il gesto offertogli da Rango, avesse acquistato, nel corso della sua successiva permanenza a Roma, un profumo di 160 euro, dal nome “acqua di sale”, asseritamente su richiesta di Rango, ma acquistato come regalo.
LA REAZIONE ALL’ARRESTO DI MAURIZIO RANGO
Ecco che la sua reazione è forte alla notizia dell’arresto di Rango. Danilo Bevilacqua, genero di Intrieri parla con il suocero per informarlo che la sera prima era stato arrestato «Mauro il cugino», cioè Maurizio Rango («A Mauro si sono presi ieri sera… Eh non lo so, ha detto papà me lo ha fatto sapere mia sorella, ha detto, al marito di Francesca (moglie di Maurizio Rango, ndr) si sono presi»). All’inaspettata notizia ricevuta daBevilacqua, Intrieri riferiva a questi di passare da casa sua per poi uscire insieme («E fermati a casa mia che poi usciamo insieme») per andare a verificare quanto accaduto. Così emerge anche da un’altra intercettazione.
Intrieri viene a conoscenza dell’arresto di Rango anche da un’altra persona, la quale specificava che erano stati arrestati «Maurizio» e «Adolfo» riferendosi a Maurizio Rango e Adolfo Foggetti. A queste notizie, Intrieri riferiva di sapere già tutto e trovarsi lì, intendendo – probabilmente mettono nero su bianco gli inquirenti – il posto in cui Rango sarebbe stato catturato.
In una successiva conversazione intercettata, Intrieri mentre parlava con qualcuno in riferimento ai provvedimenti di fermo di Rango e Foggetti si augurava che non vi fossero ulteriori sviluppi alla vicenda, ovvero specificava che risultasse quanto mai sospetto il fatto che agli arrestati non fosse stata contestata l’associazione a delinquere di stampo mafioso: «Con la speranza che si finisce qua… Perché mi sembra strano che non hanno contestato l’associazione. La cosa mi puzza»). È evidente che l’auspicio esternato da Intrieri trovasse la propria ragione, – anche in questo caso – nel fatto che egli stesso, in qualità di associato alla cosca Rango-Zingari,
temesse di essere tratto in arresto per il reato di associazione proprio come Rango e Foggetti. Che Intrieri fosse preoccupato si evince anche da un’altra conversazione in cui aggiungendo che di lì a breve sarebbe giunto il «giorno del conto» (la resa dei conti), riferendosi evidentemente ad un suo imminente arresto («Cara Patrì, arriverà il giorno del cunto Patrì! Lo sai che vuol dire il giorno del cunto, Patrì?»), probabilmente – scrivono gli inquirenti – intende dire la resa dei conti. Da qui il nome dato all’operazione “Dooms day”, in italiano il giorno del giudizio.
Tale tesi era ulteriormente rafforzata dalla successiva battuta detta da Intrieri in quella conversazione captata nella quale informava la sua interlocutrice che un suo amico, non menzionato, avesse fatto trovare un cadavere. Il riferimento era al ritrovamento del cadavere di Luca Bruni, il figlio del presunto boss “Bella bella”, scoperto lo scorso 18 dicembre grazie alle dichiarazioni del pentito Adolfo Foggetti. «È di tutta evidenza – è scritto nel provvedimento – che lo stato di agitazione mostrato da Antonio Intrieri dipendesse dal timore di un suo imminente arresto, che a sua volta sarebbe dipeso dalle rivelazioni che sul suo conto avrebbe potuto rendere il collaboratore di giustizia Adolfo Foggetti».
LA BOMBA ALLA CASERMA
In successive intercettazioni, Intrieri rivolgendosi a una persona presente nel suo ambiente, rappresentava l’inopportunità di «prendersela» con un terzo soggetto non menzionato («e na u putimu piglia’ cu iddu, ci facimu…», tradotto «e non possiamo prendercela con lui, gli facciamo seguito», si comprendeva che la persona a cui Intrieri stava facendo riferimento, fosse un militare dell’Arma dei carabinieri di Cosenza; tant’è che Intrieri stesso consigliava alla persona presente di andare a «piazzare» una bomba all’interno della caserma dei carabinieri di Cosenza («e non è bono ci va chiavi na bomma ind’a caserma d’i carabinieri a Cusenza...», tradotto: «E se non è buono gli vai a piazzare una bomba dentro la caserma dei carabinieri a Cosenza…». «Si osserva, incidentalmente – mettono nero su bianco gli inquirenti – che la frequentazione Intrieri-Rango, oltre a costituire una non trascurabile novità in un’ottica dei rapporti tra i sodali dell’associazione, è ovviamente utile a una migliore interpretazione anche dei reati fine per i quali si procede, con riferimento agli episodi estorsivi patiti dall’imprenditore che è stato vessato anche da Maurizio Rango su richiesta dello stesso Intrieri. Infatti, anche l’angoscia manifestata di Intrieri per l’avvenuto arresto di Rango e Adolfo Foggetti, certificava ulteriormente il forte legame sussistente tra Intrieri e questi ultimi. Peraltro, tale dato di fatto, esclude categoricamente che gli stessi Intrieri, Rango e Foggetti, indicati dall’imprenditore vessato quali autori di richieste estorsive nei propri confronti, ebbero ad agire individualmente e con condotte tra loro disgiunte».
mi.mo.