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AGGUATO A CATANZARO | Quella villa "concessa" a Toro seduto

CATANZARO «Ora voglio vivere onestamente, non mi restano più molti anni». Con queste parole Domenico Bevilacqua, alias “Toro seduto”, si raccontava a Federico Fubini, giornalista de “La Repubblica”…

Pubblicato il: 04/06/2015 – 14:38
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AGGUATO A CATANZARO | Quella villa "concessa" a Toro seduto

CATANZARO «Ora voglio vivere onestamente, non mi restano più molti anni». Con queste parole Domenico Bevilacqua, alias “Toro seduto”, si raccontava a Federico Fubini, giornalista de “La Repubblica”, in un passaggio del libro “La via di fuga” scritto nel 2014.

In quell’occasione, Fubini aveva incontrato l’uomo che questa mattina è stato ucciso con due colpi di pistola alla testa nel quartiere Aranceto, a sud di Catanzaro, nella sua villa a poche centinaia di metri dal luogo dell’omicidio.
Quella stessa villa che per anni è stata al centro di un caso politico e giudiziario, dal momento che la concessione per la costruzione dell’immobile su una collina demaniale, fu data a Bevilacqua da Sergio Abramo, già allora sindaco di Catanzaro al suo primo mandato.
La delibera, la n.586 del 1999, fu firmata da Abramo e dalla sua sua giunta e concedeva alla famiglia di Bevilacqua la possibilità di edificare un’abitazione popolare anche grazie ai fondi regionali per “l’acquisto di prefabbricati per la sistemazione alloggiativa di famiglie nomadi”.
Peccato che anziché un’umile dimora popolare, su quella collina, in un’area di 600 metri quadrati, Bevilacqua edificò una villa dove si ritirò quasi a vita privata dopo il grave agguato a cui era miracolosamente scampato nel 2005 e dove allevava cavalli.
Di quella villa e della sua edificazione abusiva, ancora si discute nelle stanze del Tribunale di Catanzaro, dove alcuni dipendenti comunali sono accusati di non aver mai vigilato sul rispetto dei vincoli costruttivi e di non aver mai dato seguito agli ordini di demolizione nonostante le varie segnalazioni delle forze dell’ordine.


ale. tar.

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