Faida di San Luca, cinque assoluzioni
REGGIO CALABRIA Esce in parte ridimensionato dal nuovo processo d’Appello disposto dalla Cassazione il procedimento “Fehida”, che alla sbarra ha portato quelli che i magistrati considerano uomini del…

REGGIO CALABRIA Esce in parte ridimensionato dal nuovo processo d’Appello disposto dalla Cassazione il procedimento “Fehida”, che alla sbarra ha portato quelli che i magistrati considerano uomini delle cosche di San Luca, dalla cui feroce rivalità è nata la faida sfociata poi nella strage di Duisburg. La Corte d’Assise d’appello presieduta da Marina Moleti ha detto no alle istanze del sostituto procuratore generale Francesco Adornato, che in sede di requisitoria aveva chiesto ai giudici di confermare tutte le condanne, ma di assolvere Giovanni Marrapodi. Per volere dei giudici escono assolti da ogni accusa a loro carico non solo Giovanni Marrapodi, ma anche Giuseppe e Vincenzo Biviera, Giuseppe Pugliesi e Raffaele Stranieri, in precedenza tutti condannati a otto anni, ma ha disposto anche il non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di Antonia Pelle e Maria Pelle e Giuseppe Pipicella, confermando – nonostante le richieste della pubblica accusa – la riqualificazione del reato alla semplice “assistenza agli associati”. I giudici hanno anche escluso l’aggravante mafiosa contestata a Roberto Aguì, stabilendo per lui una condanna a otto anni di carcere, mentre arriva la conferma delle condanne a 8 anni per Achille Marmo, Domenico Pelle e Domenico Mammoliti e a 4 anni per Vincenzo Giorgi e Teresa Vottari. Terza tranche investigativa del filone “Fehida”, il procedimento ha fatto luce sulla sanguinosa faida fra le famiglie Nirta-Strangio e Pelle-Vottari, culminata nella strage di Duisburg. A cadere sotto i colpi dei killer erano stati Tommaso Venturi, Francesco Giorgi, Francesco Pergola, Marco Pergola, Marco Marmo, Sebastiano Strangio. Tutti quanti – scopriranno gli inquirenti nel giro di poco tempo – gravitavano nell’orbita del clan Pelle-Vottari, in lotta da oltre quindici anni con il clan Nirta-Strangio che con quella strage aveva voluto “punire” l’omicidio di Maria Strangio, moglie di Gianluca Nirta e cugina di Giovanni, uccisa per sbaglio, al posto del marito, in un agguato nel giorno di Natale 2006 in cui rimase ferito anche un bambino di cinque anni. In precedenza, il 4 gennaio del 2007, per lavare nel sangue l’omicidio della donna, era stato ucciso Bruno Pizzata, cognato di Giuseppe Vottari, freddato da numerosi colpi di arma da fuoco mentre era alla guida della sua automobile. Tutte pagine sanguinose della faida di San Luca, consumatasi per anni fra i Nirta-Strangio e i Pelle – Vottari, fra cui l’indagine “Fehida” è riuscita a mettere ordine.
a.c.