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ACHERUNTIA | Gli arrestati fanno scena muta

COSENZA Si sono avvalse della facoltà di non rispondere quattro persone arrestate nell’ambito dell’operazione “Acheruntia”, condotta contro presunti esponenti del clan Lanzino-Ruà e che vede indaga…

Pubblicato il: 08/07/2015 – 17:27

COSENZA Si sono avvalse della facoltà di non rispondere quattro persone arrestate nell’ambito dell’operazione “Acheruntia”, condotta contro presunti esponenti del clan Lanzino-Ruà e che vede indagato anche l’ex assessore regionale Michele Trematerra. I carabinieri del comando provinciale di Cosenza, guidati dal comandante del reparto operativo Vincenzo Franzese, nella mattinata di martedì hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare: quattro in carcere e tre ai domiciliari. In carcere sono finiti: Angelo Gencarelli, Giuseppe Perri, Gianpaolo Ferraro e Rinaldo Gentile. Ai domiciliari: Salvatore Gencarelli, Massimo Greco e Adolfo D’ambrosio (già detenuto per altri reati in regime 41 bis). Questa mattina, nel carcere di Cosenza, si sono svolti gli interrogatori di garanzia per Angelo Gencarelli (difeso dagli avvocati Silvano Sardegna e Antonio Quintieri), Giuseppe Perri (avvocati Gianluca Acciardi e Marcello Manna), Gianpaolo Ferraro (avvocato Gencarelli) e Rinaldo Gentile (avvocato Cesare Badolato). Gentile, che si è comunque avvalso della facoltà di non rispondere, ha soltanto precisato di non conoscere Angelo Gencarelli – ex consigliere comunale di Acri e collaboratore di Trematerra – né i pentiti che lo accusano. Nell’inchiesta sono finite, complessivamente, 24 persone accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata, concussione, corruzione elettorale, usura, frode informatica e reati in materia di armi.
Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro (procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e sostituto procuratore Pierpaolo Bruni) e sviluppate, congiuntamente, dal Nucleo investigativo del comando provinciale di Cosenza e dal Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Rende, hanno consentito di delineare l’assetto della cosca attiva ad Acri, i cui appartenenti – secondo l’accusa – erano dediti, fra l’altro, a “condizionare” l’attività del dipartimento Agricoltura e Forestazione della Regione Calabria e del Comune di Acri per l’aggiudicazione di appalti pubblici nel settore della forestazione a favore di società di riferimento dello stesso sodalizio di ‘ndrangheta. In tal senso, sono state riscontrate “pressioni” nei confronti dei funzionari preposti alla trattazione delle pratiche che avevano dimostrato riottosità. La Procura di Catanzaro aveva chiesto l’arresto per tutti gli indagati, e anche per Michele Trematerra. Ma il gip Pietro Scuteri ha accolto la richiesta solo per sette.

mi.mo. 

 
 

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