RIMBORSOPOLI ANTIMAFIA | Gli indagati sono 25
REGGIO CALABRIA Lo spettro dell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria sulla Rimborsopoli dell’Antimafia copre cinque anni (tra il 2007 e il 2012), vale quasi un milione di euro e interessa due a…

REGGIO CALABRIA Lo spettro dell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria sulla Rimborsopoli dell’Antimafia copre cinque anni (tra il 2007 e il 2012), vale quasi un milione di euro e interessa due amministrazioni (la Provincia di Reggio Calabria e la Regione). Si estende come un fiume carsico e, al momento, vede iscritte nel registro degli indagati 25 persone. Non solo Claudio La Camera e tutta la vecchia giunta Scopelliti, assieme a tre dirigenti regionali, ma anche nove dirigenti provinciali le cui firme la Guardia di finanza ha trovato apposte sugli atti scandagliati per ricostruire il giro di denaro movimentato dal Museo della ’ndrangheta. Gran parte del quale sarebbe stato utilizzato per «attività non attinenti». In alcuni casi si tratta di veri e propri acquisti che nulla sembrano avere a che fare con l’attività dell’associazione, in altri ci sono questioni procedurali che non sarebbero state completate nella maniera opportuna.
In ogni caso, gli investigatori hanno messo in fila cifre e documenti, assieme alla scansione temporale delle laute liquidazioni recapitate all’associazione “Antigone”. Ventuno, tra liquidazioni, determine dirigenziali e impegni di spesa sono stati emessi dalla Provincia tra il febbraio 2008 e il marzo 2012. Progetti come l’“Arcipelago della memoria”, “La ferita”, “Rigioca”, appaiono nelle informative non più associate alla speranza di creare una coscienza antimafia, ma legate alla possibilità che i fondi stanziati siano stati utilizzati per altri scopi.
Dal settembre 2011 all’aprile 2013, invece, le stanze frequentate sono quelle di Palazzo Alemanni e gli atti “sospetti” tredici, tra cui la delibera di giunta numero 146 del 22 aprile 2013, quella che mette il bollino della Regione sulla “Conferenza internazionale sulla confisca dei beni sequestrati alla criminalità organizzata trasnazionale”. In principio avrebbe dovuto essere un’occasione per rilanciare l’immagine della Calabria. Oggi gli investigatori ne parlano in riferimento a un «ingiusto vantaggio patrimoniale (per “Antigone”) di 100mila euro». Ottenuto anche «in violazione delle procedure di evidenza pubblica». E meno male che si parlava di legalità.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it