Confagricoltura: «Chi bara sull'olio va punito»
CATANZARO «Produciamo il 17% dell’olio italiano e sempre di più le aziende olivicole calabresi comprendono la necessità della collaborazione anche per aumentare la percentuale di imbottigliamento e c…
CATANZARO «Produciamo il 17% dell’olio italiano e sempre di più le aziende olivicole calabresi comprendono la necessità della collaborazione anche per aumentare la percentuale di imbottigliamento e commercializzazione; da questo punto di vista l’operazione portata a compimento stamane, grazie al lavoro dell’Ispettorato repressione frodi, va nella direzione giusta ed è per questo che diciamo convintamente grazie alle forze dell’ordine ed a tutte quelle articolazioni dello Stato che devono garantire il rispetto delle leggi e conseguentemente tutelare le aziende che operano nel solco della legalità». Lo afferma in una nota Alberto Statti, presidente di Confagricoltura Calabria.
«Il fenomeno – prosegue – è significativo ed ha numeri consistenti. Spacciare come Made in Italy olio prodotto in altri contesti territoriali, Spagna e Grecia nel caso di ieri, vuol dire colpire direttamente le imprese olivicole che già affrontano i rischi produttivi e la scarsa redditività determinata da un andamento dei prezzi spesso condizionato da autentica schizofrenia. Colpire chi bara e’ dunque una assoluta priorità cosi come lo è, e l’appello è rivolto alla classe politica regionale, l’impegno per impedire che, come al solito, sciagurate scelte dell’Unione Europea danneggino la nostra capacità produttiva. Nello specifico ci riferiamo alle deroghe concesse, per ragioni economiche e di natura geopolitica, alla Tunisia dalla quale arriveranno, salvo correzioni dell’ultima ora, 70 mila tonnellate di olio che avranno precisi effetti: rendere meno agevoli i percorsi delle aziende italiane e calabresi sul mercato europeo ed incidere significativamente sui prezzi; senza considerare la presa in giro verso chi garantisce la qualità della produzione olivicola nazionale. Tunisia che peraltro ha già avuto una performance straordinaria di esportazione di olio verso l’Italia in conseguenza del calo produttivo registrato nel nostro Paese nel 2013/2014. Il nostro Paese ed in particolare la nostra regione devono comprendere appieno che la produzione agroalimentare è una risorsa non solo da valorizzare con investimenti e strategie ma soprattutto da difendere con i denti; ci auguriamo che, ad esempio, tanto la classe politica regionale quanto la nostra deputazione possano, attraverso ogni canale utile, far presente a chi di dovere il rischio che corriamo se dovesse giungere a conclusione la prospettiva di aprire il mercato ad altre 70mila tonnellate di olio tunisino».
«E non si dica, come si è soliti fare – conclude Statti – che si tratta di complesse e difficilmente controllabili dinamiche europee, se si intende interpretare un ruolo questo è uno di quei casi che ne fornisce l’occasione».