Prof morta, il figlio ammette le sue responsabilità
COSENZA Ha ammesso le sue responsabilità il diciassettenne accusato di aver ucciso la madre Patrizia Schettini, l’insegnante di musica trovata morta lo scorso primo aprile nella sua casa di Donnici…

COSENZA Ha ammesso le sue responsabilità il diciassettenne accusato di aver ucciso la madre Patrizia Schettini, l’insegnante di musica trovata morta lo scorso primo aprile nella sua casa di Donnici, nel Cosentino. Mercoledì il figlio adottivo della donna è stato arrestato dalla squadra mobile di Cosenza. Questa mattina è stato ascoltato dal gip del Tribunale dei minori di Catanzaro alla presenza del sostituto procuratore Michele Sessa e dei legali del ragazzo, l’avvocato Gianfrancesco Vetere in sostituzione anche del codifensore Marco Facciolla e alla presenza della dottoressa Maria Francesca Diana dello studio Vetere che ha seguito il minore in tutti gli interrogatori. Il giovane ha ricostruito la dinamica di quanto accaduto quel giorno quando si trovava in casa con la madre e stava suonando il pianoforte. Secondo quanto ha riferito, la madre avrebbe prima parlato al telefono con i suoi insegnanti del conservatorio e poi lo avrebbe rimproverato afferrandolo per i capelli e prendendolo a schiaffi a causa di alcune notizie non positive sul suo profitto. Comportamento che – a dire del diciassettenne – la mamma avrebbe sempre avuto nei suoi confronti in particolare per le lezioni di musica e per il fatto che lui non studiava. Ma quel giorno, in un raptus improvviso ha afferrato la madre per il collo rompendole l’osso del collo. I continui rimproveri non giustificano la violenza inaudita. Ma l’intenzione della difesa è quella di capire che cosa abbia scatenato il raptus.
Nei giorni scorsi è stata depositata la perizia dell’esame autoptico che parla di morte per strangolamento e anche di soffocamento. Il ragazzo ha risposto a tutte le domande del gip ed era molto provato. È consapevole di quello che ha fatto. I legali, in sede di interrogatorio, in merito alle confessioni fatte al padre e intercettate dagli inquirenti hanno precisato che sono successive ai primi interrogatori che ha rilasciato e sono state quindi un modo per metabolizzare quanto accaduto. Così come anche il tatuaggio che si è fatto sul braccio dopo la tragedia con la frase «Nemmeno la morte ci potrà separare. Ti amo mamma». La difesa del giovane ha fatto richiesta di revoca della misura cautelare in carcere chiedendo la detenzione domiciliare o in una struttura che gli possa consentire di terminare la scuola. Su questo si attende la decisione del gip. Intanto, gli avvocati del minore hanno chiesto che venga fatta una perizia psichiatrica.
Mirella Molinaro
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