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Campolo rinuncia al risarcimento, l'Italia rischia la condanna

REGGIO CALABRIA Niente da fare, il risarcimento di quattromila euro proposto dallo Stato italiano non basta alla famiglia del re dei videopoker, Gioacchino Campolo, che ha respinto al mittente la pro…

Pubblicato il: 11/08/2015 – 10:23
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Campolo rinuncia al risarcimento, l'Italia rischia la condanna

REGGIO CALABRIA Niente da fare, il risarcimento di quattromila euro proposto dallo Stato italiano non basta alla famiglia del re dei videopoker, Gioacchino Campolo, che ha respinto al mittente la proposta di componimento amichevole della controversia con cui il governo italiano ha risposto alle bacchettate della Corte europea dei diritti dell’uomo.

I giudici di Strasburgo – sollecitati al riguardo da Renata Danila Gatto, la moglie di Campolo – hanno, nei mesi scorsi, duramente richiamato l’Italia per la mancanza di un organo giurisdizionale cui ricorrere qualora il pubblico ministero neghi il permesso per un colloquio con un familiare detenuto. Una questione sollevata dalla famiglia Campolo tramite il proprio legale, l’avvocato Giovanni De Stefano, e che la Corte europea ha valutato molto seriamente, tanto da invitare il governo italiano non solo a controreplicare, ma anche a colmare – e in fretta – un vuoto giuridico, pena l’apertura di una procedura di infrazione. Una falla riconosciuta – dopo ripetuti richiami per il ritardo con cui ha fatto pervenire le proprie osservazioni – dal governo italiano, che tramite la Corte europea ha fatto pervenire al legale dei Campolo, l’avvocato Giovanni De Stefano, una proposta di indennizzo di quattromila euro per danni morali e materiali al fine di evitare la condanna, che si prevede scontata, al risarcimento dei danni. Una proposta respinta al mittente dai Campolo. E non di certo – fa sapere il legale – perché interessati a un più consistente risarcimento. La proposta di compensazione del governo italiano supera infatti di gran lunga quella meramente simbolica di un euro reclamata dai Campolo nel presentare ricorso, ma accettare quel denaro significherebbe rinunciare ai giudizi aperti di fronte alla Corte Ue. Alla base dell’iniziativa, sottolinea l’avvocato della famiglia, non ci sarebbe infatti alcun desiderio di compensazione economica dei danni subiti, quanto la volontà di denunciare una prassi assolutamente iniqua e obbligare lo Stato Italiano a predisporre una legge che contempli un rimedio giurisdizionale a una decisione, al momento indiscutibile e inappellabile. A Strasburgo, il procedimento contro l’Italia continuerà il suo corso e per Roma, qualora non arrivassero in tempi ragionevoli le modifiche legislative richieste dalla corte Ue, l’apertura di una procedura di infrazione sembra dietro l’angolo.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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