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Asi Cosenza, la Procura: Frasca può inquinare le prove

COSENZA “Particolarmente incline alla simulazione e all’artificio, nonché alla consumazione di atti gravissimi di inquinamento probatorio”. Sono queste le motivazioni con le quali il pm della Procu…

Pubblicato il: 27/05/2015 – 16:57
Asi Cosenza, la Procura: Frasca può inquinare le prove

COSENZA “Particolarmente incline alla simulazione e all’artificio, nonché alla consumazione di atti gravissimi di inquinamento probatorio”. Sono queste le motivazioni con le quali il pm della Procura di Cosenza, Domenico Assumma, ha spiegato il perche’ dell’appello contro la decisione del gip di rigettare la richiesta di interdizione dai pubblici uffici nei confronti di Stefania Frasca, direttore generale dell’Asi, il consorzio di sviluppo industriale di Cosenza. La Procura ha chiuso le indagini sulla presunta allegra gestione del Consorzio e ha iscritto nel registro degli indagati Frasca, l’ex presidente Diego Tommasi e il responsabile dell’area contabile Antonio Carlo Rango. I reati contestati, a vario titolo agli indagati, sono truffa, falsità documentale e abuso d’ufficio. Le indagini – coordinate dal procuratore capo Dario Granieri e condotte dal pm Assumma – sono iniziate nel 2013 e prendono in considerazione tutto il 2014. In particolare, all’epoca dei fatti Tommasi in qualità di presidente del Consorzio, “formando – è scritto nel provvedimento – nell’esercizio delle loro funzioni il verbale della seduta del comitato direttivo del 19/10/2010, attestavano falsamente che il predetto organo aveva discusso, su proposta del vicepresidente, e infine deliberato, come delibera n. 9, l’aumento di almeno il 15% netto della retribuzione annuale del direttore generale Frasca, la proroga del contratto del direttore stesso fino al mese di aprile 2015, nonché l’attribuzione al medesimo direttore di una delega in materia di predisposizione di una nuova pianta organica del Consorzio; fatti dei quali il verbale era destinato a provare la verità”.
Inoltre, Frasca e Tommasi “in concorso tra loro, con artifici o raggiri, avrebbero indotto in errore l’ufficio Ragioneria del Consorzio Asi di Cosenza, che quindi, conformandosi alla falsa delibera n. 9 del comitato direttivo del 19/10/2010, erogava al direttore generale Stefania Frasca la retribuzione mensile maggiorata del 15% netto, si procuravano un ingiusto profitto pari alla somma di 123.900 euro lordi (surplus lordo della retribuzione corrisposta), pari alla retribuzione netta di 60.479 euro, con pari danno per l’ente pubblico. Con l’aggravante di aver cagionato alla persona offesa un danno patrimoniale di rilevante gravità”. Inoltre, avrebbero indotto in errore l’ufficio Ragioneria dell’ente pubblico Consorzio Asi di Cosenza, che quindi, conformandosi alla falsa delibera n. 10 dell’assemblea generale del 27/06/2009, erogava al presidente del Consorzio Diego Tommasi un rimborso spese forfettario nella misura mensile del 30% netto dell’indennità mensile allo stesso spettante, si procuravano un ingiusto profitto pari alla somma di 96.521 euro lordi, pari alla indennità netta di 49.935 euro, con pari danno per l’ente pubblico, che peraltro, al contempo, corrispondeva a Tommasi, sempre a titolo di rimborso spese, ma in tal caso documentate, la somma complessiva netta di 60.394 euro”.

La Procura vuole vederci chiaro anche su una serie di incarichi di dirigenti e consulenti. Nello specifico, “in violazione dei doveri di legalità e di corretta e economica gestione – è scritto ancora nel provvedimento – intenzionalmente Frasca e Tommasi, nel loro ruolo, avrebbero agito procurando a Frasca l’illecita proroga, per un ulteriore quinquennio, dell’incarico di direttore generale del Consorzio, “agli stessi patti” del contratto stipulato col Consorzio medesimo nell’aprile 2008, e scaduto nell’aprile 2013 per effetto della delibera del Comitato Direttivo del Consorzio del 06/09/2012, che aveva bloccato il rinnovo di tutti i contratti dei collaboratori e consulenti esterni e i contratti dei dirigenti interni dell’ente, con scadenza negli anni 2012 e 2013. Inoltre, nel contratto rinnovato, formalmente firmato in data 10 maggio 2013, riconoscevano arbitrariamente, quale voce della retribuzione del direttore generale, anche un’indennità annuale lorda, “quale retribuzione alla persona”, pari a 40mila euo – oltre rateo e quattordicesima mensilità – priva di ogni fondamento contrattuale o normativo”.

 

mi.mo. 

 

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