"Rifare l'Italia": «Il Pd, così com'è, è un partito inutile»
CATANZARO «La Calabria non può più attendere i tempi del Partito democratico regionale, ovvero di una “sigla” che accorpa comitati elettorali ma che risulta incapace di produrre una discussione ampia…
CATANZARO «La Calabria non può più attendere i tempi del Partito democratico regionale, ovvero di una “sigla” che accorpa comitati elettorali ma che risulta incapace di produrre una discussione ampia e di merito sui principali problemi politici individuando le risposte migliori alla crisi della società calabrese». Non è l’incipit di una nota dell’opposizione ma l’inizio di un comunicato stampa di “Rifare l’Italia”, la corrente dei Giovani turchi calabresi che fa riferimento, tra gli altri, all’ex assessore Carlo Guccione. E va giù pesante contro i democrat e l’atteggiamento della loro dirigenza: «Dopo l’ennesimo rinvio dell’assemblea e direzione regionale convocate per il 21 ed aggiornate al 31 luglio quello che davvero emerge è che il Pd deve cambiare totalmente passo».
Questo perché «così com’è oggi il Partito non è utile alla Calabria, non analizza difficoltà e potenzialità di questa nostra terra, non ipotizza soluzioni volte al suo sviluppo, non persegue un progetto coerente, non raccoglie il necessario consenso fra i cittadini, non orienta le azioni degli amministratori locali e regionali. Si tratta, in queste condizioni, di un partito di nessun aiuto a un governo regionale che deve affrontare problemi storici di una terra sempre più abbandonata al proprio destino». Stefano Soriano e Carlo Mazzei, che firmano la nota, chiedono «un partito che abbia un profilo diverso, più alto, meno legato a vecchie logiche spartitorie, poltronistiche e di potere che sappia stimolare una nuova militanza e si doti – finalmente – di una classe dirigente capace di alimentare la sfida del vero cambiamento, quello reale, quello che fino ad oggi è mancato e che sta portando la Calabria a essere l’ultima tra le ultime». E invece continuano i rinvii e l’impasse: «Quello che emerge, invece, è la volontà di continuità con tutto quello che è stato; la volontà di continuare a scegliere altrove senza ascoltare quello che i militanti, gli amministratori, i dirigenti locali, ovvero la “base”, ha voglia e necessità di dire».
«La Calabria – continua la nota di “Rifare l’Italia” – deve smettere di risultare incomprensibile, aggrovigliata su dinamiche personali, privata di una programmazione di medio termine del proprio sviluppo: dobbiamo accorciare la nostra distanza da Roma e Bruxelles sulla base di una battaglia politica dirimente. A noi tocca il compito di voltare pagina, aprendo percorsi inclusivi tesi a colmare il divario tra cittadini, politica e istituzioni. La nostra terra può e deve diventare un laboratorio politico capace di unire il mezzogiorno e proiettarlo su scala nazionale e europeo, partendo da questioni cruciali che incidono nel vivere civile dei calabresi. Questo è quello che chiediamo al nostro partito e quello per cui lavoreremo con convinzione e determinazione».