Quanto ci manca Ettore Scola
REGGIO CALABRIA A pochi mesi dalla scomparsa di Ettore Scola, Nicola Petrolino, esperto e critico di cinema e il “Centro internazionale scrittori della Calabria”, presieduto da Loreley Rosita Barbuto…

REGGIO CALABRIA A pochi mesi dalla scomparsa di Ettore Scola, Nicola Petrolino, esperto e critico di cinema e il “Centro internazionale scrittori della Calabria”, presieduto da Loreley Rosita Barbuto, hanno voluto omaggiare – mercoledì pomeriggio nella sala della Chiesa di San Giorgio al corso di Reggio Calabria – il ricordo di uno dei più grandi maestri del cinema italiano, attraverso alcune sequenze del film “C’eravamo tanto amati”(1974). L’evento “L’Italia e il cinema allo specchio nel film – C’eravamo tanto amati” è il primo di tre incontri dedicati al cinema, al teatro e alla pittura, che si concluderà venerdì 19 alla pinacoteca civica della città. Una lettura critica di uno dei film più commemorati del maestro di Trevico, che vuol mostrare come il cinema di Scola rappresenti un viaggio nel cuore dell’Italia e nel suo evolversi, puntando l’attenzione sulla crescita dei personaggi e le problematicità della loro esistenza: specchio diretto della società. Il film è una carrellata in 30 anni di storia, che si mostra come un regalo del cinema al cinema.
(Nicola Petrolino)
Diverse, infatti, sono le citazioni che Scola compie, che siano affidate ai personaggi del film o alla reale partecipazione di attori e registi: Luigi Zampa, “La corazzata Potëmkin” di Ėjzenštejn; Fellini e Mastroianni durante le riprese de “La dolce vita”, ma anche De Sica e “Ladri di biciclette”; Alain Resnais, Mike Bongiorno con la storica trasmissione televisiva “Lascia o raddoppia”. Nella pellicola i protagonisti principali Gianni, Nicola e Antonio (Vittorio Gassman, Stefano Satta Flores, Nino Manfredi), vivono e crescono in un arco di tempo che passa dall’Italia della Resistenza agli anni 70; dai valori di aggregazione e lotta di classe, agli anni di piombo, all’industrializzazione e all’individualistica incomunicabilità (non a caso inserisce scene de “L’avventura” di Michelangelo Antonioni). Nella diegesi, l’arrivo del boom economico è realizzato grazie a un raccordo che va dal bianco e nero al colore. Il clientelismo, la speculazione edilizia e la corruzione segnano il passaggio dalla vecchia società imprenditoriale all’avanzata dell’industrializzazione. Si assiste all’impossibilità della classe operaia di dialogare con quella dirigente. Una mangiata di porchetta è la metafora del disfacimento sociale e dei costumi della crescita economica. «Credevamo di cambiare il mondo e invece il mondo ha cambiato noi», dichiara Nicola (Stefano Satta Flores) al termine del film. I valori della Resistenza – con cui si apre il film – sono definitivamente persi in questo dramma che chiede la satira in prestito alla commedia. “C’eravamo tanto amati” è dedicato alla memoria di Vittorio De Sica, morto durante la fase di montaggio. Nel film il cineasta appare in un filmato realizzato dallo stesso Scola durante una manifestazione organizzata dal quotidiano “Paese Sera”. In queste immagini De Sica spiega al pubblico il trucco che aveva utilizzato per far piangere Enzo Stajola, il bambino che interpreta Bruno Ricci in “Ladri di biciclette”. «Ho scelto questo film – commenta Nicola Petrolino – perché, secondo me, è quello che fa vedere meglio come Ettore Scola considera la commedia mettendo questo fondo amaro che fa ridere il pubblico. È il precedente storico di quello che noi viviamo oggi: la mancanza di collaborazione tra le classi sociali, lo scollamento della borghesia, la classe intellettuale parolaia; tutti aspetti che poi diventeranno drammatici negli anni 80 e 90. Il pregio di un cineasta come Ettore Scola è di avere saputo raccontare la grande storia attraverso quella delle persone comuni». Nicola Petrolino ha voluto ricordare l’ultimo film diretto da Ettore Scola “Che strano chiamarsi Federico”, pellicola del 2013 che si concentra sull’arrivo di Federico Fellini nella redazione romana del “Marc’Aurelio”, in cui i due registi – che a quei tempi erano vignettisti – si incontrarono per la prima volta.
Miriam Guinea
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