VIBO VALENTIA Torna alla ribalta il caso scatenato dall’interrogazione parlamentare presentata, il 19 marzo scorso, dai deputati del Pd Ernesto Magorno e Nico Stumpo. In quella occasione, era stato interrogato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, sulle “anomalie” che si erano verificate nella provincia di Vibo negli ultimi mesi. Come i molteplici atti intimidatori ai danni di amministratori locali (bomba all’auto del sindaco del comune di Tropea; l’incendio di quella del primo cittadino di Stefanaconi; l’attentato contro un mobilificio di Vallelonga; l’incendio di otto mezzi, gru ed escavatori, di proprietà della ditta che sta realizzando i lavori delle Trasversale delle Serre nel tratto compreso tra Monte Cucco e Vallelonga). Fatti che – scrivevano Magorno e Stumpo – «rappresentano chiaramente la grave situazione nella quale si trova l’intero territorio della provincia di Vibo Valentia, un territorio che, a fronte dell’impegno costante, serio e tangibile portato avanti dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, necessita di una, maggiore attenzione da parte dell’ufficio territoriale del governo competente». Una situazione ambientale pesante, eppure – sottolineavano i due parlamentari – la prefettura pare «preoccuparsi di altre questioni che sembrerebbero esulare dalla sua competenza». Magorno e Stumpo ricordavano quanto successo a Vibo durante le primarie del centrosinistra, che hanno visto trionfare Antonio Lo Schiavo. Consultazioni regolari, che si sono svolte «nella massima trasparenza e tranquillità», rilevavano i due deputati del Pd. Poi succede che, dieci giorni dopo le primarie, l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino, uscito sconfitto dalle urne, aveva parlato di «scene da Gomorra» in relazione alle consultazioni di coalizione. Presunte “notizie” che – spiegavano Magorno e Stumpo – hanno portato il prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, a convocare il Comitato per l’ordine e la sicurezza, «a distanza di oltre due settimane» dalla conclusione delle primarie.
Scatta una ridda di polemiche e di dichiarazioni divergenti: c’è chi giustifica l’operato del delegato del governo e chi lo stigmatizza.
I due deputati dem citano un articolo del Corriere della Calabria, nel quale si fa riferimento alle «amicizie ostentate» che il prefetto intratterrebbe nella provincia di Vibo Valentia. Un altro articolo, uscito sulla Gazzetta del Sud, parla invece di «un presunto “gruppo che lavora in ombra” del quale farebbero parte il prefetto, il segretario generale della Cisal Francesco Cavallaro e il presidente della provincia di Vibo Valentia, Andrea Niglia». Circostanze che gettano – spiegavano Magorno e Stumpo – «ombre sull’operato dell’organo prefettizio». È usuale – chiedevano ancora ad Alfano – «convocare il comitato per l’ordine e al sicurezza a distanza di circa due settimane dallo svolgimento delle suddette primarie e non preventivamente, così come ritenuto necessario in casi simili»?
E ancora: è «giustificato l’intervento di un organo statale nel merito di una competizione interna a una coalizione politica, sulla base di non meglio precisate notizie di stampa»? Da qui la domanda finale, cioè se il ministro «ritenga che il prefetto possa continuare a garantire l’imparzialità propria della carica ricoperta, anche in vista delle prossime elezioni comunali di Vibo Valentia».
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