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Anche la Cassazione "dissequestra" i beni di Citrigno

COSENZA Gli avvocati Salvatore Staiano, Ugo Celestino, Sergio Rotundo, Sergio Calabrese, Gianfranco Giunta, Massimo Lafranca, Raffaele Brescia e i consulenti Claudio Schiavone e Giuseppe Bilotti – in…

Pubblicato il: 24/02/2016 – 12:24
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Anche la Cassazione "dissequestra" i beni di Citrigno

COSENZA Gli avvocati Salvatore Staiano, Ugo Celestino, Sergio Rotundo, Sergio Calabrese, Gianfranco Giunta, Massimo Lafranca, Raffaele Brescia e i consulenti Claudio Schiavone e Giuseppe Bilotti – in una nota – «esprimono viva soddisfazione» per il provvedimento emesso dalla Seconda sezione penale della Corte Suprema di Cassazione che, nell’udienza camerale di martedì, ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale della Corte d’Appello di Catanzaro avverso il provvedimento adottato dalla Corte d’Appello di Catanzaro di revoca della confisca disposta in primo grado dal Tribunale di Cosenza.
La Suprema Corte ha, infatti, accolto in pieno le tesi sostenute dalla difesa, confermando l’impianto del provvedimento assunto dalla Corte d’Appello di Catanzaro nel luglio dello scorso anno, che aveva escluso la «pericolosità sociale di Citrigno Pietro, fugando – è scritto ancora nella nota – al tempo stesso ogni dubbio sulla legittima provenienza e formazione del patrimonio di cui sono titolari i figli del Citrigno. Peraltro, lo stesso procuratore generale della Corte di Cassazione, nel rassegnare le proprie motivate richieste, aveva già concluso per l’infondatezza del ricorso della Procura generale di Catanzaro. Il provvedimento della Suprema Corte pone così fine – affermano i legali – a una vicenda giudiziaria durata circa diciotto mesi, durante i quali il patrimonio di cui sono titolari i figli di Pietro Citrigno era stato sottoposto alla misura reale del sequestro di prevenzione e alla successiva confisca, provvedimenti che, per fortuna, non hanno minato affatto la solidità patrimoniale ed economica delle società partecipate dai figli del Citrigno e operanti in diversi settori imprenditoriali». 

PRIMA LA CONFISCA, POI IL DISSEQUESTRO La Corte d’Appello di Catanzaro, lo scorso 22 luglio, aveva disposto il dissequestro dei beni dell’imprenditore cosentino Piero Citrigno. Un anno fa la Dia di Catanzaro aveva confiscato beni per 100 milioni di euro, tra cui quattro cliniche, di Piero Citrigno, condannato in via definitiva per usura a 4 anni e otto mesi. La confisca riguardava beni già sequestrati nel gennaio del 2014 ai quali si è aggiunto il “Centro clinico Ortensia” di Cosenza. Confiscate anche società edili e immobiliari, 35 fabbricati, 4 terreni, 9 auto e rapporti finanziari.
Il provvedimento di confisca, adottato dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Cosenza, riguardava gli stessi beni oggetto di due distinti decreti di sequestro emessi tra gennaio e febbraio del 2014 dalla medesima autorità giudiziaria e rappresentava un’importante conferma della fondatezza delle investigazioni patrimoniali condotte dagli investigatori della Dia e confluite nella proposta di sequestro.
Ma la Corte di appello di Catanzaro ha riconosciuto la non pericolosità di Citrigno e ha accolto in pieno le tesi dei suoi legali, Sergio Calabrese e Raffaele Brescia. Sono stati dissequestrati i beni anche riconducibili alla sua famiglia.
I beni che erano stati confiscati sono del valore complessivo stimato in circa cento milioni di euro: capitale sociale e intero compendio aziendale della “Edera srl” con sede in Cosenza e dedita alla costruzione e commercializzazione di immobili; capitale sociale e intero compendio aziendale della “Meridiana srl”, con sede in Cosenza e dedita alla realizzazione e gestione di strutture ricettive alberghiere, ospedali e case di cura; capitale sociale e intero compendio aziendale della “Riace srl” con sede in Cosenza e dedita alla costruzione di strutture ricettive, sanitarie e socio-assistenziali; 23,33% del capitale sociale della “Monachelle srl” con sede in Rossano e dedita a realizzazione e gestione di case di cura, di laboratori, di centri diagnostici, di stabilimenti termali rsa.
La confisca riguardava inoltre il 25% del capitale sociale della “San Francesco srl” con sede in Cosenza e dedita gestione di strutture pubbliche e private per ogni forma di assistenza riabilitativa per anziani e di tipo socio-assistenziale; 50% del capitale sociale della “Vela latina srl” con sede in Cetraro e dedita alla gestione, manutenzione, ristrutturazione di immobili; 85% del capitale sociale della “Pieffe holding srl” con sede in Cosenza e dedita all’assunzione e gestione di partecipazioni societarie nonché al controllo di altre società; 100% del capitale sociale del “Centro clinico San Vitaliano srl” con sede in Catanzaro, struttura sanitaria accreditata dal servizio sanitario calabrese, con circa 35 posti letto per pazienti affetti da patologie neuromuscolari.
A Citrigno e ai suoi familiari erano stati confiscati: capitale sociale e intero compendio aziendale della “Centro clinico ortensia srl” con sede in Cosenza e dedita alla costruzione e gestione di strutture ricettive, sanitarie e socio-assistenziali; 35 fabbricati, tra i quali spiccano per ovvia importanza le cliniche “Villa Gioiosa” di Montalto Uffugo e “Villa Adelchi” di Longobardi, entrambe strutture sanitarie accreditate dal servizio sanitario calabrese, con circa 50 posti letto ciascuna; 4 terreni; 5 rapporti finanziari; 9 autovetture.

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