Centrodestra all'attacco: «Il sud cancellato è colpa del Pd»
REGGIO CALABRIA Richiesta o pretesto? Da Palazzo Foti, la presenza dello scrittore Pino Aprile, autore di numerosi libri inchiesta sul ritardo del sud, è occasione nuove grida di allarme per la situa…

REGGIO CALABRIA Richiesta o pretesto? Da Palazzo Foti, la presenza dello scrittore Pino Aprile, autore di numerosi libri inchiesta sul ritardo del sud, è occasione nuove grida di allarme per la situazione in cui versa la Calabria, con disoccupazione alle stelle, sempre più famiglie sulla soglia di povertà e servizi minimi, per non parlare dell’isolamento geografico con la totale mancanza di collegamenti, che affossa turismo e commercio. Anche questa volta è il presidente della Provincia Giuseppe Raffa – che presiede il tavolo del convegno #ilSUDcancellato – a dare voce al malcontento del “suo” territorio. La prima bacchettata è per l’Unione Europea, «distante dai territori, soprattutto da quelli del sud Europa» e la seconda per il Consiglio Regionale. Fresco di un quasi totale azzeramento dopo “Rimborsopoli” e di una Giunta nominata poche settimane fa – ma soprattutto presieduto da un membro del PD, Mario Oliverio – il governo regionale che risiede a Palazzo Campanella proprio non piace a Raffa. Non è la prima volta che dal vecchio centrodestra arrivano lievi bordate ai renziani, moderate da qualche pacca sulla spalla, ma oggi è decisamente un giorno no. Per il presidente della provincia, la Regione è immobile, non sa utilizzare i tanto decantati fondi europei che nella concezione di molti risanerebbero l’economia regionale, e Raffa non risparmia le bordate: «Siamo in un momento di estrema disaffezione verso la politica – afferma – i cittadini non ci seguono più perché hanno bisogno di risposte, risposte che però tardano ad arrivare».
Negli strali di Raffa non mancano i tanti parlamentari eletti in Calabria che ora risiedono beatamente a Roma? Per il presidente, nessuno vede apprezzabili effetti del loro operato in Parlamento, dunque per ottenere infrastrutture, trasporti, investimenti urge un’azione eclatante. E lancia l’invito: «Incatenatevi al Senato». Non lo riguarda direttamente – è un ex deputato Pdl, oggi allocato nella capitale come presidente della Fondazione Magna Grecia – ma sull’invito di Raffa Nino Foti non si pronuncia. Preferisce guardare e parlare del futuro. La Salerno-Reggio Calabria – dice – è la più grande incompiuta del mezzogiorno, il paese è nettamente spaccato in due: «Nessuno nelle istituzioni e tra i leader Nazionali ad oggi – afferma – si preoccupa più del nostro mezzogiorno, tanto che ad oggi non si conosce nemmeno chi abbia nel governo la Delega per la gestione dei fondi comunitari che non si utilizzano almeno per il 50% della dotazione annua». Come molti, anche l’ex deputato torno sui fondi comunitari, annunciando prospettive non rosee : «La Calabria ad esempio rischia di perdere diversi miliardi di euro di fondi europei. Per l’attuazione della Programmazione Comunitaria 2014-2020 infatti la Regione è in difficoltà e non è in grado di rispettare i tempi per l’avvio del Programma Operativo Regionale».
Ospite d’onore, in questi giorni in Calabria per promuovere il suo ultimo libro, “Terroni ‘ndernescional”, lo scrittore Pino Aprile, che al governo non le manda certo a dire. «Quello che sta facendo Renzi – ha detto – non è niente di diverso di ciò che ha fatto il governo negli ultimi 150 anni. Se andiamo a vedere come vengono spesi i soldi in Italia è chiaro come vengano presi al sud per essere spesi al nord». Non solo Renzi, il panorama di Aprile spazia oltre: «Anche Letta e Monti non hanno agito diversamente con i soldi del mezzogiorno, sono dei farabutti. Anche i soldi destinati ai terremotati sono finiti in Lombardia, nonostante più della metà delle scuole terremotate si trovino in Calabria, Campania e Sicilia». E ancora sulle scuole, immancabile la stoccata al decreto legge – sempre del governo Renzi – che divide in maniera netta le università in serie A e serie B, relegando gli atenei del sud, per forza di cose, ad occupare il posto di fanalino di coda anche nella distribuzione dei finanziamenti. E poi ancora trasporti, turismo, e tutta la carrellata di investimenti del governo con le disparità tra nord e sud che Aprile – rassicura dati alla mano – garantisce siano macroscopiche, vergognose.
Su finale la polemica si stempera, ma non troppo, con gli interventi presidente Eurispes Gian Maria Fara e del dirigente generale del Ministero dei beni e delle attività culturali Roberto Rocca. Mentre da una parte Fara “rimprovera” i calabresi di non aver forse opposto troppa resistenza alle manovre isolatrici del governo, dall’altra critica la politica – o meglio la classe dirigente – per aver imposto al sud un modello di crescita che non era proprio del territorio. Anche Rocca riprende e conferma le parole di Fara, accusando la politica di non aver mai analizzato il territorio del mezzogiorno per sfruttarne al meglio le potenzialità. Alla fine la politica – l’altra politica, sia inteso – viene sbeffeggiata pubblicamente, prendendosi oggi tutti i demeriti delle azioni non compiute in questi anni. «Noi scontiamo – ha concluso Fara – la difficoltà e l’incapacità di una classe dirigente che non riesce a mettere a punto un progetto per il proprio Paese. Ma la colpa non è della politica, non è solamente della politica. La colpa è di una classe dirigente generale fatta anche dall’economia, dalla cultura, dai professori dai giornalisti, dal clero e da quelli che hanno un minimo di capacità di decidere e di potere da far valere. La speranza poteva essere di una nuova classe dirigente, ma poi sono trent’anni che stiamo aspettando la fine della Salerno-Reggio Calabria. Da meridionali, dobbiamo fare qualcosa, liberarci dalle nostre zavorre, dall’incuria, dal fatalismo e dall’abbandono».
Benedetta Malara